Amon Amarth, Machine Head, The Halo Effect @Fabrique, Milano, 4 ottobre 2022
Il 07/10/2022, di Redazione.
Bella serata in quel di Milano, martedì 4 ottobre dove, a seguito di spostamento dal Lorenzini District, il Fabrique ha ospitato la data italiana del ‘Vikings and Lionhearts Tour 2022’.
The Halo Effect
Il tradizionale traffico meneghino nell’orario più da aperitivo che da concerto ci fa arrivare in leggero ritardo rispetto alle 19 preventivate per l’inizio del concerto. Poco male perché riusciamo comunque a godere di oltre metà dello show degli The Halo Effect, come noto una vera e propria “superband” composta dagli ex membri di In Flames e con alla voce Mikael Stanne, già singer dei Dark Tranquillity. Siamo insomma al cospetto di musicisti più che scafati e questo lo si nota fin da subito. La tenuta del palco, unita a un’esecuzione impeccabile restituisce una band compatta e con quel sentore di iper professionalità. Ci piace, e seppur la proposta musicale della band non è certa cosa nuova ai più, quel Göteborg Sound reso noto dai primi In Flames di Jesper Strömblad, i The Halo Effect restituiscono una prestazione pressoché impeccabile che, complice anche degli ottimi suoni (i miglior della serata) e dei pezzi di facile assimilazione hanno scaldato adeguatamente tutta la platea al momento presente, per un concerto breve ma decisamente piacevole.
Promossi a pieni voti e da rivedere assolutamente con maggior tempo a loro diposizione.
Setlist The Halo Effect
- Days of the Lost
- The Needless End
- Gateways
- Feel What I Believe
- Last of Our Kind
- Conditional
- Shadowminds
Machine Head
Gruppo più atteso della serata, almeno per il sottoscritto, i Machine Head del carismatico Rob Flynn sono reduci da un recente nuovo disco, il convincente (finalmente!) ‘Of Kingdom and Crown’. Un nuovo lavoro che dopo alcuni passi falsi ha rispolverato l’entusiasmo intorno alla band e le aspettative generali per questo concerto. Avevo visto i Machine Head qualche anno fa, per intenderci quando spiccava alla chitarra solista Phil Demmel, oggi sostituto, per quanto possibile, dal polacco Wacław J. Kiełtyka aka Vogg, storico chitarrista dei Decapitated.
Ciò nonostante, le aspettative sono state rispettate in pieno grazie a una prestazione coinvolgente e sentita, a tratti emozionante, grazie a una setlist che ha spaziato pressoché tutta la discografia e che ha incluso solo due pezzi del nuovo album e di cui la resa live conferma ulteriormente i giudizi positivi espressi sul disco. Sensazioni confermate dai feedback del pubblico anche se l’adrenalina è realmente esplosa sulle note di ‘Imperium’, Ten Ton Hammer’ o ‘Davidian’. Insomma, tutto come da programma, con il plus di un Rob Flynn mattatore e palesemente su di giri, intento a lanciare diverse birre nel pubblico, intramezzi con blasfemi coretti (in italiano) e tanti altri siparietti che ci hanno dato quantomeno l’idea di essere spontanei. Temevo che i Machine Head fossero ormai una band in caduta o quantomeno molto meno “cazzuta” rispetto a prima, fortunatamente questa data italiana ha invece dimostrato il contrario e ha lasciato ottime sensazioni per il futuro. Avanti così!
Nota a margine:
Scopriremo in seguito al concerto che il buon Rob sia rimasto a fare serata in un noto pub milanese in zona Lambrate e gustarsi (tanto per rimanere ancora su di giri…) delle birre artigianali, pare delle Porter. Ma questa è un’altra storia…
Setlist Machine Head
- BECØME THE FIRESTØRM
- Imperium
- Ten Ton Hammer
- I Am Hell (Sonata in C#)
- CHØKE ØN THE ASHES ØF YØUR HATE
- Darkness Within
- Now We Die
- From This Day
- Davidian
- Halo
Amon Amarth
Giunge l’ora degli svedesi Amon Amarth. Ora, senza troppi giri di parole i peggiori della serata o meno in forma, scegliete voi.
Una band che evidentemente paga la fama raggiunta negli anni e restituisce uno show prestampato e preconfezionato senza particolare mordente e con poca empatia. Intendiamoci, la band svedese ha fatto tutto quello che di solito fa, né più né meno. Il problema è che fa le stesse identiche cose da almeno due lustri. Se inoltre aggiungiamo che i pezzi nuovi del recente ‘The Great Heathen Army’ si sono rivelate tutto tranne che coinvolgenti, nella già poca varietà delle composizioni, ne consegue che la band dia l’impressione che si stia limitando ad eseguire un mero compitino, troppo prevedibile e scontato, visto e rivisto almeno per chi ha avuto modo di incrociarli, tra tour e festival, in diverse altre (lontane) occasioni e ricorda ben altri show. E’ quindi inevitabile che ad alcuni non sono bastate le notevoli scenografie e coreografie per scaldare i cuori, seppur tuttavia non possiamo non rilevare che, fortunatamente, una gran parte dei presenti, invece, è stata coinvolta e rapita dal carisma di Johan Hegg e soci.
Un sincero “Sì, hanno già rotto i c——i” mi è stato risposto quando ho condiviso con chi mi stava di fianco le mie personali prime impressioni sullo show in atto, tanto da decidere di andare a sorseggiare una birra un po’ più defilato (Ah, mi pare corretto evidenziare, ancora una volta, che gli 8 euro richiesti hanno fatto incazzare non poche persone e che “Ladri” era la parola più benevola intorno alla cassa) per rivolgere per alcuni minuti il mio interesse a quello che stava succedendo durante il martedì di Champions piuttosto che dentro al Fabrique in quel momento…Nemmeno l’immancabile trascinante ‘The Way of Vikings‘ mi ha saputo togliere quel velo di amarezza su una band che necessita, oggettivamente, di una rispolverata e a cui auguriamo di riprendersi il prima possibile perché la pensione va meritata e ci pare ancora troppo lontana.
Setlist Amon Amarth
- Guardians of Asgaard
- Raven’s Flight
- Deceiver of the Gods
- The Pursuit of Vikings
- The Great Heathen Army
- Heidrun
- Destroyer of the Universe
- Put Your Back Into the Oar
- Cry of the Black Birds
- The Way of Vikings
- Shield Wall
- First Kill
- Raise Your Horns
TESTO DI DANIELE WILLIAM RE
FOTO DI EMANUELA GIURANO