Opeth + The Vintage Caravan @ Teatro Romano di Ostia Antica, 28 settembre 2022
Il 01/10/2022, di Federica Sarra.
Capita, a volte, che un evento, un concerto o una situazione possano prendere svolte diverse e inaspettate.
Proveremo a raccontarvi della serata appena conclusa che vedeva protagonisti Opeth e The Vintage Caravan, di una location fuori dall’ordinario e di un pubblico, probabilmente la vera regia di questo evento, che ha reso l’ultima data del tour straordinaria, memorabile.
E se vi aspettate che io elenchi le scalette brano per brano, beh, potrete trovare altrove il live report che cercate, io qui, oggi, voglio parlarvi di magia.
Il Teatro Romano di Ostia Antica fu eretto sotto l’impero di Augusto alla fine del I sec. a.C., ed era una struttura maestosa e imponente per l’epoca. Alla fine del II secolo, il Teatro venne ulteriormente ampliato per poter accogliere una capacità maggiore di persone, e in questa cornice nella quale vivono mille storie sepolte, ieri sera si è scritta un’altra storia magnifica, una di quelle che restano incise nella pietra e scalfite nei cuori…
Un breve passeggiata fra gli scavi archeologici ci guida fino al cuore pulsante, il Teatro appunto. Già quasi pieno ancor prima dell’inizio dello show dei The Vintage Caravan, per la prima volta a Roma, e al cospetto di un’audience decisamente variegata. Questi bravissimi musicisti islandesi hanno a disposizione 45 minuti per conquistare il pubblico con i loro pezzi energici e articolati come ‘On The Run’ (dall’album ‘Gateways’ del 2018) e con i più recenti brani, ‘Crystallized’ fra tutti, eseguito alla perfezione, tratti dall’ultimo lavoro ‘Monuments’. Il trio riesce da subito a catturare l’attenzione dei presenti, ogni chiusura è uno scroscio di applausi meritatissimi, è una grande conquista. Nessuno avrebbe potuto immaginare che, a fine concerto, tutti si sarebbero alzati in piedi per applaudire e salutare così calorosamente la band. Neanche gli stessi The Vintage Caravan. Un pubblico galvanizzato e fortemente coinvolto ci regala la prima delle immagini più belle della serata… Brano dopo brano, Oskar, Stefan e Alex hanno scatenato, ipnotizzato, fatto sciogliere anche i più “duri e puri”. E cosa avrebbero detto gli Antichi Romani della performance dei The Vintage Caravan? Forse la classica frase, “Vedi, Vidi, Vici”, sarebbe stata del tutto appropriata, poiché l’impresa è riuscita e Roma è stata conquistata.
Nel tempo che intercorre fra il cambio palco, vedo ancora più fermento sugli spalti ormai straripanti di gente e di aspettative per l’ingresso di “Michele” e dei suoi compagni. E ogni minuto che passa sembra durare un’eternità e accresce l’attesa… Mi dileguo e mi siedo su un rudere vicino al palco per fumare una sigaretta, e lascio che aspettative e timori fuggano via, ad intrecciarsi insieme mentre il fumo della sigaretta svolazza nell’aria, mentre sullo sfondo gli spalti appaiono ancora più ribollenti di energia. Da qui, questo luogo e questa musica, mi appaiono come un connubio perfetto, l’ideale anello di congiunzione, e chi era presente alla serata non potrà che confermarlo.
Alla mia destra vedo avvicinarsi gli “svedesi nostri” pronti a salire sul palco. Si fermano qualche minuto per confrontarsi fra loro, io ne approfitto per salutare sia Fredrik che Mikael e prometto loro che sì, ci saranno delle vibrazioni speciali, in questo Teatro incantato, dal fascino millenario. Forse pioverà. Ma per ora tira vento che rimescola e scompiglia, e quando è il momento di salire sul palco sorrido loro e gli faccio un cenno con la testa, sapendo già che, probabilmente, mi sarei ricreduta, e la magia avrebbe continuato a fare il suo corso.
L’entrata in scena e le prime note di ‘Demon Of The Fall’ scuotono il Teatro Romano, ma tutto sembra iniziare come un qualsiasi concerto degli Opeth, e subito a seguire, senza dar tregua, arriva ‘Ghost Of Perdition’. Non male come partenza! Fra un brano e l’altro si sente qualcuno gridare a squarciagola “Micheleeeee”, ormai Mikael lo sa che in Italia cambia nome, e difatti, come è solito fare durante gli show, inizia un delizioso scambio di battute del tipo: “Sì, dimmi che c’è? Non è perché sono vestito da cameriere mi puoi chiamare tutte queste volte? Cosa vuoi che ti serva, la grappa?”. Qualcuno fra il pubblico, probabilmente la stessa persona di prima, inizia a fargli una lista: “Una lasagna, due pizze…”. Si ride, c’è ilarità, sembra di essere tutti a cena alla stessa tavola, Mikael sta al gioco in modalità “super easy” e il pubblico se la gode.
Fra i sorrisi attaccano le note di ‘Reverie/Harlequin Forest’, siamo a metà concerto all’incirca, e da qui in poi tutto inizia a prendere un’altra, sorprendente piega. Con un maggiore coinvolgimento della band, che il pubblico percepisce e che ricambia con vigore. Si va delineando un’energia nell’aria che neanche il vento riesce a smuovere, ormai è una simbiosi tra un grandissimo pubblico e gli Opeth, forse sorpresi.
Quando ormai ci accorgiamo tutti di essere arrivati quasi alla fine di quel concerto che vorresti non finisse mai, all’improvviso, come se si fossero messi tutti d’accordo, le persone si alzano dagli spalti per andare verso il palco, in maniera ordinata, rispettosa, quasi come a voler abbracciare la band… Ora nessuno è più seduto, sono tutti sotto al palco, estasiati.
Personalmente parlando, seguo gli Opeth da talmente tanto tempo che mi sento una vecchia solo a pensarci, e bene, non ho mai visto Mikael così sorpreso, forse commosso e anche emozionato. Si guarda intorno, guarda verso gli altri della band, per poi tornare con lo sguardo sui suoi meravigliosi spettatori.
Dalla mia posizione privilegiata – stavo assistendo al concerto insieme ai The Vintage Caravan, anche loro stupiti, i quali mi interrogano con gli occhi come a dire: “Ma cosa sta succedendo?” – ci spostiamo infine anche noi in mezzo al pubblico e, sulle note di ‘Deliverance’, si scatena il delirio collettivo. Chiedo a Oskar e Alex se questo fosse già successo in altri posti, e mi rispondono di no: “È fantastico, incredibile, sinceramente non abbiamo mai visto gli Opeth così impressionati!”.
In quei momenti hai la percezione che stai vivendo qualcosa di irripetibile, anche se farai altri mille concerti.
Tutto si placa, le note finiscono, non tira più vento. L’ultima data è compiuta.
Ho provato a raccontarvi ciò a cui ho assistito, e in certi casi le parole vengono a mancare. Ci sono esperienze che non si possono descrivere e nessun verbo, soggetto e complemento potranno mai bastare.
Credo che lo sguardo di Mikael sul pubblico sia uno di quei momenti che non posso restituire a chi sta leggendo e che, purtroppo, non era lì presente.
Dopo il concerto mi intrattengo per scambiare due chiacchiere con degli entusiasti Fredrik e Mikael, ormai per noi “Michele”, il quale mi dice: “Federica, avevi ragione, questo posto è magico!”.