Soen + Lizzard + Oceanhoarse @ Largo Venue, Roma 8 Settembre 2022
Il 14/09/2022, di Federica Sarra.
Se avete mancato l’appuntamento con i Soen, se non li avete mai visti dal vivo, ecco cosa vi siete persi…
La primissima cosa che noto arrivando al Largo Venue è la presenza di tante facce nuove, merito di una band che con molta umiltà ha portato avanti un discorso coerente negli anni, facendosi ben volere dal pubblico.
La serata inizia in sordina con i finlandesi Oceanhoarse, pieni di buone intenzioni. Per la prima volta a Roma, la band è carica e decisa a regalare uno show potente ai pochi presenti. Il loro sound energico riesce a catturare l’attenzione del pubblico che sembra apprezzare e restituire un po’ di quella energia. Nel complesso la loro prestazione ha avuto un impatto positivo, tuttavia gli Oceanhoarse sono stati probabilmente un po’ penalizzati dall’orario, le 20.30 è quel momento in cui hai appena finito di cenare, stai per uscire di casa e arrivi giusto in tempo per assistere ai Lizzard.
Ormai il terzetto francese è di casa in Italia, sia come headliner, sia con i Soen. È con le prime note di ‘The Decline’ che la sala inizia piano piano a riempirsi, le facce nuove che avevo visto all’esterno ora si affrettano a prendere posizione per ascoltare i Lizzard, forse per la prima volta ma di sicuro incuriositi. La band francese, tempo tre brani, riesce a catalizzare l’attenzione di un pubblico sempre più coinvolto. L’esecuzione magistrale di ‘Shift’, brano tratto dall’omonimo album del 2018, è l’apice di uno show impeccabile. A quel punto il coinvolgimento delle ‘facce nuove’ e di noi habitué è compiuto e pieno e resta tale fino al pezzo finale ‘Tear Down The Sky’. I Lizzard chiudono il concerto fra applausi, cenni di apprezzamento, qualche gridolino e commenti del tipo “Minchia, bravi loro!“. Ben fatto ragazzi.
Nel tempo che intercorre dal cambio palco all’attesa dei nostri svedesi, noto quella che senza se e senza ma, è la fan più piccola presente alla serata romana, sei anni, sguardo divertito e attento su Katy Elwell, la batterista dei Lizzard. Ovviamente non posso esimermi dall’andare a conoscere lei e i suoi bravi genitori, con me anche Nadia, la nostra fotografa, pronta a catturare una delle immagini più belle della serata…
Chiacchieriamo con la mamma e il papà della piccola e scopriamo che da qualche mese ha iniziato a suonare la batteria e che quello è il suo primo concerto. Ci dice che le piacerebbe conoscere Katy, detto, fatto. Nonostante fossero tutti impegnati a smontare, cosa che doveva avvenire anche con una certa celerità, William il bassista, si prodiga per cercare Katy che arriva sorridente a stringere la manina della sua piccola fan. Ancora una volta ho la personale conferma che questa musica, la nostra, è pura magia, unisce e aggrega come null’altro.
Torniamo al nostro lavoro e la sala è già strapiena, nell’aria c’è una carica elettrica che quasi si può toccare, pronta ad esplodere in un caloroso applauso quando i Soen salgono sul palco scaldando ancora di più l’atmosfera con ‘Monarch’.
Fra cori da stadio che intonano “Joel, Joel, Joel” e svariati “We love you” lanciati qua e là dal pubblico, assistiamo a una di quelle performance che vede realmente coinvolti musicisti e audience in un reciproco scambio di intensità emotiva, i Soen ci riescono sempre!
Perfettamente a suo agio sul palco romano, Oleksii “Zlatoyar” Kobel, il nuovo bassista, anche lui per la prima volta nella capitale.
La setlist annovera tante perle più e meno recenti, fra le storiche e immancabili ‘Lunacy’ e ‘Savia’ che entra a gamba tesa accompagnata dal boato dei presenti, ‘Lucidity’ che ci regala un prezioso momento introspettivo come se ciascuno di noi si stesse guardando dentro in quel momento.
Un’altra esplosione di gioia del pubblico quando Joel esclama con un perfetto italiano “Roma casa nostra”, non a caso questa città li ha amati sin dagli esordi, anche grazie ad un grande supporto di Radio Rock e di noi di Metal Hammer Italia.
Con ‘Lotus’ si chiude un nuovo capitolo romano di una delle band più amate, un concerto che lascia tutti estremamente appagati e le ‘facce nuove’ visibilmente emozionate. All’uscita scorgo anche qualche sguardo lucido fra la gente, del genere “No, non sto piangendo mi è solo entrato un concerto nell’occhio.”
È tutto normale ragazzi, loro sono i Soen.