David Garrett @ Teatro Carlo Felice, Genova, 10 settembre 2022
Il 12/09/2022, di Fabio Magliano.
Genio trasversale o mero, talentuoso esecutore? La linea di demarcazione che separa i due emisferi nei quali potrebbe trovare collocazione David Garrett è quantomai netta e destinata a creare più di un dibattito anche se, alla fine, il compromesso pare la soluzione più corretta o, almeno, quella che rende giustizia al violinista tedesco. Se è vero, infatti, che questo incredibile musicista negli anni ha saputo giocare con il suo strumento abbattendo ogni barriera tra gli stili, ribaltando la natura stessa dei brani più celebri dando dignità da musica classica a hit rock e pop e trasformando sonate classiche in anthem da rock band, portando alla fine a amalgamare con grande naturalezza canzoni di Aerosmith e Nirvana, Ac/Dc e Guns’n’Roses con sonate di Vivaldi e Mozart senza che le prime finissero per risultare fuori luogo, è altrettanto vero che il suo percorso pare essersi assestato in una sorta di comfort zone che finisce per non rendere onore al suo smisurato talento. Una sensazione che emerge forte dopo aver assistito alla “data zero” del suo tour italiano nella meravigliosa cornice di un Teatro Carlo Felice per l’occasione sold out. David Garrett forte di un indiscutibile carisma e di un sex appeal in grado di scatenare l’ormone nella (nutrita) quota rosa del teatro genovese, in oltre due ore di concerto gioca infatti con le epoche e con gli stili, dando vita a una divertente cavalcata che va a toccare il metal e il pop, la musica tradizionale italiana e la musica classica, il jazz e la dance, ponendosi al centro di una tradizionale rock band (due chitarre, basso, batteria e tastiera) e facendo “cantare” il suo strumento con risultati a tratti strabilianti. Sin dall’apertura, che lo vede entrare in scena dalla platea sulle note di ‘Enter Sandman’ dei Metallica, si ha la sensazione che non sarà un concerto normale, ed infatti da qui prende il via una galoppata che vede susseguirsi brani dei generi più disperati, passando da ‘Hit The Road Jack’ di Ray Charles al tema de ‘La Bella e La Bestia’, da ‘Paint It Black’ degli Stones a ‘Bella Ciao’ in un battere di ciglia ma soprattutto con estrema armonia. Prokofiev viene omaggiato con ‘Dance of The Knights’, quindi ‘Shallow’ di Lady Gaga e Bradley Cooper, dedicata ad una gentil donzella pescata tra il pubblico, con lo strumento chiamato a ricreare i brividi del duetto uomo/donna con risultati strabilianti e via con i Bee Gees e la loro ‘Stayin Alive’ con la quale Garrett si concede un’altra scorribanda tra il pubblico. Michael Jackson fa capolino in ‘Smooth Criminal’ e ‘Thriller’, due classici a braccetto con Beethoven celebrato con le sinfonie numero cinque e sette. Filtra leggerezza con ‘Happy’ di Pharrell Williams mentre è richiesto il contributo di tutto il pubblico per rendere esplosiva ‘Come Together’ dei Beatles. La tarantella napoletana porta una sorta di frizzantezza, Mozart irrompe con il ‘Confutatis’, il tema da ‘I Pirati dei Caraibi’ è un classico atteso così come la sua personale versione di ‘Viva la Vida’ dei Coldplay ma è con ‘Purple Rain’ di Prince, con ‘Imagine’ accennata prima al piano da Garrett, quindi con ‘What A Wonderful World’ che si toccano i picchi emotivi dello show, chiuso con una calorosa standing ovation. Tutto bellissimo? Forse. Perchè, come detto in precedenza, c’è sempre il “Side B”. Almeno per chi scrive, la sensazione avuta al termine del concerto è quella di aver assistito ad uno spettacolo divertente, certamente curioso, a tratti molto coinvolgente, che non rende però totalmente onore al talento di un musicista che a 11 anni suonava il suo Stradivari per la Filarmonica di Amburgo, capace di entrare nel Guinness dei Primati con la sua versione de ‘Il Volo del Calabrone’ e che ha saputo fare innamorare direttori d’orchestra dello spessore di Zubin Mehta e Daniel Barenboim. David Garrett pare crogiolarsi nella sua comfort zone delle “cover” senza azzardare ad andare “oltre”. Certo, le sue rivisitazioni volinistiche di brani pop sono ciò che lo hanno reso grande e che la gente vuole ascoltare da lui, però qualche passaggio nell’originale ai 40 passati (e dopo aver dimostrato di poterci stare dentro con lo splendido ‘Explosive’) sarebbe stato gradito. Anche perchè se quel Niccolò Paganini del quale Garrett dovrebbe essere legittima reincarnazione si vantava di “non ripetere”, una carriera fondata sulla riproposizione (seppur ottimamente eseguita) di classici altrui, pare almeno contro corrente.
Foto Marina Gallo