Helloween + Sabaton + Beast In Black + Moonlight Haze @ Ippodromo Snai San Siro, Milano 27 agosto 2022
Il 30/08/2022, di Dario Cattaneo.
Se c’è un modo ‘giusto’ per definire la serata del 27 agosto 2022 all’Ippodromo di Milano, potrebbe banalmente essere questa: power metal night. Musica veloce e potente, ma diretta e immediata, musica capace sia di far scapocciare le legioni di fans presenti, ma anche di farli canticchiare e partecipare ai ritornelli, anche se magari era la prima volta che li si ascoltava. Power europeo lo chiamano alle volte, o happy metal, o addirittura Pop Metal; ma l’idea è sempre quella: musica immediata e divertente, il cui luogo di fruizione ideale è proprio quello dove ci trovavamo sabato sera: una bella arena all’aperto in mezzo a tanti fan. Con questo pensiero in mente ci apprestiamo dunque ad assistere alla prima band di questa frizzante kermesse…
Aprono le danze i Moonlight Haze, giovane band tricolore nata da una costola dei Temperance, da qualche anno sulla cresta dell’onda grazie ai buoni lavori ‘De Rerum Natura’, ‘Lunaris’ e il recente ‘Animus’. Forti di una proposta musicale che riassume tutti gli elementi di cui abbiamo parlato nell’introduzione, la band di Chiara Tricarico e Giulio Capone si mostra a fuoco e ben capace di tenere il palco, nonostante la forte luce pomeridiana e lo scarso tempo a disposizione. Le canzoni adatte all’occasione non mancano, e le varie ‘To Moon And Back’, ‘Ad Astra’ e ‘It’s Insane’ si presentano come un valido antipasto a quanto seguirà dopo. I ritmi sostenuti ma mai troppo veloci dei sei pezzi proposti forniscono una buona base per la brava Chiara per muoversi e dipingere melodie sempre molto immediate, e in genere l’intera band si muove con la sicurezza di chi il palco lo tiene oramai da un po’ di anni. Le note di ‘The Rabbit Of The Moon’ sono quelle che più ci piacciono dello show, e dopo la mezzora a loro disposizione la band si congeda con una bella foto dal palco con i fan dietro. Un buon inizio per una serata che si preannuncia divertente e frizzante.
Setlist
- The Nothing
- To The Moon And Back
- Ad Astra
- It’s Insane
- The Rabbit Of The Moon
- We’llBe Free
Nemmeno venti minuti e si reinizia… esattamente da dove avevamo terminato. Il sole è ancora alto, il caldo più o meno lo stesso di prima, ma soprattutto la proposta musicale dei Beast In Black è del tutto allineata con quella della compagine tricolore capitanata dalla Tricarico. Heavy classico spruzzato di power è infatti quanto proposto dall’attuale band di Kabanen (prima dei Battle Beast), una miscela potente ma assolutamente melodica, fatta principalmente di pezzi di circa quattro minuti di durata, sempre asserviti alla ben nota ‘forma canzone’. Strofe orecchiabili, bridge potenti e cori da stadio, i classici elementi da concerto di una band che non scriverà certo le sorti dell’heavy metal, ma sa come divertire i fan accorsi a vederli. I ritmi qui sono alti, e le iniziali ‘Blade Runner’, ‘From Hell With Love’ e ‘Beast In Black’ mostrano subito una discreta pacca, in grado di farci saltare un po’di più rispetto alla band precedente. Ottima la performance del cantante Yannis Papadopoulos, molto bravo nel suo continuo alternare timbro dolce e pulito a uno invece più ruvido e graffiato; ma un plauso anche al resto della band, decisamente in palla e con una palese voglia di divertirsi in barba al tanto citato virus, oramai alle spalle ma sempre fin troppo presente nei nostri pensieri. Otto i brani per quaranta minuti di intrattenimento, per uno show che più di tutti gli altri ci ha mostrato come sia possibile divertirsi su un palco armati solo di una manciata di buone canzoni, qualche strumento dal colore pacchiano e buoni vecchi vestiti da metallaro.
Setlist
- Blade Runner
- From Hell With Love
- Beast in Black
- Hardcore
- No Surrender
- One Night in Tokyo
- Blind and Frozen
- End of the World
Si inizia a fare sul serio, e lo capiamo subito dal palco. Sollo sfondo di uno spazio complessivo profondo circa il doppio di quello dedicato alle band precedenti, invece dello statico telone loro concesso capeggia un arrogante e gigantesco telo da cinema, sul quale nel corso della serata verranno proiettate sia immagini di accompagnamento che filmati real-time della band stessa, spesso sovrapposti. Trincee, filo spinato e sacchi di sabbia anti detonazione concludono il quadro, e prima ancora del primo colpo di batteria ci troviamo già trasportati sul campo di battaglia, pronti ad ascoltare le storie di guerra e di eroismo che Joakim Broden e compagni anno preparato per noi. ‘Ghost Division’ e ‘Stormtrooper’ mostrano subito i muscoli e grazie a volumi davvero bilanciati e perfetti colpiscono come due letali colpi di mortaio le oramai centinaia di fan assiepati sotto il palco: impossibile non saltare e intonare i conosciutissimi ritornelli! Con ‘The Red Baron’ un piccolo biplano rosso compare sul palco da uno spazio tra le trincee, mentre Broden narra delle imprese del barone Van Richthofen, mentre minacciose controfigure in maschera antigas riempiono il palco sulle note dell’indiavolata ‘March Of The Dead Man’, vigorosa song che ci catapulta all’improvviso in una Polonia assediata e prossima alla caduta, difesa da soldati russi sfigurati dai gas tossici impiegati nell’attacco. Giunti ormai a metà concerto l’orrore della guerra non si placa e ‘Soldiers Of Heaven’ – sebbene musicalmente più ariosa e aperta rispetto al cupo brano precedente – ci narra con forza delle centinaia di vittime delle valanghe che colpirono le alpi meridionali il 13 dicembre 1916, in un giorno ricordato come ‘Santa Lucia Nera’. Gli album precedenti della carriera dai Nostri vengono a questo punto omaggiati dalla riproposizione perfetta di pezzi da novanta del calibro di ‘Resist And Bite’, ‘Shiroyama’, la più datata ‘Attero Dominatus’ e soprattutto ‘Carolus Rex’, dove centinaia di mani si alzano al cielo sul grido di ‘To the Sky, See Carolus Rise!’, dimostrando quanto l’album sulla guerra di Svezia sia entrato nei cuori di tutti. Come si sa, la fine del concerto è sempre dedicata ai pezzi preferiti del pubblico, che anche questa volta viene accontentato dalle infuocate riproposizioni di ‘To Hell And Back’, ‘Swedish Pagans’ e ovviamente ‘Primo Victoria’. Mentre le luci calano su un palco finalmente stagliato su un cielo buio, ancora nei nostri occhi rimane però l’albero di Natale della bellissima ‘The Christmas Truce’, testimoniaza ‘a la Sabaton’ di come la guerra offra orrori, ma anche la possibilità di ritrovare a volte un’umanità perduta ma nascosta in tutti noi. Concerto epico.
Setlist
- Ghost Division
- Stormtroopers
- The Red Baron
- Bismarck
- The Attack of the Dead Men
- Soldier of Heaven
- Steel Commanders
- Shiroyama
- Attero Dominatus
- Carolus Rex
- Resist and Bite
- Dreadnought
- The Last Stand
- Christmas Truce
- Primo Victoria
- Swedish Pagans
- To Hell and Back
Dalla Storia dell’umanità narrataci dai Sabaton passiamo alla Storia del Metal… perché come sarebbe possibile definire altrimenti la carriera delle zucche di Amburgo? Attivi fin dai primi anni ottanta con il tuoneggiante ‘Walls Of Jericho’, e autori oramai di quindici album tra cui almeno tre capolavori indiscussi; gli Helloween portano di fatto il pesante fardello di un eredità ingombrate: sapranno rendere giustizia a questo peso con un concerto al livello delle aspettative? Beh, anche di più, lasciatecelo dire. Non serve nemmeno il primo pezzo, la lunga ‘Starfall’ dall’ultimo album omonimo, per buttare sulle ginocchia le legioni di fan accorse: bastano cinque minuti. Il tempo cioè di rivedere il folle ghigno di Kai Hansen su un palco di queste dimensioni, di godersi la batteria gigante di Loeble montata dentro una zucca e di sentire cantare l’intramontabile Michael Kiske, la cui voce sembra davvero essersi fermata agli Anni ’80. I fan di vecchia data bramosi di classici vengono subito accontentati, e dopo il lungo brano iniziale seguono come colpi di mitra brani indimenticabili come ‘Eagle Fly free’, ‘Future World’, ‘Power’ e ‘I’m Alive’, interpretati alla grandissima dai rispettivi frontman Kiske e Deris, bravissimi a dividersi il palco senza mai rubarsi la scena. Il buon Kai, fondatore de facto della band, viene omaggiato da un lungo medley da’WallOf Jericho’, scelta che ci spinge ancora più indietro nel tempo, fondendo in un’unica entità la famosa mascotte zucca dei nostri con il minaccioso zombi che in futuro sarebbe diventato Fangface, mascotte dei Gamma Ray. La ballad ‘Forever And One’ porta quella dose di zuccherosa melodia che serve a qualunque concerto e conferma lo stato di forma di Deris, grande mattatore in quanto a energia profusa, e poi un po’ di spazio viene lasciato a Sasha Gerstner e al suo piacevole assolo. Volenti o nolenti un ora è già passata, e ci troviamo a rotolare verso la fine con la storica ‘Dr.Stein’, la perentoria ‘Heavy Metal (is the Law)’ e una infuocata ‘How Many Tears’, tripletta power che finisce di scuotere del tutto i felici astanti. I primi encore vengono affidati alla simpatica ‘I’m A Perfect Gentleman’, testimonianza della grandezza dei dischi dell’era Deris e all’intramontabile ‘Keeper Of The Seven Keys’, vero highlight della serata che conclude alla grande uno show perfetto. Nemmeno servirebbee la conclusiva ‘I Want Out’ per dirci completamente soddisfatti, non potevamo davvero chiedere di meglio a una band di questo spessore storico. Grandi!
Setlist
- Skyfall
- Eagle Fly Free
- Mass Pollution
- Future World
- Power
- I’m Alive
- Walls of Jericho
- Metal Invaders / Victim of Fate / Gorgar / Ride the Sky
- Heavy Metal (Is the Law)
- Forever and One (Neverland)
- Guitar solo
- Best Time
- Stein
- How Many Tears
- Perfect Gentleman
- Keeper of the Seven Keys
- I Want Out