Metallica @Poor Touring Me – Forum di Assago (Milano), 28 settembre 1996
Il 25/05/2020, di Roberto Villani.
Nello storico dei servizi giornalistici spesso ci sono dei cliché standard e nel nostro caso, cioè mio, del fotografo Roberto Villani, quelle abitudini sono le stesse che ci hanno accompagnato per oltre 17 anni in giro per l’Italia. Partenza, viaggio in auto, parcheggio, fila cassa per ritiro accrediti (e sulle persone in fila in questo luogo potremmo scrivere un libro intero), attesa concerto, concerto, ritorno al parcheggio, hot dog, viaggio in auto, casa e buona notte.
Ma per il live dei Metallica del settembre 1996 tutto l’apparato suddetto venne sconvolto da una nuova
presenza, una chitarra. Avendo la rivista per la quale collaboravamo creato un concorso nazionale in
occasione dell’arrivo dei Metallica in Italia, il fortunato vincitore avrebbe avuto in premio una chitarra della stessa marca di quella usata da James Hetfield per il concerto milanese. Fino a qui tutto abbastanza regolare, se non per il fatto che il prezioso oggetto in questione sarebbe stato consegnato, per contratto, con gli autografi di tutta la band. La missione non era affatto facile anche perché, oltre a trascinarci sempre dietro la chitarra, dovevamo intercettare i quattro prima che salissero sul palco e senza neppure avere un “lasciapassare” più o meno ufficiale che ci autorizzasse a farlo. Non voglio descrivere in ogni dettaglio cosa è successo prima del concerto e le peripezie che il sottoscritto ha dovuto compiere (rischiando anche un “confronto diretto” con la security della band) ma devo ammettere che solo grazie alla fortuna di ritrovare nei sotterranei del Forum Tony Smith mi ha consentito di portare a termine tutta l’operazione. Tony, ai tempi manager dei Metallica, era il classico uomo del Sud in sovrappeso e grande estimatore dell’Italia e della sua cucina. Ci eravamo conosciuti sei mesi prima ai Record Plant di Sausalito (California) dove avevo realizzato una intervista fiume alla band proprio durante le registrazioni di ‘Load’.
Persona molto cordiale allora e per fortuna anche a Milano si conferma tale facendomi entrare sul retro
dell’ingresso al palco con chitarra e pennarello pronto all’azione. Lars Ulrich prima, Newsted, Hammett e poi Hetfield passano, mi salutano, firmano poi via di corsa sotto i riflettori ad attaccare il live con la cover degli Anti Nowhere Leaugue ‘So What’. E io con la chitarra in spalla, felice per l’esito positivo, a ritornare sulle gradinate per continuare il servizio.
L’attesa di vedere il nuovo spettacolo del gruppo era anche dovuta al fatto che la band aveva tenuto un
live due giorni prima al PalaEur di Roma di cui erano giunte voci di un’esibizione letteralmente esplosiva, e non si parlava della musica ma di quello che sarebbe successo ad un certo punto del concerto.
Qualcuno quindi sapeva già qualcosa (l’era dei social doveva ancora venire quindi niente video in tempo
reale) ma tra il racconto e il vedere di persona beh… la differenza era enorme. Il periodo poi vedeva nelle sale cinematografiche il trionfo effettistico del film ‘Independence Day’ e quindi potevano i miti del rock limitarsi a un tour di sola musica? Certo che no, e quindi tutti aspettavano l’evento come il consumarsi di un rito sacrificale. Innanzitutto il palco, grande più di un campo di basket ed a forma di otto che da subito disorientava i fan nel prendere una posizione precisa nelle gradinate. Sulla scena, insieme a torri distorte, luci da capogiro e doppio set strumentale, prima di tutto ci sono stati i Corrosion Of Conformity che nell’occasione hanno confermato la loro potenza capitalizzando al massimo la grande occasione di visibilità ottenuta in questo importante tour. Poi son arrivati loro, magliette nere e capelli pericolosamente corti ma… what a fuck!
L’inizio è come tutti lo vorrebbero, travolgente. ‘So What’ appunto poi ‘Creepin Death’. ‘Sad But True’ e ‘Ain’t My Bitch’, un assalto sonoro efficace sancito dall’incessante sostegno del pubblico. Due ore e un quarto di concerto con tutte le scelte di repertorio studiate in modo da mantenere un sostanziale
equilibrio tra i quattro punti focali (passato, presente, ballate e suono duro). Notevole il medley ‘antico’ con ‘Hit The Light’, ‘Seek And Destroy’ e ‘Ride The Lightning’ e mentre la band prosegue marciando su altri classici e riesumando una martellante ‘The Shortest Straw’ a far da intro a ‘Master Of Puppets’ invocata da tutto il pubblico come una dedica particolare dalla band a loro stessi. E si arriva a ‘Enter Sandman’: diciamo che la maggioranza dei presenti non sapeva ancora nulla e solo pochi avevano in testa il racconto dello show romano. Tutto accade in pochi secondi: un tecnico cade da una torre, alcune luci scoppiano, prima una e poi un’altra torre collassano su loro stesse mentre un uomo in fiamme attraversa di corsa il palco tra una raffica di esplosioni per essere poi spento da alcuni vigili del fuoco.
Molta gente è attonita ma solo pochi non realizzano che tutto lo spettacolo ‘pirotecnico’ è stato studiato ed eseguito ad arte da stuntmen esperti ingaggiati per l’occasione. Tra l’incredulità, lo stupore generale e il buio in sala i Metallica ricompaiono sul palco per un bis eseguito sotto una decina di semplici lampade penzolanti. ‘Last Caress’, ‘Motorbreath’ e la cover di ‘Bredfan’ dei Budgie sono la suggestiva e “tranquilla” triade di brani che chiudono l’evento.
Il rito è stato consumato. I Metallica escono di scena e si tirano le somme. Sulla tenuta live del gruppo niente da dire, anche in questa occasione sono riusciti a mantenere la tensione bella alta ma sarà poi così per quasi tutto il tour. In secondo luogo la parte visiva dove qualcuno sicuramente ha obiettato che tutto il gigantismo scenico potesse essere uno stratagemma per nascondere un eventuale rilassamento musicale e mettere in ombra cali d’intensità che di fatto poi non ci sono stati. Ma la risposta sta certo nel fatto che una band da 10 milioni di copie a disco aveva quasi il ‘dovere’ di allestire una scena che ne supportasse il valore e che fosse degna di esso.
Ma analizzando ora questo aspetto dobbiamo rilevare che Metallica sarebbero poi tornati ad esibirsi
senza tutta la scena messa in mostra nel tour del 1996 e con risultati soddisfacenti, come a dire dal vivo è la musica… il resto è fantasia.
Testo di Max Mingardi