Guns N’ Roses + Faith No More + Soundgarden @Use Your Illusion Tour – Stadio Delle Alpi (Torino), 27 giugno 1992
Il 09/05/2020, di Roberto Villani.
La quarantena nella redazione di Metal Hammer Italia viene vissuta oltre che tra progetti futuri e futuribili, anche scavando nella memoria di chi, per motivi anagrafici, era presente ai quei concerti che nell’immaginario collettivo hanno segnato un’epoca.
Non potendo guardare troppo avanti, tanto meno ipotizzare un ritorno agli eventi di massa, che pare assai incerto, non ci resta che guardare a ritroso e ricatapultarci in quel magnifico 1992, quando in una torrida, indimenticabile e interminabile giornata di fine giugno, si consumò a Torino, nel mitico Stadio Delle Alpi, uno degli eventi musicali più importanti mai passati dall’Italia: l’attesissimo concerto dei Guns N’ Roses, per la prima volta in assoluto nel nostro Paese.
Freschi del successo dei due capitoli di ‘Use Your Illusion’, usciti l’anno precedente, i nuovi eroi del rock mondiale si presentarono in pompa magna dinnanzi alla platea di oltre sessantacinquemila fans provenienti non solo dall’intera Penisola, ma anche dalle vicine Francia e Svizzera. Il ricordo di quel mitico evento nelle parole e nelle immagini di Roberto Villani.
“Mi trovavo a Torino come inviato di una rivista musicale chiamata Rock Magazine. Ritirato l’agognato photo pass, garantito solo a i pochi fotografi accreditati, è iniziato per me un pomeriggio davvero infuocato fatto di lunghe trattative per stappare l’autorizzazioni da parte del management dei Guns N’ Roses per fotografare dal pit almeno i canonici tre pezzi. Ovviamente, non ricevemmo una risposta, almeno non subito.
Intanto il concerto iniziò, ho ricordi molto flebili del concerto dei Soundgarden, della cui proposta musicale ero ancora, mio malgrado, poco ricettivo all’epoca.
Ovviamente la presenza scenica di Chris Cornell non passò certo inosservata, ma la mia preoccupazione maggiore era quella di conoscere il mio destino prossimo, ossia se avessi potuto, con i miei colleghi, scattare foto a Slash e ad Axl Rose dallo stesso pit dove mi trovavo in quel momento per immortalare la band di Seattle.
Se Kurt Cobain attraverso il suo manager, qualche mese prima mi aveva concesso la possibilità di stare sul palco dei Nirvana a pochi metri dall’Angelo Biondo per scattare fotografie, mi chiedevo perché Axl Rose e i suoi scagnozzi non fossero altrettanto rispettosi del nostro lavoro.
Tra mille dilemmi e altrettanti dubbi irrisolvibili al momento, arrivò il turno dei Faith No More, giunti in Italia sulla scia del successo di ‘Angel Dust’ . Un’ora di spettacolo fuori dalle righe e dagli schemi, come solo un talento musicale come Mike Patton sa condurre. Un animale da palcoscenico che ha conquistato tutti, come successe due anni prima al Monsters Of Rock di Bologna quando aprirono per Aerosmith e Whitesnake.
Come sempre, furono ‘Epic’ e ‘From Out Of Nowhere’ i brani catalizzatori della mia attenzione, nonostante fossi molto preoccupato per quello che sarebbe potuto accadere di lì a un paio d’ore durante lo show delle bizzose star americane.
La doccia fredda giunse a pochi minuti dall’inizio del concerto, l’ultima e definitiva nota del management dei Guns N’ Roses decretava nessun fotografo sotto il palco ed uno solo dell’Agenzia Ansa al mixer per il primo brano! E gli altri? Che si arrangino come possono.
La band pronta da tempo sul retro del palco, aspettava rassegnata l’arrivo di Axl, per iniziare il concerto più atteso del decennio e quando la limousine del cantante fece breccia sulla rampa di discesa dello Stadio, teletrasmessa sugli schermi del palco, il boato dei sessantacinquemila fece tremare le strutture del Delle Alpi, mentre io mi mettevo in postazione tra il pubblico per svolgere al meglio il mio lavoro.
Tutti ricordi ben impressi nella mia memoria, come l’equilibrismo per riuscire a scattare le foto commissionate e ben pagate dal mio editore, in mezzo alla dirompente forza d’urto del pubblico all’interno del prato dello stadio, che si sballava e ovviamente pogava sulle note di ‘It’s So Easy’ ,‘Welcome To The Jungle’ e ‘You Could Be Mine’.
Con un altro fotografo ci organizzammo, mentre uno scattava, l’altro guardava lo show, ma soprattutto, proteggeva le spalle del collega dalle cariche devastanti di pogatori impazziti. Intanto scorrevano brani da paura come le cover di ‘Live And Let Die’ e ‘Knockin’ On Heaven’s Door’, ma anche ‘Mr. Browstone’, ‘Civil War’ fino all’apoteosi di ‘Sweet Child O’ Mine’.
Non ricordo bene, ma penso che nessuno dei due abbia speso un solo secondo per fotografare durante quest’ultimo brano, sicuramente non il sottoscritto, ammaliato com’ero dal rock strafottente e diabolico dei Guns N’ Roses.
E poi ‘November Rain’ con Axl al piano e Slash con la chitarra doppio manico seduto sulla base del pianoforte, ‘Don’t Cry’, semplicemente meravigliosa, dallo struggente incalzare fino all’apoteosi di ‘Paradise City’, fortunatamente con un esito finale meno devastante che a Donington 1988.
Intanto i rullini scorrevano dentro la mia macchina fotografica, come scorreva l’adrenalina pura sul palco della più importante rock band del momento, con il pubblico di Torino letteralmente impazzito da un concerto clamoroso, avvolgente e certamente epocale.
Ricordo di essere rimasto ostaggio di quell’evento per diversi mesi e, nonostante la mia professione mi abbia portato a frequentare successivamente i pit di altri prestigiosi palcoscenici, nessun artista mi ha folgorato come hanno fatto i Guns N’ Roses in quella calda serata torinese.
Ho rivisto i Guns l’anno successivo a Modena per la seconda tranche europea di quel tour, poi ancora altre volte nel corso degli anni nelle loro variegate reincarnazioni, fino alla reunion dei giorni nostri col concerto di Imola del 2017: ma non è più stata la stessa cosa.
Sicuramente ritengo di averli visti e fotografati nel posto giusto al momento giusto, all’apice della loro carriera.
La magia e la dirompente energia di quel concerto, non si è mai più ripresentata; è rimasta per sempre intrappolata tra le mura dello Stadio Delle Alpi di Torino, abbattuto a colpi di bulldozer nel 2009.
La tempesta perfetta !
Leggenda vuole che al ritorno nel suo hotel dopo il concerto, Axl abbia deliziato i fortunati presenti, con un’estemporanea esibizione al pianoforte situato nella hall”.
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