Beerstruction: Necromass + Tol Morwen + Lapis Niger + Azog live @Garage Sound – Bari, 29.02.2020
Il 04/03/2020, di Giuseppe Cassatella.
In un’Italia i cui i concerti saltano e alcuni eventi vengono irragionevolmente posticipati a causa del Coronavirus, Bari pare un’isola tranquilla pronta ad ospitare eventi come la nuova edizione del Beerstruction, kermesse che periodicamente propone un giusto mix tra band affermate e realtà underground del panorama metal.
Sede il Garage Sound, club che ormai è diventato un punto di riferimento in Puglia per chi ama certe sonorità alternative, soprattutto in questi ultimi anni dove la scena pugliese, in particolar modo invernale, sembra in forte recessione rispetto a qualche anno fa in cui i concerti non mancavano nel capoluogo pugliese. Onore a un locale che riesce a resistere ed andare avanti nonostante una certa ritrosia del pubblico barese nei confronti degli spettacoli dal vivo. In un inconsueto 29 febbraio, all’appello hanno risposto in molti, l’evento era ghiotto, a memoria non ricordo un concerto dei toscani Necromass da queste parti.
Però, prima di loro, si sono avvicendate tre formazioni in arrivo da diverse parti d’Italia.
Ad aprire ci ha pensato la band a Km0, gli Azog da Trani. Il quartetto ha proposto un black metal senza fronzoli o orpelli melodici, una ricetta la loro che riprende la lezione norrena e la miscela con la scuola mediterranea dei Rotting Christ. Autori un anno fa dello split album ‘Obscura Liturgia’ con Veratrum, Ulfhednar e Angrenost, musicalmente mi sono piaciuti molto. Mi sento, invece, di consigliar loro un maggior lavoro sull’aspetto scenico. I brani proposti sono stati: ‘Through The Burning Ashes Of Mankind’ ‘Dechristianize All’, ‘Satan’S Reign’, ‘Vae Victis’, ‘The Era Of Damned’.
Con membri in orbita Noctifer, i capitolini Lapis Niger vantano una maggiore esperienza e attitudine da palco. Con il canonico make-up, i romani si sono presentati sul proscenio con una formazione a tre, orfana del bassista Veneficus. Considerarli l’altra faccia dei Noctifer è sbagliato: i Lapis Niger, non solo vantano già una buona discografia (due full e un EP), ma si propongono in modo convincente e autoritario con un black diretto che risulta evocativo pur non ricorrendo a chissà quali artifici. Nonostante la formazione monca, il caos dei laziali ha convinto molti dei presenti, che pian piano si sono sciolti e si sono lasciati andare durante la prestazione del gruppo. I brani proposti sono stati: ‘Deep of Damned’, ‘Cerbero’, ‘The Immense Hatred’, ‘Demtra’s Art’, ‘New Order of Chaos’, ‘Janus’, ‘Ker’ e ‘The Dirty Cross’.
In apertura ed in chiusura del trittico di spalla, un gruppo con un moniker di ispirazione tolkieniana, rispettivamente gli Azog e i modenesi Tol Morwen. Se nel primo caso si è trattato di black metal, che poi è stato il genere egemone nel corso della serata, per i modenesi le cose cambiano, si va verso sonorità legate al melodic death di stampo epico e vichingo. Nonostante rappresentassero la mosca bianca (o non black) del lotto, anche grazie a una continua ricerca del dialogo e del coinvolgimento dell’audience, i Tol Morwen hanno convinto un pubblico magari di estrazione musicale differente. La loro scaletta ha previsto dopo l’intro: ‘Unconquered’, ‘Dragon Creek’, ‘Warrior of the wolf’, ‘Ancient North’, ‘Boromir’s End’,’Forbidden Treasure’ e l’inedito ‘Bersekergang’.
Quando a salire sul palco dopo l’intro sono i Necromass, ci rendiamo subito conto che anche loro hanno una formazione inedita a tre. Una chitarra in meno (sarò il gruppo stesso a spiegare, durante una pausa, che si è trattato di una defezione dovuta a un infortunio sul lavoro), deficit che è stato azzerato con maestria dai tre presenti, ma che alla lunga ha compromesso la scaletta (niente pezzi da ‘Abyss Call Life’), che è stata tagliata per l’impossibilità di proporre alcuni brani con un membro in meno.
Come ampiamente pubblicizzato, lo show sarebbe stato incentrato sullo storico album ‘Mysteria Mystica Zofiriana’, ormai giunto al traguardo del venticinquesimo compleanno. Però i brani non sono giunti solo da quell’opera, ma hanno coperto, anche se parzialmente, tutta la discografia dei toscani.
Per il sottoscritto i Necromass sono stati sempre avvolti da un alone di mistero e di inavvicinabilità, mai più errata è stata una mia percezione: i fiorentini si sono dimostratati molto cordiali e alla mano, sorprendendo tutti con l’invito sul palco di un giovane fan, neanche adolescente, il quale poi ha seguito lo show appostato dietro il batterista Charun. Passando alla musica, lo show è stato intenso e con poche, se non nulle, sbavature nonostante l’handicap di partenza. Il mistico suono dei Necromass solo per motivi di sintesi può essere ricondotto nell’alveolo del black, poiché anche da un ascolto superficiale si avverte un’aura magica difficilmente riscontrabile nella proposta di altri act. Ed è questo che fa la differenza nel songwriting dei nostri. Se si esclude il corpse paint, non ci sono stati particolari stratagemmi visivi, ma la musica da sola è riuscita a creare quell’atmosfera esoterica che il marchio di fabbrica dei Necromass.
I brani proposti sono stati ‘(An Animal) Forever’, ‘Sodomatic Orgy of Hate’, ‘His Eyes’, ‘Chapel of Abominations’, ‘Dawn of Silver Star’, ‘Fair of Blasphemy’, ‘Ordo. Equilibrium. Nox.’, ‘Mysteria Mystica Zothyriana 666’ e ‘Sadomasochist Tallow Doll’.
Una serata celebrativa. Tuttavia, come affermato dal cantante bassista Ain Soph Aour, i 25 anni di ‘Mysteria Mystica Zothyriana’ non sono un traguardo, ma un punto di ripartenza per una band che con la propria musica ha contribuito in modo importante alla leggenda del metallo estremo italiano.