Metal Conquest Festival: Witchfynde, Solstice, The Black and more @Largo Venue – Roma, 25 gennaio 2020
Il 05/02/2020, di Redazione.
Il Metal Conquest Festival si è presentato da subito come un evento imperdibile per gli amanti delle sonorità “Doom & Metal” con la presenza di alcune band che in terra italica non si possono ammirare tanto facilmente. L’attesa è enorme, l’atmosfera si fa subito elettrica e il buon riscontro di pubblico (Alcuni devotissimi all’estetica anni ’80, fatta di toppe, smanicati di jeans e mullet) sin dall’apertura dei cancelli, fa ben sperare in una serata imperdibile e le aspettative non saranno deluse.
Essere il gruppo di apertura di un grande festival non è sempre un buon affare principalmente per l’orario di inizio delle “danze” non sempre agevole e così riesco ad ascoltare un solo brano degli Emiliani Canticle e quel poco che sento non mi dispiace con una band Heavy Doom dai riff corposi e dalle atmosfere decisamente “Sabbathiane”. Sembra che abbiano pubblicato da poco un EP di debutto e sarà mia cura approfondire il discorso nei prossimi tempi.
Qualcuno tra il pubblico si aspetta un altro gruppo “Doom” e invece salgono sul palco gli Chevalier da Helsinki, un chiarissimo tributo sia come estetica che come proposta musicale alle grandi band degli anni ’80 (primi Maiden, Angent Steel, Savage Grace e qualche band tedesca pescata dal mazzo). I Finlandesi tengono bene il palco, sono coinvolgenti e precisi (seppur derivativi) e hanno dalla loro una cantante, Emma, che ha delle doti canore non indifferenti. Il coinvolgimento è assicurato e si ha l’impressione tra giacche di pelle, baffi a manubrio e capelli al vento di essere tornati davvero indietro nel tempo e sarà la costante di quasi tutto il Festival. Viene totalmente saccheggiato l’unico album pubblicato finora, ‘Destiny Calls’, rilasciato l’anno scorso dalla nostrana Gates Of Hell Records e sono sicuro che in tanti lo abbiano cercato quando la band si ritira stremata ma sorridente, nei camerini
I Romani Vultures Vengeance giocano in casa (anche loro hanno pubblicato da poco il loro album di debutto per la Gates Of Hell, dal titolo di ‘The Knightlore’) e continuano il discorso interrotto dagli Chevalier: Heavy Metal veloce, Epico, con un tocco maligno alla primi Mercyful Fate e tanta fisicità sul palco. Il pubblico non attende altro ed è uno scambio che accontenta entrambe le parti. Questa sera il protagonista assoluto è il Metal dei tempi andati. Per molti sarà un piacevole déjà vu. Per i più giovani l’occasione di vivere in prima persona certi racconti dei loro genitori o zii.
Cambio di palco: l’attesa di fa smasmodica. Inizia la seconda parte del Festival, quella che gli amanti del Doom aspettano da settimane. I The Black di Mario Di Donato sono un’assoluta garanzia nel trasformare le ondate metalliche delle band precedenti in un un’esperienza più lugubre e spirituale. Coadiuvati da un basso ipnotico e dalle digressioni chitarristiche di Mario, il Tony Iommi di Pescosansonesco con la passione per l’Arte Sacra, i The Black, attraverso il loro Ars Metal Mentis, catturano il pubblico con una rosa di brani intensi e sulfurei e alla fine della serata molti si chiederanno se non stati i migliori in assoluto dell’intera kermesse.
Sono venuto al Metal Conquest principalmente per loro: i britannici Solstice. Li seguo dal loro primo album ‘Lamentations’, pubblicato dalla Candlelight Records nel 1994, e comprato praticamente a scatola chiusa, quando le notizie sulla band erano davvero scarse, soprattutto qui in Italia. Ancora oggi a distanza di oltre un ventennio lo considero uno dei migliori album mai usciti nel genere con un cantante, Simon Matravers, che faceva davvero la differenza. I Solstice che arrivano a Roma nell’ Anno Do(o)mini 2020 non sono quelli dei primi anni ’90 e quando si presentano sul palco con una nuova cantante e una setlist che pesca principalmente dalle sonorità epiche di ‘White Horse Hill’ del 2018, molti, tra cui il sottoscritto, rimangono totalmente delusi. La band è potente dal vivo, tiene bene il palco e lo storico chitarrista e fondatore della band, Richard M. Walker, ha carisma da vendere, ma qualcosa non va. Forse è la timbrica della nuova cantante (Tale H. Thorne proveniente da una sconosciuta metal band americana), forse dopo i The Black gli amanti del Doom si attendevano qualcosa di più ossianico e decadente ma non tutto va per il verso giusto, ma la band non è assolutamente da bocciare. Spero di rivederli presto dal vivo, magari con brani tratti da ‘Lamentations’.
E arriva il turno degli headliner, quei Witchfynde, definiti da Lee Dorrian come capostipiti del Doom d’Albione assieme a Black Sabbath, Black Widow, Angel Witch etc. La loro comparsa al Metal Conquest ha il sapore dell’evento raro e imprescindibile, anche perchè suonano per la prima volta in assoluto nella città di Roma, in oltre quarant’anni di attività. La band è in palla e si vede sin dal primo brano ‘The Devil’s Playground’, passando poi per classici intramontabili quali ‘Moon Magic’, ‘Crystal Gazing’, ‘Cloak and Dagger’ fino ad arrivare all’attesissima ‘Give ‘em Hell’, piazzata furbescamente nel finale. Il mirabile duo Beltz (Voce)/Montalo (Chitarra), ormai attempati ma mai domi, coinvolgono il pubblico con uno spettacolo molto “Rock” che stempera l’atmosfera e regala ai presenti un’esperienza avvincente, degna di una band storica. E si ha davvero l’impressione di aver presenziato a qualcosa di cui si parlerà ancora nei mesi a venire.
Ottimo Festival questo Metal Conquest capace di creare un avvicendamento tra band diverse, seppur affini, senza perdere di vista la vera essenza di questo tipo di esperienza sonora.
Attendiamo con curiosità l’edizione 2021!
Testo: Eduardo Vitolo
Foto: Carmen Re