Queensrÿche + Firewind + Mirrorplain @Rock Planet – Pinarella di Cervia (RA), 6 agosto 2019
Il 12/08/2019, di Alex Ventriglia.
E fu così che, nel bel mezzo di questa torrida stagione estiva, è capitato di pescare uno dei concerti dell’anno, merito dell’intraprendente ERocks Production e dell’attivissimo Rock Planet di Pinarella di Cervia capaci di far rendere bene l’unica data italiana dei Queensrÿche, impegnati appunto nella tournée di promozione a ‘The Verdict’, il loro recentissimo album che rappresenta forse il muro portante del nuovo corso intrapreso dalla storica band di Seattle, nuovo corso che a dire il vero risale a oltre un lustro fa. Ma, si sa, quando si ha a che fare con nomi grossi, altisonanti, che tanti classici sono stati in grado di regalare, il confronto, tra vecchi e nuovi protagonisti, viene naturale, forse impietoso, o magari irrispettoso, ma quel che però è lampante è che i “nuovi” Queensrÿche, nella loro identità heavy più fremente, sono un gruppo quasi diverso, tutta sostanza e ben pochi orpelli, e se poi alla voce ti puoi permettere di sfoggiare un diamante della caratura di Todd La Torre (uno che, come primi passi di carriera, può vantare trascorsi importanti e blasonati, basti elencare i Crimson Glory…), credo che anche il traguardo più illustre sia a portata di mano. La data romagnola ha decretato pienamente che, al momento, la querelle tra i Queensrÿche e il loro storico ex cantante Geoff Tate non ha proprio nessuna pretesa da avanzare, data la lotta tra le parti – direi attualmente impari– e la forza e il ruolo di Todd predominanti nell’insieme del tutto, lo attestano definitivamente. Queensrÿche affiancati dai tedeschi Mirrorplain (giovane hard rock band novella autrice dell’album ‘Lost In Paradise’, che purtroppo ci perdiamo per le solite file chilometriche, una costante visto il periodo estivo…), ma soprattutto dai notevolissimi Firewind, che stasera fanno letteralmente faville trainati dal chiassoso vocalist Henning Basse e da quel mostro alla sei corde che risponde al nome di Gus G., il quale si impossessa subito della scena e firma una performance da brividi, scende perfino tra il pubblico nel pieno della sua estasi chitarristica, gettando il cuore oltre l’ostacolo e accumulando punti su punti! ‘Few Against Many’, ‘The Fire And The Fury’ e l’inaspettata, incredibile cover di ‘Maniac’ di Michael Sembello (sì, proprio il brano-tormentone della pellicola ‘Flashdance’!), brani che scorticano ed entusiasmano, tra i momenti salienti di un concerto particolarmente avvincente e ottimamente riuscito. Secondo me Ozzy, sempre che non getti prima la spugna, uno come Gus G. non se lo lascerà scappar via tanto facilmente, lui sì che ha fiuto coi chitarristi…
L’assassino torna sempre sul luogo del delitto, è cosa nota e risaputa, e non appena scendono in campo i Queensrÿche il quadro è già bello che delineato, con l’opener ‘Blood Of The Levant’ che immediatamente spariglia le carte in tavola, con Todd che pare metterci solo un istante a carburare – da applausi a scena aperta solo per la sua t-shirt dei Sanctuary indossata! – attorniato da un gruppo coeso e massiccio, sotto l’occhio vigile di Michael Wilton ed Eddie Jackson, coppia storica dei ‘Ryche che mai ha mollato il colpo, pur tra mille problemi, baruffe in tribunale e polemiche sfiancanti. ‘I Am I’ è a dir poco stupenda, canzone chiave di ‘Promised Land’ (che non può non ricordarmi una mia intervista con Geoff Tate, dove già pareva malinconicamente profetico…), così la successiva ‘NM 156’, a chiamare in causa il lontano, seminale ‘The Warning’, tanto per sottolineare l’eccelsa qualità della scaletta proposta dentro il Rock Planet. Di portata superiore anche ‘Man The Machine’, prima di una ‘Walk In The Shadows’ che provoca letteralmente la pelle d’oca – ‘Rage For Order’, nonostante l’allora discutibilissimo look glam dei Queensrÿche, ostentato e forzato, è per chi scrive l’album perfetto, la simbiosi ottimale tra classe raffinata e irruenza armoniosa. A prendere poi il sopravvento, è leggenda, pura leggenda, che si reincarna attraverso brani semplicemente eccezionali, di quelli che hanno fatto storia, da ‘Queen Of The Reich’ a ‘Silent Lucidity’, da ‘Operation: Mindcrime’ a ‘Screaming In Digital’, da ‘Take Hold Of The Flame’ a ‘Eyes Of A Stranger’, sestetto al cardiopalma che chiude la prima parte dello show romagnolo. Non paghi, i Queensrÿche rientrano e assestano prima ‘Light-years’, brano importante dell’ultimo ‘The Verdict’, per congedarsi infine con ‘Jet City Woman’ ed ‘Empire’, ovverossia la proverbiale ciliegina sulla torta. Come si diceva in apertura, facile che un concerto del genere rientri tra i migliori dell’anno, nonostante che di mezzo ci sia agosto, mese che si segnala spesso avaro di appuntamenti importanti… Colpa della canicola e della conseguente, diffusa voglia di ferie, ovviamente.
Foto di ROBERTO VILLANI