Alpen Flair 2019 @Ex-Nato Areal – Naz-Sciaves (BZ), 20-22 giugno 2019
Il 25/06/2019, di Stefano Giorgianni.
Per il quarto anno consecutivo, Metal Hammer Italia ha seguito il più grande festival organizzato ai confini del nostro territorio nazionale, festival che riesce a mescolare musica folkloristica con generi ben diversi, come il rock duro e il metal, attirando decine di migliaia di persone. Stiamo ovviamente parlando dell’Alpen Flair Südtirol, che si svolge ogni dodici mesi – quasi a scadenza precisa – alla ex Nato Areal di Naz-Sciaves (Natz-Schabs), location poco distante dalla caratteristica cittadina di Bressanone. Sin dalla prima edizione cui abbiamo presenziato, quella del 2016, ci ha regalato performance di gruppi che di rado si possono vedere in terra italica – facciamo l’esempio di Megaherz, Subway To Sally, Fiddler’s Green, Hämatom, Eisbrecher – ma anche di band di caratura internazionale, come Volbeat, Sepultura, Hardcore Superstar, Black Stone Cherry, Amon Amarth, Saxon, Anthrax e molti altri. In questo 2019 la squadra dell’Alpen Flair ci porta dei nomi molto interessanti per quanto riguarda il nostro spettro musicale. Andiamo a vedere cosa è successo.
La ridente località di Natz è una gioia per gli occhi. Incastonata tra meleti, in una delle zone più belle d’Italia – soprattutto per chi ama la montagna – è il luogo ideale per trascorrere qualche giorno in totale rilassatezza ascoltando della buona musica in compagnia, in un clima gioviale tra fiumi di birra, rigorosamente locale, e in un ambiente precipuo e colorito. L’Alpen Flair Südtirol è tutto questo. Tra i festival meglio strutturati del nostro paese, negli anni è cresciuto, confermandosi una delle manifestazioni più importanti non solo della regione del Trentino-Alto-Adige con un afflusso di gente oramai stabile che fissa il numero di spettatori a circa quarantacinquemila, il che significa sold-out assicurato a ogni edizione.
Come capita tutti gli anni, il cartellone propone una miscela esplosiva di musica folcloristica, con diversi artisti che provengono dalle terre germaniche vicine, e di rock/metal, peculiarità che contraddistingue l’Alpen Flair da tutti gli altri festival presenti sia in Italia che nelle nazioni limitrofe, formula che, inoltre, pare essere esclusiva e non riproponibile in nessun altro contesto. L’atmosfera che si respira è quella di una festa di paese, con il turbo. L’organizzazione già rodata e guidata da Kai Michelmann riesce, infatti, senza cali e intoppi, a proporre una mistura vivace e deflagrante, che di anno in anno ha ottenuto di costruire una vera e propria famiglia composta da appassionati di generi musicali differenti che si ritrovano puntualmente a festeggiare con una colonna sonora composta da Schlager, Volksmusik e heavy metal.
Per quest’edizione, durante le tre giornate dell’evento, sono stati diversi i nomi che hanno attirato il nostro interesse. Ad aprire le danze, il 20 giugno, ci sono i deutschrocker austriaci Hangar X della scuderia dell’etichetta Rookies & Kings e freschi autori dell’album ‘Fahr zur Hölle’. Davvero un buon inizio energico che riporta un po’ alla mente lo stile di band rinomate come Böhse Onkelz, Frei.Wild e Unantastbar. Come tradizione vuole, il rock degli Hangar X viene smorzato nei toni ma non nella carica di coinvolgimento dagli Amigos, storico duo Schlager che, a giudicare dalla passione del pubblico, sono tra i gruppi più attesi del giorno. Altro ribaltamento di fronte si ha poi con una band a noi più familiare, gli Equilibrium, con il loro death power misto folk sinfonico. Insomma, un mix adatto per far scapocciare le centinaia di spettatori già entrate nell’area concerti. Dei suoni molto vivi ed equilibrati contribuiscono a supportare la più che buona esibizione dei bavaresi, che presentano anche qualche anteprima del nuovo disco ‘Renegades’, in uscita il 16 agosto via Nuclear Blast. Il gruppo che calca il palco dopo gli Equilibrium viene da più lontano ed è sicuramente uno degli astri nascenti del metal moderno: i Bad Wolves “da Los Angeles California”, come tiene a precisare il carismatico frontman Tommy Vext. La band losangelina, come molti di voi ricorderanno, è balzata agli onori della cronaca per la cover di ‘Zombie’ dei The Cranberries, pezzo che doveva essere registrato con la partecipazione della cantante del gruppo irlandese. La cosa, purtroppo, non è avvenuta, poiché Dolores O’Riordan è scomparsa soltanto qualche giorno prima di andare in studio. Da lì, la già immortale hit dei The Cranberries vive una seconda vita e la cover dei Bad Wolves arriva addirittura a guadagnarsi il disco di platino. Sempre da ricordare è il bel gesto del combo statunitense che, dopo il successo ottenuto, dona un assegno di 250’000 dollari alla famiglia di Dolores. È da una disgrazia che il grande pubblico viene a conoscenza di questa band, che ha in Tommy Vext la sua vera forza. Sul palco dell’Alpen, proponendo pezzi dell’album di debutto ‘Disobey’ (Eleven Seven, 2018), il vocalist salta come un ossesso, arringa la folla, si improvvisa in siparietti, supportato da musicisti abili e precisi. Da menzionare sono le ottime ‘Officer Down’ e ‘Run For Your Life’, oltre a un medley tra System Of A Down e Bon Jovi. A concludere il set dei Bad Wolves è una commovente interpretazione, cantata a squarciagola dai presenti, della già citata cover di ‘Zombie’.
A seguire i Bad Wolves è una band nordamericana di grande successo, i Three Days Grace. Dobbiamo ammettere che la performance dei canadesi ci incuriosisce un bel po’, soprattutto alla luce dell’ultimo ‘Outsider’ (RCA, 2018) che ai tempi dell’uscita non è stato accolto in maniera proprio entusiastica dagli addetti ai lavori. C’è interesse di sapere, quindi, come funzionano gli ultimi pezzi dal vivo, anche perché è la prima volta che riusciamo ad assistere a un concerto della band da quando Matt Walst ha sostituito Adam Gontier alla voce, cambio avvenuto nel 2013. Ebbene, Walst tiene botta, anzi, in certe situazioni è il cuore pulsante della band. Al netto delle critiche, gli stessi brani di ‘Outsider’ inseriti in scaletta funzionano bene e Walst si dimostra un frontman capace di intrattenere e di interagire con il pubblico, anche sotto la pioggia scrosciante. Promossi, senz’ombra di dubbio.
Bad Wolves e Three Days Grace si sono scambiati incitamenti durante i loro show. Ogni tanto sia Tommy Vext che Matt Walst pronunciano la celeberrima frase “Scream for…” e lo hanno fatto anche per gli headliner della serata, gli svedesi In Flames. Quando ci si trova a commentare uno show della band di Anders Fridén è sempre un problema. Ci sono quelli che bramano di vederli, quelli che non li vogliono vedere neanche in foto da anni e quelli che sono indifferenti. L’ultimo concerto loro cui abbiamo assistito è datato novembre 2017, quando al Geox di Padova hanno suonato di supporto ai Five Finger Death Punch, cosa che alle orecchie dei fan irriducibili arriva ancora come un’eresia (sì, era pubblicizzato come una sorta di co-headlining…). Tra l’altro, negli stessi Five Finger Death Punch ha cantato anche Tommy Vext dei Bad Wolves sempre nel 2017, nei mesi in cui Ivan Moody era impegnato a uscire dal tunnel dell’alcol. Strade che paiono incrociarsi, insomma. Torniamo agli In Flames. La strada stilistica intrapresa dagli ex alfieri del melodic death svedese è ormai chiara, o forse no. La certezza è solo una: sul palco sanno bene come comportarsi. È altresì grazie a un Fridén nella serata giusta che il concerto all’Alpen Flair “esce col buco”, forse anche per merito di suoni di gran lunga superiori allo show padovano che abbiamo questa sensazione.
Detto questo, la prima giornata del festival sudtirolese termina in bellezza. La seconda, invece, non ci richiede grande sforzo, visto che nel panorama hard sull’Alpen Stage vediamo soltanto i nostrani Lacuna Coil che abbiamo il piacere di incontrare di nuovo a soli pochi giorni dalla data al Langhe Rock Festival. Da dire che sul Flair Stage avevano già dato fuoco alle polveri i gothic metaller Alight, che quest’anno hanno percorso l’Europa accompagnando in tour i Sirenia e hanno fatto da spalla ai Frei.Wild per il loro primo show in terra russa. Da tenere d’occhio.
Per i Lacuna Coil, invece, poche parole davvero da spendere. La prestazione offerta dai lombardi è puntuale, precisa, travolgente e, anche questa, sotto la pioggia. Cristina Scabbia, fasciata nel suo abito rosso, e Andrea Ferro regalano emozioni a una location gremita. Poi c’è l’acqua. Sì, l’acqua è una specie di tradizione all’Alpen Flair, tipo Wacken. Se non piove, sembra quasi che l’edizione di quell’anno sia farlocca. È però in queste condizioni di disagio che si vede la capacità dell’organizzazione che, nella notte, fa letteralmente arare, riassestare la terra da mezzi agricoli per permettere agli spettatori di godersi la successiva giornata del festival. Da citare, al termine della seconda serata, quello che è stato un pre-release show degli Stunde Null, metalcorer di Barbiano in procinto di pubblicare il secondo full-length in carriera, ‘Alles voller Welt’, per Rookies & Kings. È della Rookies & Kings anche la prima band che vediamo nella tempestosa terza giornata, gli Artefuckt, autori del recente ‘Stigma’. Il genere è sempre Deutschrock di ottima fattura, senza troppi compromessi. Un momento di pausa ci è concesso dai Troglauer con il loro rock popolare. La buona nuova è la fine del diluvio. Sono le 21 quando salgono sul palco gli attesissimi Powerwolf. Certo, loro non hanno bisogno di presentazioni. Disco dopo disco, i Lupi tedeschi hanno saputo raccogliere consenso dopo consenso e persino scalare le classifiche internazionali. Lo show all’Alpen Flair è la prova della crescita esponenziale del gruppo capitanato dal condottiero Attila Dorn, autore di una prestazione sopra le righe. Tra fiammate, luci abilmente sincronizzate, un’interazione ben orchestrata con il pubblico e suoni poderosi, i Powerwolf salgono sul podio per questa edizione dell’Alpen Flair, trascinando le migliaia di persone in trepidante attesa dello show dei Frei.Wild. ‘Fire & Forgive’, ‘Incense & Iron’, ‘Armata Strigoi’, ‘Werewolves Of Armenia’, ‘Demons Are A Girl’s Best Friend’, ‘We Drink Your Blood’, ‘Amen & Attack’ sono alcuni dei piatti forti serviti dai Powerwolf per infuocare la ex Nato Areal in uno dei migliori concerti che si sono visti nella storia del festival.
A chiudere la manifestazione sono, come ogni anno, i Frei.Wild. I rappresentanti di diritto del Deutschrock del Südtirol non fanno prigionieri. L’inconfondibile ugola del frontman Philipp Burger, mattatore in tutto e per tutto, guida la band tra le hit che ha fatto scalare loro le classifiche tedesche e li ha consacrati come fenomeno del genere. Dopo anni cambia l’apertura, di solito riservata al pezzo degli Offspring ‘The Kids Aren’t Alright’, soppiantato dall’inno del festival ‘Herzlich Willkommen beim Alpen Flair’. Quando cala di botto il telone con il teschio di ‘Rivalen und Rebellen’, ci accorgiamo che anche la scaletta è diversa, e fa strano non sentire più ‘Wir Reiten in den Untergang’. La sostanza, però, non cambia. ‘Arschtritt’, ‘Yeah Yeah Yeah’, ‘Unvergessen, Unvergänglich, Lebenslänglich’, ‘Rivalen und Rebellen’, l’immancabile ‘Südtirol’, tra le altre, portano questa edizione 2019 dell’Alpen Flair alla chiusura, con i fuochi d’artificio finali.
Ci si vede il prossimo anno, sempre con le pinne ai piedi, ovviamente!
VIDEO DELLA COVER DI ‘ZOMBIE’ SUONATA DAI BAD WOLVES
FOTO DI PATRICK SCHNEIDERWIND | ALPEN FLAIR FESTIVAL