Voivod + Game Over + Nightrage @Locomotiv Club – Bologna, 18 settembre 2018
Il 24/09/2018, di Francesco Faniello.
Puntualissimi, e a distanza di un anno esatto, riecco i Voivod in Italia. La data era nel mio calendario da tempo, perché – come già detto in occasione della recensione del loro ultimissimo ‘The Wake’ – i Voivod sono una vera e propria esperienza mistica, qualcosa che va ben oltre la semplice fruizione di un concerto, e che comunque trova la sua dimensione migliore in uno spazio piccolo e “raccolto”, tra pochi intimi, come è appunto quello del Locomotiv di Bologna. Il mio gran rammarico per essermeli persi a Monza nel 2009 (dove arrivai verso le due del pomeriggio, ma incredibilmente e criminalmente il loro set si era già concluso) si è da tempo affievolito, poiché dopo aver finalmente intercettato la band insieme a Carcass, Obituary e Napalm Death nel Deathcrusher Tour del 2015, sono giunto a una sola conclusione: la dimensione ideale per vedere Away e soci sarebbe a teatro, comodamente seduti e senza folle, oceaniche o meno. Al di là di questa visione un po’ reminiscente della nobiltà da brughiera britannica (e probabilmente alimentata dall’estasi nell’ascolto in anteprima di ‘Forever Mountain’, in quel fatale 2015), vero è che luoghi come il Locomotiv e il Freak Out (dove hanno suonato nel 2017) sono l’ideale per quel misto tra thrash metal, progressive degli spazi siderali e visceralità hardcore a cui il combo del Quebec ci ha abituati.
In definitiva, al netto di tutti gli impegni, non potevo perdermi il trentacinquennale della band, io che ho letteralmente divorato ‘Nothingface’ e ‘Angel Rat’ in quella prima metà degli anni ’90 in cui muovevo i primi passi da ascoltatore. Inizio con le doverose scuse a Game Over e Nightrage per essere arrivato praticamente alla fine del set dei secondi; per quanto riguarda i thrashers ferraresi autori di ‘Claiming Supremacy’, ho avuto più volte modo di apprezzare la loro reinterpretazione del Bay Area sound dal vivo in questi anni, e sono certo che ci saranno altre occasioni in futuro…
Dal canto loro, i Voivod attaccano il loro set alle dieci con ‘We Are Connected’, ed è subito un piacere notare come gli aficionados non facciano distinzione tra classici vecchi e nuovi, accogliendo alla grande quella che è una delle tracks di punta del “nuovo corso”. Un nuovo corso che vede Chewy motore della band: questo eccellente artigiano della sei corde è entrato nel mito scrivendo di suo pugno le complesse e visionarie partiture dei classici firmati da Piggy, da ‘Killing Technology’ a ‘Dimension Hatross’ e ‘Nothingface’, ed è per questo oggetto di una venerazione più che giustificata, anche in vista della sua perfetta reinterpretazione delle armonie dissonanti e tritonali che hanno forgiato il sound del quartetto. Dopo la ‘Ravenous Medicine’ di ordinanza, Snake annuncia che il nuovo album ‘The Wake’ è in dirittura di arrivo, e che non vede l’ora di suonare quei pezzi dal vivo: il pubblico è con lui, e i Voivod sciorineranno in scaletta i tre singoli ‘Obsolete Beings’, ‘Iconspiracy’ e ‘Always Moving’, trovando l’accoglienza che si conviene all’ennesimo capolavoro della loro discografia. In particolare, Chewy si conferma erede di uno stile che viene da lontano, partendo da Robert Fripp e passando per il padre putativo Denis “Piggy” D’Amour, ma con un tocco personale che lo rende perfetto per la modernità, e che marchia a fuoco i suoi assoli; in più è un chitarrista gioviale e sempre pronto allo scherzo (questa volta il siparietto è affidato a ‘I Was Made For Loving You’, a sottolineare l’invito di Snake a ballare e divertirsi), in piena sintonia con la volontà dei Voivod di portare avanti il tour del trentacinquennale come una vera e propria festa.
E poi, c’è la sezione ritmica di Rocky e Away che rappresenta l’ideale quadratura del cerchio su sezioni complesse e chirurgiche come ‘Technocratic Manipulators’, ‘Order Of The Blackguards’ e ‘The Lost Machine’, nonché sui nuovi pezzi. Pestano duro, ma con cognizione di causa, lasciando il giusto respiro a episodi come l’emozionante ‘The Prow’, ma anche alle due gemme presenti in scaletta: la poeticissima ‘Fall’, il cui arpeggio evoca paesaggi dalle tinte forti e i cui accordi cadono centellinati come le foglie di inizio autunno, e soprattutto l’immensa ‘Into My Hypercube’, personalmente l’apice di un concerto già ottimo di suo, un pezzo che faceva già la differenza in un disco stellare come ‘Nothingface’.
Ovvio che gli episodi più delicati presentino anche uno Snake in piena forma, pronto a ringraziare i presenti, le band di spalla, con un giusto omaggio a Piggy prima dell’inno ‘Voivod’, e con una performance finale degna di Roger Daltrey! Il pubblico acclama, e stavolta il finale vero e proprio è affidato a ‘Overreaction’, con Rocky protagonista che viene letteralmente sollevato dal calore del pubblico. Ecco, l’attitudine “core” di cui parlavo non si è esaurita nel fantastico viaggio dell’astronave dei Voivod, e questa è la conferma di aver scelto bene i miei beniamini, una band dalle varie sfaccettature che passa dagli arpeggi più preziosi alle sfuriate più folli con la massima naturalezza. In attesa della loro prossima calata, l’uscita di ‘The Wake’ è l’ideale per tenere sempre con noi il genio dei canadesi.
FOTO DI ANNALISA RUSSO