Scorpions @Arena di Verona, 23 luglio 2018
Il 25/07/2018, di Stefano Giorgianni.
Qualcuno una volta ha detto che i giganti non camminano sulla Terra. Eppure, noi ogni tanto abbiamo la possibilità di osservarne qualcuno. Sì, non stiamo parlando di creature mitologiche alte cinque metri e con una forza sovrumana, ma di persone che hanno di sicuro una vitalità e una tenacia fuori dal comune. E di questi “giganti” del rock l’Arena di Verona ne ha visti passare molti solo in questi tre anni, dai KISS a Santana, dai Black Sabbath alla recentissima apparizione dei Deep Purple, fino a quella di ieri sera degli inossidabili – e mai aggettivo più azzeccato – Scorpions.
I titani tedeschi, a settant’anni suonati, sono stati in grado, soprattutto contro le avverse condizioni meteorologiche, di mettere in piedi uno spettacolo di grande valore artistico ed emotivo. L’emotività, difatti, è stata più di ogni altra cosa la regina della serata nella cornice di incomparabile bellezza dell’Arena. Ma prima di arrivare alle sensazioni che hanno saputo scatenare gli Scorpions, torniamo ai problemi tecnici che hanno preceduto lo show.
Durante la notte prima del concerto una tempesta, di proporzioni shakespeariane, ha investito la città scaligera e questo ha costretto l’organizzazione a spostare in avanti di quarantacinque minuti l’inizio delle danze, con buona pace del pubblico; però non è finita qui. Una volta entrati nell’anfiteatro veronese – dopo aver passato i controlli sotto acquazzoni scroscianti con gocce d’acqua grosse quanto tazze da tè – gli spettatori si sono sentiti comunicare un ritardo di altri minuti… Ecco, a quel punto, a dirvi la verità, ho cominciato a temere di dover assistere a uno show concentrato, con una scaletta stringata dovuta al poco tempo a disposizione. Ma invece no! I nostri hanno messo baldanzosi i piedi sul palco e hanno regalato la solita, pressoché impeccabile performance.
Ad anticipare la musica c’è l’enorme scenografia allestita dalla band, con megaschermi in cui passano immagini e testi, anche se il momento più toccante per noi – amanti dell’Asso di Picche – è stato il tributo a Lemmy con ‘Overkill’ e il seguente assolo di batteria di Mikkey Dee, che per un momento riporta in vita uno degli dei del metallo. Tornando agli Scorpions, ci si può lamentare davvero di poco. La scaletta, a dir la verità, già si conosceva e chi li conosce bene può già immaginare quali sono stati i brani che hanno più entusiasmato il pubblico, da ‘The Zoo’ a ‘We Built This House’, ma soprattutto ‘Send Me An Angel’, l’immortale ‘Wind Of Change’, fino all’encore con ‘Still Loving You’ e ‘Rock You Like A Hurricane’. Insomma, una sorta di best-of live che grandi e piccini – letteralmente – hanno potuto godersi.
Un’unica nota un po’ stonata è stato un Klaus Meine che ha fatto fatica a partire, trovando il giusto assetto dopo qualche pezzo e lasciando, di fatto, la scena alla coppia d’asce Schenker-Jabs. Per il resto nulla da eccepire a un gruppo che ha scritto la storia e che ora non vuole più sentir parlare di tour d’addio.
FOTO DI ROBERTO VILLANI