Meshuggah + Destrage @Live Music Club – Trezzo sull’Adda (MI), 19 giugno 2018
Il 20/06/2018, di Samantha G. Jones.
Concerto monolitico quello dei Meshuggah che ha concluso la stagione dei concerti al Live Club di Trezzo lunedì scorso. Chi conosce il gruppo svedese sa che difficilmente la band commette sbavature, e l’ha dimostrato egregiamente durante lo show. Granitici come solo loro sanno essere, precisi, hanno creato un muro di suono estremo che ha colpito a pugni nello stomaco tutta la gente accorsa a sentirli.
Il concerto è stato aperto dai nostrani Destrage, che sono stati all’altezza della situazione con il loro potente show di apertura, peccato siano stati penalizzati dai suoni non proprio azzeccatissimi, e da qualche problema tecnico che si è verificato all’inizio del concerto.
La band è stata scelta per accompagnare i Meshuggah in tutte e tre le date italiane: Milano, Bologna e Roma. Lo spettacolo è cominciato molto presto, alle 20 la band di supporto era già sul palco a scaldare i fan in vista dello show degli headliner. Si nota sin da subito quanto i Destrage possano vantare un pubblico di sostenitori di tutto rispetto, che li ha accolti a dovere e non ha mollato per tutta la loro esibizione.
I Meshuggah, saliti in seguito sul palco, hanno proposto una scaletta di 12 pezzi, molto variegata, con diversi pezzi presi da album usciti anni fa. Si parte con ‘Clockworks’, per poi proseguire con ‘Born In dissonance’, entrambi tratti da ‘The Violent Sleep Of Reason’, per poi fare un salto nel 2012 con ‘Do Not Look Down’ e ‘The Hurt That Finds You First’ dall’album ‘Koloss’, poi è la volta di un salto ancora più indietro nel passato con l’esecuzione di ‘Rational Gaze’ tratto da ‘Nothing’, album del 2002.
Lo show prosegue con ‘Pravus’ e ‘Letharaica’, entrambi presenti nell’album ‘ObZen’ del 2009. Poi si passa al presente con ‘Nostrum’ e ‘Violent Sleep Of Reason’, presenti nel loro ultimo album che è ormai risalente a due anni fa. ‘Bleed’, dall’album Obzen, è il decimo pezzo.
In seguito, la band si prende una breve pausa, per poi tornare sul palco acclamata a gran voce dalla folla estasiata dall’esibizione perfetta, per suonare ‘Straws Pulled At Random’ e ‘Demiurge’ che sono rispettivamente tratte da ‘Nothing’ e ‘Koloss’.
L’esibizione è stata condita da una scenografia di luci eccezionale, d’effetto soprattutto se vista da alcune decine di metri di distanza dal palco, ma che ha creato non pochi problemi ai fotografi, impazziti nel tentativo di ritrarli in volto.
Cosa assai rara vedere i Meshuggah in volto, dato che si esibiscono sempre nella semioscurità, e a causa della loro staticità, come in una sorta di de-umanizzazione.
Le luci usate a velocità e intensità supersonica durante tutto lo show avranno corso il rischio di provocare qualche problema anche agli spettatori delle prime file…a causa di un uso eccessivo di luci stroboscopiche, al limite della crisi epilettica.
Luci a parte, nessun fan però è rimasto deluso dalla band svedese, che ha riscosso successo internazionale nel 1995, pur modificando un po’ lo stile negli anni, per essere oggi definita una delle metal band più importanti del mondo e gli apripista del genere “djent”, il quale sta spopolando in questi ultimi anni, caratterizzato da chitarre a otto corde accordate i semitoni bassissimi, che fanno scuotere il terreno a ogni pennata durante i live. Stile che molti tentano di imitare, con risultati più o meno validi.
Show da 9,5, ma solo perché la perfezione non esiste.