Jorn + more – Frontiers Rock Festival V @Live Club – Trezzo sull’Adda, 29 aprile 2018
Il 22/05/2018, di Andrea Lami.
Dopo il primo giorno, il Frontiers Rock Festival ci offre un’altra carica di band. Andiamo a scoprire cosa è successo durante la seconda giornata della manifestazione ideata dalla Frontiers Music e come ha risposto il pubblico.
PERFECT PLAN
Il secondo giorno di festival si apre con i Perfect Plan, una band svedese che ci propone la propria visione di AOR/melodic rock. Forse per colpa del fatto che non conoscevo benissimo le canzoni, la band non mi ha entusiasmato più di tanto. Non so come dirlo meglio se non che le canzoni in sé sono buone, ma non ho trovato lo spunto che mi conquistasse. La riflessione che mi è venuta guardando la band sul palco è che il quintetto non è composto da ragazzini, dai quali sarei rimasto più impressionato pensando al margine di miglioramento. I membri della band, non più giovanissimi sono oggi al loro debutto ufficiale. Sul palco sono apparsi un pochino freddi (sarà l’emozione??) anche se tutto sommato hanno portato a casa l’esibizione. La cosa piacevole invece è stata vedere gli stessi membri del gruppo, in mezzo al pubblico a cantare le canzoni delle altre band, ricordo di aver visto il cantante, canticchiarsi tutte le canzoni degli FM. Queste sono cose che fanno bene alla musica.
ANIMAL DRIVE
Della seconda giornata gli Animal Drive sono la band che più aspettavo. L’album d’esordio è stato tra gli highlight dell’anno, ora è il momento di vedere cosa sono capaci di fare. Il quartetto croato (con un chitarrista/tastierista aggiunto, quindi quintetto) sale sul palco poco prima delle 16 e nell’arco di breve tempo la tensione si scioglie tanto da rendere più fluida l’esibizione. Quella che ci viene offerta è una prova decisamente positiva. Anche se la band proviene da una terra non proprio ricca di rock’n’roll, i ragazzi sono stati capaci di trasmettere l’energia che avevano dentro fino a catturare l’attenzione dei presenti. Bisogna ammettere che guardando il pubblico di oggi, l’affluenza fino a questo momento è stata un po’ inferiore rispetto a ieri. Tornando alla band, bella esibizione che lascia la voglia di riascoltare il cd al più presto.
ISSA
Ennesimo come-back da parte della singer norrena, arrivata in questi giorni alla pubblicazione del quarto album sempre sotto l’ala della Frontiers. Questa è la seconda volta che Issa sale sul palco del Live Club e lo fa con una band davvero esagerata: Marco Di Salvia (Pino Scotto Band, Kee Of Hearts) alla batteria, Andrea ‘tower’ Torricini (Vision Divine) al basso, Simone Mularoni (DGM) alla chitarra e Daniele Chierichetti alle tastiere in sostituzione di Alessandro Del Vecchio (co-autore delle canzoni) che ritroveremo a fine serata in compagnia di Jorn. Con una band così avrei potuto far bella figura anch’io!! Purtroppo la presenza scenica della superbiondona non verrà ricordata per personalità o qualità, forse anche per colpa/merito di chi con lei ha diviso il palco. Se devo essere sincero ancora oggi mi stupisco delle motivazioni per le quali la singer norvegese abbia pubblicato quattro (e dico quattro) album con un’etichetta come la Frontiers. Intendiamoci, non è malaccio, ed è anche migliorata rispetto alla sua prima esibizione, ma di tutto il set, solamente l’ultimo brano ‘Can’t Stop’ è stato accolto in maniera calorosa e cantato dal pubblico.
KIP WINGER
Durante la giornata di ieri una notizia rimbalzava ripetutamente e cioè il fatto che i Pretty Boy Floyd avessero perso il volo e di conseguenza che la loro esibizione fosse saltata. Questa la prima triste news, la seconda news era l’eventuale sostituto da trovare in quattro e quattr’otto. Cosa assai complicata anche se l’unica possibilità che si stava paventando era un altro set acustico di Kip Winger (già eseguito per i possessori del VIP Ticket al venerdì). Fortunatamente questa mattina in hotel abbiamo incontrato i Pretty Boy Floyd e tutte le varie ipotesi sono svanite, non quella di vedere Kip salire sul palco, con la sua dodici corde per farci ascoltare il suo set acustico. Purtroppo, a quanto ci è stato detto semplicemente per non essersi potuto riscaldare adeguatamente, l’inizio dell’esibizione ha portato con sé numerose stecche da parte del singer/bassista statunitense, cosa che poi è andata scomparendo con lo scaldarsi della voce. Recuperata la ‘forma’ ci siamo goduti questo intermezzo decisamente intimo e toccante con l’esecuzione, tra le altre, dei gioiellini ‘Miles Away’, ‘Headed For An Heartbreak’ o ‘Rainbow In The Rose’.
PRETTY BOY FLOYD
La storia dei Pretty Boy Floyd è semplice, dopo qualche cambio di formazione, nel 1989 fanno il loro esordio sotto la MCA Records incidendo ‘Leather Boyz With Electric Toyz’ un album davvero riuscito che ancora oggi è considerato una pietra miliare del glam rock. Ne seguiranno alcuni album poco riusciti con (troppi) cambi di formazioni fino ad arrivare alla fine dello scorso anno quando Summers e Majors ripongono l’ascia di guerra e decidono di rimettersi insieme per dare alla luce un ottimo lavoro intitolato ‘Public Enemies’ album talmente bello che gli varrà una posizione nel bill dell’attuale Frontiers Rock Festival regalando ai presenti una nota di colore. La maggior parte dei brani proposti vengono estratti dall’esordio e sono cantati da tutti presenti, completano la setlist alcune canzoni estratte da ‘Public Enemies’ nonché la cover dei Motley Crue ‘Live Wire’. Non c’è niente da dire, i Pretty Boy Floyd hanno fatto uno show completo, sia dal punto di vista musicale andando a scegliere il meglio della propria discografia, ma anche dal punto di vista del look, portando una nota di colore che non può passare inosservata.
FM
Ultimo come back del weekend è quello degli FM, band inglese con all’attivo una discografia di assoluto spessore. Proprio come i predecessori Pretty Boy Floyd, anche gli FM, forti di un ultimo lavoro davvero riuscito, tornano a deliziarci con una setlist davvero piacevole dove la parte del leone viene riservata ai brani che facevano parte di quell’opera d’arte intitolata ‘Tough It Out’ (‘Someday’, ‘Does It Feel Like Love’, Bad Luck’ e ‘Tough It Out’). Il resto della scaletta viene completato scegliendo tra i migliori brani in repertorio come ‘I Belong To The Night o ‘That Girl’ un pezzo che ha avuto l’onore di essere coverizzato e registrato dagli Iron Maiden. La cosa impressionante degli FM è la perfezione con la quale riescono a regalarci uno show indimenticabile. Non sto parlando solo dell’esecuzione tecnica o delle qualità vocali di Overland realmente impressionanti, gli anni passano anche per lui, ma rimane a livelli assoluti. Ma anche della sensazione di insieme, di gruppo che raggiunge i presenti. Passano gli anni e gli FM sono proprio come il vino, tendono a migliorare.
CORELEONI
Pochi giorni prima del festival ci è caduta una tegola fra capo e collo e cioè l’estromissione o l’assenza di Jack Russell band. Le voci che giravano parlavano di un cambio di etichetta e, come sappiamo, il festival è riservato solo alle band sotto contratto con la Frontiers, motivo per il quale, molto probabilmente, Jack è rimasto a casa. Detto questo, vengono scelti i CoreLeoni come sostituti… e che sostituti. Stiamo parlando di alcuni membri (ex e non) dei Gotthard con l’aggiunta di quello che è tra i cantanti migliori degli ultimi anni e che risponde al nome di Ronnie Romero. Come ho avuto modo di ascoltare dalla voce di Leo, la band nasce con l’intento di dar vita ad alcuni brani della storia dei Gotthard che sono rimasti nel dimenticatoio. L’idea, nata da Leo e maturata con Jgor, ha preso forma con l’arrivo degli altri membri della band fino alla realizzazione di un album con conseguente tour. Forti di qualche live fatto di recente il quintetto arriva più in forma che mai ed in brevissimo tempo, anche per merito della bontà delle canzoni e delle qualità vocali di Ronnie, il pubblico è decisamente conquistato. La sensazione di trovarsi davanti ai Gotthard con un singer di razza ci rimane per tutta la durata del concerto, ma i brani scelti (‘Higher’, ‘Firedance’, ‘Let It Be’, ‘Mountain Mama’) ed eseguiti sono talmente buoni che non ci rimane che cantarli insieme a Romero.
JORN
Dopo aver assistito a ben quattordici esibizioni, arriviamo all’headliner della seconda serata, il norvegese Jorn, un singer attivo con svariati progetti sin dal 1994. Andiamo subito ad analizzare i punti deboli dell’esibizione e cioè la presenza scenica del biondo crinito e la non perfetta fuoriuscita dei suoni di tastiera, letteralmente sovrastati da quelli del basso. Per quanto riguarda i suoni, purtroppo quando entrava il basso, la tastiera andava tristemente a scomparire.
Per quanto riguarda la presenza scenica, quella non c’è molto da fare. Anche perché credo che Jorn abbia calcato palchi di qualsiasi tipo da svariati anni e se non è riuscito a maturarla, qualche domanda bisognerebbe farsela.
A livello vocale non c’è niente da dire, le capacità del singer non sono in discussione e la sua prova è stata ottima, la scaletta è stata un po’ troppo piena di cover (‘Run Like The Wind’, ‘Shot In The Dark’, ‘The Mob Rules’, ‘Rainbow In The Dark’). Con una discografia come quella di Jorn, sarebbe stata sicuramente più gradita qualche altra canzone estratta da qualsiasi suo lavoro. Oltre la metà dell’esibizione c’è stato il cambio di batterista e dietro alle pelli, al posto di Beata Polak, si è seduto Francesco Jovino per gli ultimi sei brani. Jovino ha portato un pochino in più di ‘pacca’ ma tutto questo non è bastato a far fermare la gente che ormai stava già da un po’ trovando l’uscita. Peccato veramente, viste le qualità musicali di tutta la band, un minimo di più di carisma/presenza non sarebbe guastato, anzi, a dire la verità sarebbe stato necessario.
Con il ‘timido’ Jorn si chiude la quinta edizione del Frontiers Rock Festival. Come già detto gli scorsi anni, è davvero complicato spiegarvi cosa vi siete persi se non eravate al Live Music Club, perché non si tratta solo di aver perso quindici esibizioni musicali di alto livello, ma si parla di immergersi completamente in una dimensione particolare, dove si possono rincontrare gli amici che di solito si incrociano durante tutto l’anno ad altri concerti. Mentre qui ci si vede tutti insieme, con molto tempo a disposizione. Senza contare che parte dei musicisti esce dal backstage e si ferma a parlare, firmando autografi, facendo fotografie/selfie e quant’altro. Il clima che si respira è parte integrante del Frontiers, un po’ come il pubblico allo stadio rappresenta il dodicesimo uomo in campo, questa sensazione è la marcia in più che caratterizza tutto il weekend.
Se siete venuti, se avete respirato quell’aria, quel clima, sapete benissimo di cosa sto parlando. Se non siete mai venuti, continuate pure a stare a casa, a scaricare musica da internet, a brontolare che il rock è morto. Non c’è nessun problema, ci pensiamo noi a mantenerlo vivo ed a goderci concerti e festival come questi alla faccia vostra. Il rock è anche questo, noi rocker a far festa e voi poser a casa a pubblicare cazzate, mettere like o criticare qualsiasi cosa abbia fatto un vostro amico di Facebook!