Stryper + more – Frontiers Rock Festival V @Live Club – Trezzo sull’Adda, 28 aprile 2018
Il 18/05/2018, di Andrea Lami.
Quinta edizione del festival più bello della nostra penisola, amato non solo dai rocker italiani ma anche dagli stranieri che ogni anno accorrono per potersi godere due giorni di musica hard rock melodica come Dio comanda, affermazione mai come in questo caso corretta vista la presenza degli Stryper come headliner.
HELL IN THE CLUB
Il compito ingrato di aprire le danze del festival è toccato ai nostrani Hell In The Club, i quali, forti della loro carica non perdono tempo ed infiammano il Live Club. Da notare che mentre nelle passate edizioni la gente al primo pomeriggio non era moltissima, quest’anno, invece, la partecipazione è stata davvero importante tanto che tutte le persone accorse, durante l’esibizione, hanno abbandonato lo (splendido) banchetto Frontiers o la comoda e fresca posizione fuori dal locale per avvicinarsi al palco. Scaletta ridotta per carenza di tempo, ma non meno efficace, brani come ‘Proud’, ‘Natural Born Rocker’ colpiscono nel segno. ‘Houston’ con il siparietto dello spaceman vince, convince e lascia decisamente il segno, mentre tocca a ‘Devil On My Shoulder’ la degna chiusura. A fine concerto la domanda è la seguente: siete riusciti a recuperare uno dei dollari della band??
BIGFOOT
Ero molto curioso di tastare con mano la qualità dei BigFoot. I brani ascoltati su cd, mi avevano già impressionato e, come detto, avevo bisogno della prova del nove. I ragazzi ci sanno fare, soprattutto il cantante Antony Ellis e lasciano una bella impronta sul palco. La loro esibizione vola via e non annoia. Musicalmente la band non era e non è vicinissima a ciò che può amo, ma sul palco hanno davvero fatto bene. Una band di valore che saprà sicuramente regalarci altra buona musica.
AMMUNITION
Gli Ammunition sono la band di Age Sten Nielsen (ex Wig Wam) ed Erik Martensson (Eclipse, W.E.T.) con al attivo due album di buona fattura. I brani sono un perfetto mix delle band madre dalle quali provengono i due musicisti ed è un piacere rivedere questi musicisti sul palco. Con Erik assente, spetta al solo Age il compito di far divertire i presenti. Cosa che gli riesce abbastanza facile. Peccato che qualche problema audio, agevolmente risolto, fa perdere un po’ di buon umore al cantante. La parte migliore della esibizione è riservata alle canzoni dei Wig Wam che, essendo più conosciute, vengono cantante dal pubblico presente.
PRAYING MANTIS
Partecipazione assai gradita è quella dei Praying Mantis che tornano a calcare il palco dopo tre anni dalla loro prima esibizione, questa volta la posizione nella bill è decisamente più alta, sintomo questo che le cose per la band stanno proseguendo nel verso giusto. Oltre un’ora di set permettono alla band inglese di conquistare e coinvolgere i presenti. I nuovi brani (per esempio ‘Keep It Alive’ o ‘Mantis Anthem’) si amalgamano bene con le vecchie canzoni tipo ‘Highway’, ‘Time Slipping Away’, o ‘Believable’. Giornata speciale per il chitarrista Tino Troy visto che si tratta del suo compleanno e che, una volta data la notizia dal singer della band, non ci resta che cantargli tutti insieme il più classico degli ‘happy birthday’.
MICHAEL THOMPSON BAND
L’atmosfera si fa più soft per merito della musica proposta dalla Michael Thompson Band. AOR di classe che non può far altro che conquistare i presenti con la dolcezza e ricerca musicale. Tra tante band cariche di energia, ci sta decisamente bene un gruppo del genere per ‘rilassarsi’ un attimo mentre si gode appieno di questa esibizione. Inutile raccontarvi chi è Michael Thompson, se non lo conoscete, fatevi un giro su Wikipedia. Nello spazio di oltre un’ora, Michael e soci hanno fatto capire quanto l’AOR sia una musica ricercata e di classe da ascoltare e riascoltare. Davvero perfetti sotto ogni punto di vista, compresa la scelta di eseguire ‘More Than A Feeling’ dei Boston come saluto finale.
QUIET RIOT
Dei Quiet Riot tutti sappiamo tutto. Conosciamo la loro storia e sappiamo che dei membri fondatori ormai c’è rimasto solamente più Frankie Banali. Fanno parte della band altri musicisti che nell’arco degli anni hanno gravitato nell’orbita dei Quiet Riot come Chuck Wright o Alex Grossi. La band senza infamia e senza lode ha deciso di proseguire il proprio percorso alternando album di qualità ad altri un po’ meno riusciti (diciamo così). Questa sera finalmente abbiamo l’occasione di vederli sul palco per verificarne la qualità e soprattutto la credibilità. Partiamo subito da James William Durbin, il lead singer della band ormai da un anno a questa parte. Il suo è il compito più difficile, anche perché la voce in un gruppo, caratterizza e rende riconoscibile la band. James è l’ennesimo prodotto di un talent show (American Idol, decima serie) e guardando i brani che ha portato al talent, si può tranquillamente dire che è uno dei ‘nostri’. La sua performance è stata devastante sia per presenza che per potenza canora. Non è facile salire sul palco di una band del genere e dover dimostrare tutte le volte le proprie qualità, cosa che James ha fatto anche questa sera. Gli highlights della serata sono posti, come di regola, a fine set e vengono ben rappresentati dall’esecuzione di ‘Cum On Feel The Noize’ e ‘Bang Your Head’ cantate a squarciagola da tutti i presenti, compresi quelli che momentaneamente erano fuori a prendere un po’ d’aria fresca/fumare. Due inni!! A grande richiesta la band risale sul palco per suonare ‘Highway To Hell’ un classico degli AC/DC, prima di salutare tutti. Non saranno quei Quiet Riot, ma questa è una band di valore, merito soprattutto dei nuovi membri.
STRYPER
Ennesimo ritorno è quello degli Stryper, la band cristiana per eccellenza torna ancora una volta in Italia, dopo la partecipazione al Frontiers di qualche anno fa, dopo il concerto tenutosi all’Alcatraz, rieccoli ancora una volta con i loro completini gialli e neri. Non c’è molto da dire se non che la band ci ha regalato un’esibizione a dir poco perfetta. Anche i problemi ai monitor di Michael Sweet vengono superati col sorriso e gli stessi non intaccano in nulla una presentazione eccezionale. Gli anni passano ma Michael continua ad avere una voce pazzesca. Oz non è da meno e lo aiuta nei cori oltre ad occuparsi della sua chitarra. Robert Sweet e Perry Richardson (ex FireHouse) compongono la nuova sezione ritmica davvero eccellente. Durante l’esibizione Michael lancia qualche bibbia ed è paradossale vedere la gente lottare per accaparrarsene una copia. Ma dove è finito lo spirito cristiano?? La setlist è stata più varia del solito, ma la parte del leone la fanno -da sempre- i superclassici ‘To Hell With The Devil’, ‘Honestly’, ‘Soldier Under Command’ e ‘In God We Trust’!! La band che negli anni ottanta era un pochino lasciata da parte per i temi trattati nelle canzoni, si sta non solo prendendo una rivincita, ma dimostrando la qualità che hanno sempre avuto e che continuano ad avere anche dopo tutto questo tempo.