Flotsam and Jetsam + Cruentus + Scala Mercalli + Blindcat + Red Riot @Demodé – Modugno (BA), 30 aprile 2018
Il 04/05/2018, di Giuseppe Cassatella.
Dall’accoppiata Metal Symposium e Agglutination non poteva che nascere una grande serata. Il WarmUp di quello che è senza dubbio l’evento metal più importante del Meridione – che al momento vede confermati per il prossimo agosto i Death SS, i Pestilence e i Necrodeath – ha avuto come protagonisti assoluti gli americani Flotsam and Jetsam, spesso derubricati a mera ex band di Jason Newsted (Metallica, VoiVod, Newsted, tra gli altri). In realtà, agli statunitensi spetta di diritto un posto nella storia del genere a noi più caro almeno per due dischi, ‘Doomsday for the Deceiver’ (1986) e ‘No Place for Disgrace’ (1988) – quest’ultimo all’epoca bistrattato per la presenza di una cover poco true, ‘Saturday Night’s Alright For Fighting’ di Elton John, ma oggi introvabile e con quotazioni altissime, tanto che la band ultimamente lo ha re-inciso – che affiancano un’altra decina dischi, al vero, dai contenuti altalenanti e non sempre esaltanti.
Complice un giorno lavorativo e un orario di inizio previsto alle 20:00, il pubblico è arrivato alla spicciolata. La sala piccola del Demodé alla fine s’è riempita, anche se non è stato un pienone, tant’è che quando sono saliti sul palco i Red Riot era presente solo una manciata di persone. Nonostante tutto la band se n’è fregata e ha regalato una prestazione energica, dimostrando di saper tenere bene il palco. Una scaletta di mezz’ora a base di un metal dalle venature thrash, molto robusto e interessante. Non avevo mai ascoltato i campani, ammetto che mi hanno fatto un’ottima impressione.
Non erano, invece, una novità i Blindcat. Da qualche giorno sul mio stereo gira il loro nuovo ‘Shockwave’, album uscito per la Andromeda Relix, che racchiude dell’ottimo hard rock. Ero curioso di sentire quei brani dal vivo, per vedere che effetto fanno fuori dallo studio. Quello che ho sentito è stato un sound molto più pesante, con delle marcate influenza Black Sabbath, soprattutto in virtù di un maggiore groove. Peccato che la voce di Gianbattista Recchia sia stata un po’ penalizzata dall’acustica non perfetta della sala parzialmente vuota.
Non credo di aver mai incrociato in questi anni di pellegrinaggi tra festival e concerti metal in giro per lo Stivale gli Scala Mercalli. Conoscevo le loro gesta in studio e apprezzo il sound e il concept che c’è dietro la band marchigiana. Per questo ho assistito con piacere alla performance di questi ragazzi, valutando positivamente il loro heavy power dal piglio classico. L’ingombrante cannone ottocentesco non ha certo aiutato il gruppo sul palco, però alla fine gli Scala sono riusciti a muoversi con disinvoltura, meritando in chiusura il plauso del pubblico.
Chi non vedevo da un po’ all’opera erano i Cruentus, il gruppo più estremo del lotto messo su da Metal Symposium e Agglutination. La carica di energia dei baresi è rimasta immutata, probabilmente i thrasher, accorsi per ascoltatore i Flotsam And Jetsam, hanno trovato per le proprie pulsioni distruttive nel death tecnico e violento dei nostri un terreno più fertile rispetto a quello delle band procedenti, dedite a sonorità ben più leggere e melodiche. Sta di fatto che il primo pogo della serata è apparso proprio nella mezzora a disposizione dei Cruentus. Profeti in patria!
Dopo una veloce premiazione, che ha visto i vincitori accaparrarsi alcuni preziosissimi tagliandi per l’imminente data degli Incatation a Bari e per l’Agglutination, sul palco sono saliti finalmente i Flotsam And Jetsam. Il gruppo ha da poco accolto nelle proprie fila Ken Mary, già dietro le pelli della Alice Cooper Band e Accept, che verosimilmente troverà spazio anche sul prossimo disco in uscita su AFM Records. Oltre al nuovo ingresso, sul palco c’erano Steve Conley (chitarra), Michael Spencer (basso), e gli storici Michael Gilbert (chitarra) e Eric A.K. (voce). Quest’ultimo, abbastanza minuto fisicamente, ma ancora in grado di cantare alla grande, mentre Gilbert pare non invecchiare mai. Inutile dire come gli americani abbiano messo a ferro e fuoco il Demodé, pochi fronzoli e molta sostanza. Sostanza proveniente soprattutto dal mitico primo album, saccheggiato a piene mani e dato in pasto al pubblico. ‘Hammered’, ‘Doomsday for the Deceiver’, ‘Desecrator’, ‘Metal Shock’, ‘She Took an Axe’, sono state eseguite insieme alle varie ‘No Place For Disgrace’, ‘Hard on You’, ‘Dreams of Death’, ‘Monkey Wrench’, ‘I Live You Die’. Come detto l’ugola di Erik, una delle migliori della scena thrash per il sottoscritto, regge ancora alla grande, così come la band macina riff su riff che è una bellezza. Un macchina live con pochi difetti, che però non ha un imponente impatto fisico sul palco (va anche detto che le dimensioni del proscenio erano abbastanza limitate). Un rapido bis e poi tutti a casa, stanchi ma soddisfatti di aver cantato e sudato con alcuni dei classiconi del metal anni 80.