Giovanni Lindo Ferretti @Eremo Club – Molfetta (BA), 7 aprile 2018
Il 10/04/2018, di Giuseppe Cassatella.
Uno dei padri del punk italico, Giovanni Lindo Ferretti, è tornato in Puglia a meno di un anno dalla sua ultima esibizione, sempre all’Eremo Club di Molfetta. Nonostante si trattasse ancora una volta del pluriennale tour “A cuor contento” (io stesso ho assistito a una sua tappa a Bari nel lontano 2012!), le differenze rispetto allo scorso anno non sono mancate. La prima cosa che saltata all’occhio è stata la formazione ridotta all’osso, con i soli ex Ustmamò Ezio Bonicelli (violino e chitarra elettrica) e Luca A. Rossi (basso, chitarra elettrica e batteria elettronica) con il cantante sul palco. Questa line up a tre ha riletto e, in alcune occasioni stravolto, i brani dell’artista emiliano, rendendoli difficilmente riconoscibili (due classici come ‘Annarella’ ed ‘Emilia Paranoica, che normalmente innescano l’entusiasmo del pubblico, in questa inedita versione sono stati accolti timidamente, se non freddamente dai fan). L’atmosfera generale, nonostante il buon numero – anche se inferiore rispetto a quello dello spettacolo di un anno fa – di partecipanti, è stata sostanzialmente intima, luci soffuse e Ferretti quasi sempre con le mani in tasca, in una posa al limite delle timidezza. Senza sezione ritmica, un grande spazio è stato lasciato ai campionamenti, con il lavoro dei due Ustmamò, sopratutto del violino, a rendere il tutto più caldo, umano e solenne. Il cammino artistico di Giovanni Lindo Ferretti è stato ripercorso quasi per intero, dai CCCP ai PGR, passando per i CSI, senza tralasciare alcuni capitoli più recenti della cospicua discografia. Pur se iniziato con ‘Brace’ dei CSI, la prima parte del concerto è stata dedicata al repertorio dei CCCP – Fedeli Alla Linea: ‘Amandoti’, ‘Tu Menti’, ‘Tomorrow’, ‘Mi ami?’, ‘Oh! Battagliero’, ‘Curami’, ‘And the Radio Plays’, ‘Madre’, ‘Annarella’ e ‘Radio Kabul’. Un rosario punk emilano-filosovietico, sgranato tutto d’un fiato, che nell’impatto sonoro ha perso qualcosa nella nuova veste, ma che dal punto di vista emotivo e contenutistico mantiene inalterata la propria carica sovversiva e provocatrice. Perché, alla fine, Ferretti, a modo suo, sovversivo e provocatore lo è ancora: sempre contro, con atteggiamenti che infastidiscono, ieri l’italia democristiana, oggi i suoi ex compagni. Prendere o lasciare, come ha detto lui ‘non vi do quello che vi aspettate, non sono come mi desiderate, ma so che non mi volete bene”. Se non lui, impossibile non amare i pezzi dei CSI, vero apice del rock italiano dei novanta con tre capolavori pubblicati in meno di un triennio. Sono bastate l’esecuzioni di ‘Polvere’, ‘Cupe Vampe’, ‘Del Mondo’, ‘Guardali Negli Occhi’, ‘Depressione Caspica’ e ‘Irata’ a riscaldare i cuori e le ugole dei presenti. Con la voce del cantante a creare suggestioni quasi liturgiche, con la parola al centro di tutto: ora canto, ora nenia, ora cantilena. Qui e là ancora qualche pezzo epoca CCCP, come ‘Per Me Lo So’ e ‘Inch’Allah – Ça va’. Poi il bis, con un terzetto formato da ‘Ombra Brada’, ‘Emilia Paranoica’ (l’unico momento, esclusi quelli in cui ha sorseggiato del vino, in cui le mani sono state fuori dalla tasche dei pantaloni mimetici) e ‘Spara Jurij’, con il pogo generale a sancire la parola fine! Una serata di grande musica al cospetto di un artista controverso e incisivo come pochi, che riesce nell’impresa di unire sotto lo stesso palco rocker, metallari e punk!