Rhapsody Farewell Tour @Bologna/Milano, 17/20 febbraio 2018
Il 24/02/2018, di Redazione.
Live @Zona Roveri – Bologna, 17 febbraio 2018
di Alex Ventriglia
Facendo fatica a non cedere sotto gli imperiosi colpi dei Rhapsody di Fabio Lione e Luca Turilli, viene il magone a pensare che siamo alle battute finali di questo nome oramai glorioso che mezzo mondo ci invidia. Nella prima delle quattro date italiane estratte dal 20th Anniversary Farewell Tour, l’esibizione alla Zona Roveri di Bologna del quintetto completato da Alex Holzwarth (batteria), Dominique Lerquin (chitarra) e Patrice Guers (basso) mostra una band affiatata e coesa, in splendida forma e rodata da una prima parte di tournée lunga e ricchissima di soddisfazioni, è stato specialmente in Sud America che i Rhapsody han mietuto “vittime” e consensi, lungo un Continente che li ha sempre amati alla follia, sin dagli albori dell’epocale ‘Legendary Tales’. Con dalla loro una scaletta particolarmente strutturata bene, favorendo sia l’impatto che la regalità delle composizioni più celebrate dell’epopea rhapsodiana, con un occhio di riguardo verso il repertorio di ‘Symphony Of Enchanted Lands’: spettacolari sia la tellurica ‘Wisdom Of The Kings’ che ‘Beyond The Gates Of Infinity’, applausi a scena aperta per ‘Riding The Winds Of Eternity’ e tutti in rispettoso silenzio durante l’esecuzione della title-track stessa, eccezionale per solennità emozionale e arcaico pathos, con la maestosità vocale di Fabio affiancata dalla leggiadria incantevole della special-guest Nicoletta Rosellini, bravissima frontgirl dei toscani Kalidia. Tra i picchi assoluti, l’assolo di Fabio nella ‘Con Te Partirò’, meravigliosa canzone di Bocelli ancor più sublimata nella serata bolognese dalla prestazione del riccioluto singer, che si ripete e si supera, supportato da un funambolico Turilli e da un organico che non molla di un millimetro in quanto a coesione e determinazione. Sorprendenti anche i bis, da ‘Rain Of A Thousand Flames’ a ‘Lamento Eroico’, altro capolavoro assoluto a totale appannaggio di Lione, alla conclusiva, osannatissima ‘Emerald Sword’, forse il brano che simboleggia in tutto e per tutto i Rhapsody, per il quale la band stasera si avvale dell’ospitata di Alessandro Conti, vocalist noto ai più per i suoi legami con Trick Or Treat, Luca Turilli’s Rhapsody e altre collaborazioni di prestigio. Lo scatenato duetto tra Fabio e Alessandro chiude con intensità e grandissimo rammarico una serata che, lo sappiamo tutti, ricorderemo per sempre, e non soltanto per le qualità musicali, purtroppo. Una performance di livello assoluto, alla quale hanno contribuito con grande valore e la giusta sfrontatezza i due gruppi di supporto, i romeni Scarlet Aura capitanati da Aura Danciulescu, frontgirl notevole sia per la bellezza che per le qualità canore, la quale ricorda non poco il fiero piglio di Doro Pesch, ma soprattutto i Beast In Black, un quintetto finlandese a dir poco incredibile per forza d’urto e padronanza delle melodie più accattivanti, al limite della dance-music più tamarra! Se mi si può passare il termine, concettualmente i Beast In Black sono una sorta di Accept meno aggressivi, ma più “paraculi” a livello tattico, con in dotazione un superlativo frontman come il greco Yannis Papadopoulos, uno che sposta gli equilibri all’interno di una band, e pure di parecchio. Ci ritorneremo, su questo gruppo che ha subito incenerito qualsiasi perplessità, comprese quelle del sottoscritto…
Live @Alcatraz – Milano, 20 febbraio 2018
di Marco Giono
Potrebbe davvero essere una data speciale. L’ultima possibilità di vedere a Milano i Rhapsody Reunion con Lione e Turilli su uno stesso palco, l’ultima volta per una delle band più importanti della galassia power metal italiana a vent’anni (circa) dagli esordi che si esibisce nell’ultima data italiana per il loro 20th Anniversary Farewell Tour. Speciale anche per la presenza al loro primo tour europeo dei Beast in Beast. Ma chi sono costoro?
Sembra passato pochissimo tempo da quando il buon Kabanen è stato cacciato dai Battle Beast. Cosa che all’apparenza potrebbe sembrare normale, non fosse altro che si trattava della band da lui fondata, per la quale componeva ogni singola traccia. E’ finita? Proprio per nulla Kabanen trasforma la bestia in un nuova band, i Beast in Black, passando tra l’altro, da una voce femminile ad una maschile, quella virtuosa e alta di Yannis Papadopoulos. Mentre i Battle Beast pubblicano un album spostando gli equilibri verso la melodia più leggera, i Beast in Black perseguono la via di un heavy metal che fa leva su tastiere anni ottanta e melodie esplosive, dando alla luce a novembre 2017 a ‘Berseker’. Prima di raccontare il concerto dei Beast, segnalo di aver mancato la band di apertura i Scarlet Aura, chiedo venia, sarà, spero, per la prossima volta. Dei Rhapsody non mi rimane molto da dire se non che la loro reunion ha una scadenza temporale che li confinerebbe a questo tour, a questa data per l’Italia. La formazione prevede, oltre a Lione e Turilli, il batterista di lungo corso Alex Holzwart, il chitarrista Dominique Leurquin e il bassista Patrice Guers (manca un tastierista ahime, pertanto dal vivo, con i limiti del caso, fanno uso di parti registrate). Tutti impegnati a tributare un passato più vivo che mai con brani che toccano le prime pubblicazioni del gruppo, dagli esordi leggendari del 1995 a ‘The Power of the Dragonflame’ del 2002. Già, non vediamo l’ora. Be the epic with you!
Battle Beast
Tornando all’Alcatraz… nel frattempo il pubblico va riempiendo gli spazi, quando le luci si affievoliscono, appaiono in tutta la loro possenza i Beast in Black. Possenza che si definisce nel brano d’apertura, una cover dei Judas Priest ‘Night Crawler’ che diventa manifesto. Voce, potenza e melodie fortissime. Cose che ritroviamo facilmente in brani quali ‘Beast in Black’ oppure ‘Blood of a Lion’. Ma non è finita lì, perchè nel repertorio di Kabanen troviamo altro come al solito ed in particolare ci imbattiamo nelle note folli di dance di ‘Crazy, Mad, Insane’. Funziona? Forse la preferisco su disco, ma resta un buon diversivo anche dal vivo. Il pubblico nelle prime file partecipa con trasporto, gli altri si fanno comunque trascinare dalle melodie ed è facile immaginare che grazie al duetto di chiusura, ‘Blind And Frozen’ e ‘End of the World’ si siano guadagnati altri fan. The Beast is Back e con onore.
Rhapsody Reunion
Ovviamente per i Rhapsody, il pubblico è ormai presente in forze e si respira l’atmosfera delle grandi occasioni. I nostri eroi non si fanno attendere. L’intro è qualcosa che ti ricorda da dove provieni e che in fondo da quelle note lì non ti sei mai allontanato veramente. ‘In Tenibris’ ci avvolge, mentre ‘Dawn of Victory’ sveglia gli spiriti dei convenuti in un coro possente che travolge e sconvolge qualunque cosa. Turilli si muove con un’energia spiazzante sul palco, Fabio Lione prende le note e le trasforma in fuoco, gli altri del gruppo li seguono con onore. Tuttavia un concerto dei Rhapsody in Italia è di certo qualcosa di speciale, infatti viene a mancare la distanza tra palco e pubblico, la distinzione tra creatore e spettatore. Così poco importa se si tratta di ‘Wisdom of the Kings’, ‘Village of Dwarves’ o ‘The Knightrider of Doom’, comunque, a prescindere, la legione italiana si scatena potente e viva più che mai. Tutto scorre fluido e maestoso. Prima il tributo al compianto Christopher Lee con ‘Riding the Winds of Eternity’, poi con la sorpresa gradita di una voce femminile a duettare sul palco con Fabio Lione in ‘Symphony of Enchanted Lands’. L’incantevole e talentuosa creatura è Nicoletta Rosellini della band power metal, Kalidia. Ottima esibizione anche la sua. E’ un attimo che ti imbatti in una cover inaspettata, Lione canta ‘Con te partirò’ di Andrea Bocelli. Tributo in fondo in linea con l’essenza epico tragico romantica dei Rhapsody stessi. Sono davvero trascorsi vent’anni dagli esordi? Non pare vero, l’entusiasmo con cui Turilli si muove sul palco, l’energia e la magia dei brani sono sempre la stessa degli inizi, così quando chiudiamo la serata con ‘Lamento Eroico’ e ‘Emerald Sword’ non resta che essere felici per un evento che in cuor mio spero non sia davvero l’ultimo, diversamente: “Gloria, gloria perpetua in this dawn of victory”…
FOTO DI ROBERTO VILLANI