Metallica Italian Worldwired Tour 2018 @Torino/Bologna, 10/14 febbraio 2018
Il 16/02/2018, di Redazione.
Queste tappe italiane del Worldwired tour dei Metallica hanno fatto discutere, più che per le prestazioni dei Quattro Cavalieri per le cover scelte per omaggiare la musica del nostro paese. Vi presentiamo i report delle tre serate che hanno visto coinvolte migliaia di persone e, ne siamo sicuri, molti di voi. Buona lettura!
Live @Pala Alpitour – Torino, 10 febbraio 2018
di Alberto Gandolfo
Il 10 febbraio 2018, l’attesa è finita dopo 22 anni i Four Horsemen sono tornati in terra Sabauda. L’ultima apparizione dei ‘Tallica in territorio torinese risaliva al 29 settembre 1996, al Pala Stampa, concerto diventato noto tra i fan italiani per uno dei tanti “stage accident” inscenato da Hetfield e soci.
Il 10 febbraio i Metallica hanno portato il nuovo ‘Hardwired… To Self-Destruct ‘al Pala Alpitour. Show sold out da mesi, e gente in coda sin dal primissimo mattino nonostante temperature non delle più miti.
Dopo il concerto d’apertura dei Kvelertak, passato abbastanza in sordina, le immortali note di Ennio Morricone avvisano i 15 mila del Pala Alpitour che i Metallica stanno finalmente arrivando.
Il colpo d’occhio, con lo stage piazzato in centro all’arena a 360° è notevole.
L’inizio è ovviamente dedicato al nuovo album con ‘Hardwired’ e ‘Atlas, Rise’ suonata una dopo l’altra. E abbiamo subito due conferme: i nuovi pezzi dal vivo rendono alla grande, ma soprattutto, quella più importante, la band sembra essere in ottima forma: Hetfield ha finalmente ritrovato la sua forma migliore, vocalmente parlando, Trujilo è una garanzia, un bassista con una tecnica sovrumana, Hammett fa sempre il suo e Lars Urlich (spesso il tasto più dolente nelle prestazioni dei quattro), nonostante abbia semplificato i passaggi sulle parti più veloci, regge alla grande le quasi 2 ore e mezza di heavy metal.
Dopo due canzoni nuove, i Metallica scaldano a dovere il pubblico con tre super classici uno dietro l’altro: ‘Seek & Destroy’, ‘Leper Messiah’ e ‘Welcome Home (Sanitarium)’.
Il concerto prosegue e finalmente nel parterre comincia a scatenarsi il pogo, pogo che aumenta di energia sulla poderosa ‘Spit Out the Bone’, che senza dubbio è stato il brano più apprezzato tra quelli estrapolati da ‘Hardwired… To Self-Destruct’.
Si passa per ‘For Whom The Bell Tolls’ per arrivare ad ‘Halo On Fire’, dopo quest’ultima Trujilo e Hammett rimangono da soli sul palco, probabilmente senza sapere che polverone mediatico si sarebbe scatenato da lì a poco. Trujilo canta e suona (scherzosamente) ‘C’è Chi Dice No’ del rocker di Zocca Vasco Rossi, si alza qualche fischio, qualcuno ride per la gag inscenata dai due, e in tanti cantano. Poche ore dopo, sui social si scatena la polemica, in sostanza con due fazioni: gli incazzati per la cover, e chi ha apprezzato il gesto. Chi vi scrive (forse preso dalla gioia del suo primo concerto dei ‘Tallica) ha apprezzato e trovato divertente il gesto, visto che in fin dei conti è una gag che la band sta proponendo in tute le nazioni in cui sta mettendo piede, ma soprattutto stiamo parlando di poco più di 120 secondi su oltre due ore di show.
I Metallica proseguono il loro show mischiando bene pezzi storici, pezzi nuovi e l’immancabile cover. A Torino, parlando di cover tocca a ‘Blitzkrieg’, seguita da ‘The Memory Remains’ con un finale da brividi con tutto il Pala Alpitour che canta in coro la parte che in ReLoad fu di Marianne Faithfull. Dal 1997 si salta al 2016, con i Metallica che inseriscono ancora un brano dalla loro ultima fatica discografica suonando ‘Moth Into Flame’, in questo brano da segnalare forse una delle trovate sceniche più geniali della carriera dei 4 cavalieri: la band viene circondata da uno sciame di droni luminosi che si aggira intorno alla band, da brividi.
Si arriva così al grande finale: con ‘One’ (senza effetti pirotecnici) e ‘Master Of Puppets’ sparate una dietro l’altra, la band saluta e abbandona il palco, ma non è ancora finita.
Dopo pochi minuti, i Quattro tornano sul palco e iniziano a suonare una vera e propria rarità nelle scalette dei ‘Tallica, ‘Orion’, il brano strumentale uscito nel 1986 con ‘Master Of Puppets’ reso celebre grazie alla prestazione al basso di Cliff Burton. Sabato 10 febbraio si celebrava il Cliff Burton Day e Cliff Burton avrebbe compiuto 55 anni, la band non poteva scegliere modo migliore per tributare il leggendario bassista.
Dopo ‘Orion’, i Metallica “frenano” per la prima volta dopo due ore e mezza di show, suonando l’immancabile ballad ‘Nothing Else Matters’, seguita da ‘Enter Sandman’ con tanto di esplosioni e fuochi d’artificio. La fine di uno show fantastico, dove la band non si è di certo risparmiata.
E quindi che dire a fine show?
Prima di trarre queste conclusioni, e scrivere questo articolo, ho voluto aspettare qualche giorno, riascoltare anche la registrazione ufficiale rilasciata dalla band del concerto torinese, per non rischiare di essere troppo entusiasta dal mio primo concerto dei Metallica, ma le riflessioni che vengono da fare restano quelle di fine show: la band ha ritrovato la sua forma migliore, il nuovo album grazie al ritorno a sonorità più heavy ha fatto centro anche in sede live. L’unica nota negativa che mi viene da segnalare, la presenza di veramente troppi smartphone a un concerto metal, tutte le altre polemiche apparse sui social sono solo chiacchiere da bar.
Live @Unipol Arena – Bologna, 12 febbraio 2018
di Roberto Villani
La data torinese dei Metallica ha creato quasi più clamore tra i social e gli organi di stampa per l’omaggio a Vasco di ‘C’e’ Chi Dice No’ che per la portata dell’evento in sé, considerato che stiamo parlando di uno dei tour di maggior successo per i Four Horsemen, assenti in un tour indoor nel Belpaese dal 2009.
Anche a Bologna per la prima delle due esibizioni sold-out all’Unipol Arena, il refrain più gettonato tra il pubblico in fila all’entrata, era rivolto soprattutto verso quale canzone della tradizione italiana ci venisse regalata da Robert Truijllo e Kirk Hammett, i due Tallica deputati a coverizzare i brani di casa nostra.
L’attesa finisce quando le note di Volare ‘Nel Blu Dipinto di Blu’, vengono prima accolte con un boato e poi scandite all’unisono dall’intera platea dell’arena bolognese, che ha già avuto modo di scaldarsi con l’irruenza thrash della recentissima ‘Hardwired’ e ‘Seek & Destroy’, manifesti inconfutabili di longevità e creatività artistica, tesori pescati attraverso continui salti temporali tra gli album che hanno scritto a fuoco la storia dell’heavy metal.
James Hetfield appare in una forma strepitosa, dialoga costantemente con la platea bolognese tra un pezzo e l’altro percorre in lungo e in largo il palco centrale, un vero asso nella manica che fa di tutto per concedersi ai fan, definiti più volte la famiglia Metallica.
Molto suggestivi i mini droni che aleggiano sospesi tra palco e gradinate durante ‘Moth Into Flame’, creando un connubio vincente tra musica di altissimo livello e scenografia, davvero incantevole , che cattura quanto brani memorabili come ‘Creeping Death’ e ‘Battery’, in una miriade di smartphone alzati al cielo.
Un concerto tiratissimo per più di due ore, che ha offerto il meglio di sé nel gran finale, o meglio, dalla parte centrale in avanti, dove hanno sfilato i classici immortali, da ‘Master Of Puppets’ a ‘Sad But True’, da ‘One’ passando per ‘Helpless’ dei ‘Diamond Head’, fino alle conclusive e richiestissime ‘Nothing Else Matters’ ed ‘Enter Sandman’, in una sorta di karaoke gigantesco, in cui Lars, Kirk, Robert e James hanno letteralmente ammaliato i tredicimila presenti all’Unipol Arena .
Un successo annunciato per la prima data bolognese del Worldwired Tour , carrozzone che prevede uno shop esclusivo ed itinerante griffato Metallica , aperto nel pieno centro di Bologna e, come prevedibile, preso d’assalto durante i cinque giorni di apertura .
E ora il concerto bis nel giorno di San Valentino .
Live @Unipol Arena – Bologna, 14 febbraio 2018
di Alex Ventriglia
Terza data del lotto italiano che, neppure a farlo apposta, ha suscitato parecchio clamore, ma soprattutto un dato inconfutabile, che i Metallica erano e restano una grandissima realtà. Musicale e non. Chi li contesta o li denigra per partito preso, non può che esser immediatamente spazzato via dalla loro energia che, specialmente sulle assi del palcoscenico, risulta micidiale. E fresca. A dispetto delle primavere sul groppone dei quattro protagonisti. Sì, perché anche l’ultimo dei tre concerti italiani (concerti che hanno totalizzato la bellezza di quasi 45mila spettatori, tra l’altro stabilendo il record di affluenza di entrambe le venue, sia per il Pala Alpitour di Torino che per la più “rodata” e recentemente ampliata Unipol Arena di Bologna, un risultato che, se possibile, amplifica enormemente la portata dell’evento, la voglia che c’era dei Metallica, assenti dai nostri palchi dal 2015) è stato un’autentica cavalcata attraverso le loro varie fasi, con il four-piece che ha saputo variegare con maestria la scaletta, dando sfoggio del proprio strabiliante stato di forma e del feeling pazzesco che ha con il suo pubblico italiano. La data del 14 febbraio, giorno di San Valentino, ha probabilmente spinto ai massimi livelli l’istinto anarchico dei Nostri (quello è rimasto tale e quale quello degli esordi, seppur leggermente nascosto), i quali, capaci di andare spesso controcorrente, si sono divertiti sia aizzando gli animi della folla, sia smorzandone gli umori, con picchi di grande intensità e pathos emotivo. Incastrando meravigliosamente bene i brani estratti dall’ultimo album – ‘Hardwired… To Self-Destruct’, piazzata dopo il celebre intro morriconiano ‘The Ecstasy Of Gold’, è una sassata in pieno volto, isterica virulenza al comando! Per non dire di ‘Moth Into Flame’, suonata d’impeto e sotto la suggestiva danza di droni luminosi, ma ‘Halo On Fire’ (godimento puro!) e ‘Spit Out The Bone’ in special modo sono coinvolgenti e veementi tanto basta per chiudere definitivamente la contesa – sia con i pezzi storici (‘Seek And Destroy’, ‘One’ e ‘Master Of Puppets’) che con buona parte del repertorio del ‘Black Album’, in cui spiccano ‘Of Wolf And Man’ e una ‘Sad But True’ espulsa fuori con rabbia vera! Un live show dei Metallica è un fiammeggiante crescendo rossiniano, lo è sempre stato, e oggi, con la totale consapevolezza dei propri mezzi, la band fa ciò che vuole e ai massimi livelli, infischiandosene delle polemiche e delle critiche stupide, poiché davvero limitate e fini a se stesse. Al terzo giro, il tributo è spettato a Lucio Dalla e alla sua ‘Caruso’, un semplice abbozzo, una manciata di accordi, ma è l’idea quella che conta, l’omaggio riservato alla platea italiana, anche questo è un segno della grandezza dei Metallica, perché il gesto non è da sottovalutare, anzi. Un gesto prezioso incastonato dentro due ore e mezza di spettacolo garantito sotto tutti i profili, con la band che, dal punto di vista scenografico, si permette di alzare sempre la fatidica asticella! Fiero, determinato, divertito e coinvolgente, il quartetto californiano visto all’opera nelle tre date italiane lo possiamo riassumere così, il resto sono chiacchiere destinate al vento. Di cui non resterà appunto traccia… Un plauso infine ai norvegesi Kvelertak, band di supporto soltanto apparentemente fuori contesto ma che la sua parte l’ha fatta, e pure bene, impegnata in un compito di certo non semplice. Se solo fossero meno prolissi e più essenziali nella costruzione delle loro trame musicali, per i cinque di Stavanger la pagnotta sarebbe forse definitivamente assicurata. Ma il tempo è tutto dalla loro parte…