Nothing More + In Search of Sun + Psycho Village @Legend Club – Milano, 1 dicembre 2017
Il 02/12/2017, di Marco Giono.
Un freddo gelido avvolge Milano, minacciando possibili nevicate nella notte. Il traffico del fine settimana diluisce il tempo mancante per raggiungere il Legend Club. Il locale è ormai un punto di riferimento sia per concerti rock/metal che per eventi festaioli di ogni tipo. A pochi minuti dall’inizio del concerto, mi metto in coda con un nutrito gruppo di persone in attesa di assistere ad una serata di un rock declinato nelle varianti più diverse. Apriranno gli Psycho Village, gruppo proveniente dall’Austria, con il loro rock post grunge che reca tracce di classicità, nella sua potenza hard rock. Seguono gli inglesi In Search Of Sun che diversamente innestano passaggi progressive in un rock in bilico tra sfuriate hardcore e melodie trascinanti. Il cuore dei fan è invece rivolto agli americani Nothing More. La band ha pubblicato da pochi mesi il nuovo e ottimo album ‘The Stories We Tell Ourselves’. I Nothing More, grazie anche all’inserimento del talentuoso batterista Ben Anderson, ai nostri giorni sono stati in grado di dare vita a canzoni ricche di influenze (dal pop al punk) in uno stile inconfondibile, che si inserisce perfettamente nella discografia del gruppo. Ormai non ci rimane quindi che varcare la soglia del Legend e immergersi in questa ondata di energia rock.
Psycho Village, ore 19.30
Solo otto anni di vita ed un ep intitolato ‘Selfmade Fairytale – Part 1’ basteranno per scaldare un pubblico già numeroso? Gli Psycho Village è evidente che ci sanno fare. Non tanto per i due schermi scenici posti alle spalle del trio o per la presenza carismatica dell’unico membro effettivo, cantante e chitarrista, Daniel Kremsner, ma a funzionare sono proprio le canzoni. Ti trascinano in modo naturale, come quando ti trovi a seguire le sfuriate melodiche di ‘It’s Okay’ o l’energia cinetica di ‘Shine On Us’. Li seguiamo con trasporto fino all’ultima goccia di sudore, fino all’ultima nota rock. Il pubblico approva e gli Psycho Village possono lasciare con onore dal palco.
In Search Of Sun, ore 20.30
Ora invece si tratta di traghettare il pubblico verso l’ultimo atto della serata. Nel mezzo del nostro cammino quindi ci troviamo a che fare gli In Search of Sun. Nascono nel 2011 e danno alla stampe solo nel 2014 il loro disco d’esordio intitolato ‘The World Is Yours’. Si compongono di cinque elementi e sul palco non lesinano energie. Certo il loro rock è più controllato, come la voce del cantante Adam Leader o i passaggi strumentali progressivi che arricchiscono le partiture hard rock della band. Necessitano di tempo per carburare ed in fondo anche i suoni migliorano con il passare dei brani, ma alla fine il pubblico li segue rapito e divertito da una proposta musicale peculiare e sempre credibile.
Nothing More, ore 21.30
I pochi minuti di ritardo paiono un’eternità per i fan. Così l’intro diventa countdown per alleviare l’ansia causata dal ritardato ingresso dei Nothing More. L’attesa velocemente ha ceduto il passo all’adrenalina. Il primo brano viene urlato e cantato dal pubblico, tanto da coprire ogni cosa, ma non la voce di Jonny Hawkins. Il cantante, a torso nudo, si muove sul palco con un’energia animalesca a cui corrisponde una prestazione vocale altrettanto impressionante. Se poi uno avesse qualche dubbio sulla prestazione del nuovo batterista Ben Anderson e degli altri membri del gruppo, con il singolo ‘Let’em Burn’, troverà solo certezze. I ragazzi si muovono in sincrono ed in simbiosi con la musica stessa. Eseguono ogni cosa, anche difficile, con una naturalezza sorprendente. Non sono invece sorpreso nel constatare che quando a Jonny cade il microfono durante ‘Don’t Stop’, come nulla fosse, il pubblico sopperisce a quegli attimi di vuoto, scandendo ogni singola parola del chorus. C’è una chimica forte tra i fan e i Nothing More. Tale da far salire sul palco un loro fan (Davide) e musicista a suonare la tastiera durante la versione acustica di ‘Just Say When’. In fondo si è trattato di un vero e proprio rito tribale che sancisce l’inizio della seconda parte del concerto. In qualche modo Jonny sembra ora un pò provato da tanta energia e la voce pare affaticata su ‘Do You Wanna Really It?’, ma si tratta di uno scompenso temporaneo che non gli impedisce di far letteralmente esplodere ‘Jenny’ e ‘This Is The Time’. Solo che ora è davvero tempo di chiudere. Non ci rimane che dare tutto come chiede Jonny. Nessuno escluso. Ed in fondo ‘Salem’ brucia persino il sipario, nelle urla del pubblico e nella prestazione dei Nothing More. Si è trattato in poche parole di un gran concerto, niente di più, niente di meno.