Ufomammut + Doomraiser + Bluestone Valley live @ Eremo, Molfetta (BA), 24 Novembre 2017
Il 01/12/2017, di Giuseppe Cassatella.
Ancora una volta le navicelle di A Desert Odissey e Rockult sono planate dalle parti dell’Eremo di Molfetta, in provincia di Bari. Se al ritorno dall’ultima esplorazione avevano portato in dono per noi miseri terrestri le atmosfere rarefatte degli God Is An Astronaut, a questo giro il presente aveva le sembianze minacciose degli Ufommammut. Un gran bel regalo per noi che stavamo ancora riprendendoci dallo show dei mostruosi Morkobot di un mesetto fa al Demodé.
La splendida struttura dell’Eremo s’è dimostrata in grado di garantire concerti invernali in condizioni ottimali, perché se è vero che si trattava essenzialmente di un evento all’aperto sotto una tendostruttura, è anche vero che in pochi hanno risentito delle basse temperature. A innalzare ulteriormente i gradi sotto il tendone ci ha pensato, inoltre, il pubblico, numeroso, ma al di sotto di quelle che erano le mie aspettative, considerati i nomi coinvolti (mi sento di dire, senza timore di smentita, che in occasione del concerto degli GIAA il numero di paganti è stato ben più cospicuo).
La serata è partita con un po’ di ritardo, giustificato successivamente con la notizia del forfait dei Lotus Haters, evento sfortunato che ha permesso agli organizzatori di posticipare l’inizio, dando la possibilità anche ai più ritardatari di vedere l’esibizione d’apertura dei Bluestone Valley. Quest’ultimi li avevo già ascoltati prima della recente apparizione del gruppo post-rock irlandese, per questo le considerazioni sulla band di Antonello Maggi e sul loro blues pesante non possono essere dissimili da quelle espresse qualche mese fa: grande sound, che denota una certa predisposizione all’heavy che non è sempre riscontrabile nelle altre formazioni dedite al vintage rock.
Chi mancava da un bel po’ da queste parti, ma che ci torna spesso e volentieri, sono i romani Doomraiser. A memoria ricordo una loro esibizione al Demodé Club di Modugno nel 2011 e una al Nordwind di Bari nel 2013 (un’altra di spalla ai Novembre nel 2016 è invece saltata all’ultimo minuto). Ammetto di essere un loro fan di vecchia data, avendoli conosciuti ai tempi del primo demo. Il loro sound anni 80, fuso con la voce calda di matrice Glenn Danzig di Cynar, è per me quanto di meglio esprima il movimento doom nostrano, scena in cui le eccellenze non mancano di certo. Pur essendo lontana dal mercato da un paio d’anni, ‘Reverse (Passaggio Inverso)’ è del 2015, la band non ha avuto, almeno da queste parti, un calo di notorietà. Anzi, il pubblico che ha assistito alla performance dei romani, è stato più o meno lo stesso che ha seguito l’esibizione degli headliner. Il repertorio proposto non è stato chilometrico, giusto una mezza dozzina di pezzi, anche perché il minutaggio di ognuno di loro è stato comunque cospicuo. ‘Black Day’, ‘Raven’, ‘Addiction’, ‘Ghost’ e ‘Rotten’ ci hanno riconciliato con il più incontaminato doom (genere ormai di moda, cosa impensabile anche solo una decina di anni fa, ma sempre più contaminato da altre sonorità).
Gli Ufommamut sono, secondo me, la band italiana più spendibile all’estero. Non è solo una questione di qualità, ma di carisma. Pur seguendoli dai tempi dei loro esordi, quando ti capitava di scoprire casualmente grandi gruppi su Myspace, non avevo ancora visto all’opera i tre dal vivo. Grandiosi da studio, avrebbero retto la prova live? Questa era la mia domanda e anche quella di molti dei presenti che, come me, erano al battesimo live e che agognavano di sentire in un’altra dimensione, che non fosse quella su disco, le varie ‘Stigma’, ‘God’ e ‘Oroborus’. Scansiamo ogni equivoco, la band non solo dal vivo ha un suono degno dello studio, ma forse è anche meglio. Pur se solo in tre, il sound oscuro, grasso, pesante, allucinate dei nostri è magma nero che fagocita tutto. Una sorta di sabba spaziale in cui la ragione lascia spazio alla parte più irrazionale dell’ascoltatore. Cosa stranissima, visto che la musica degli Ufomammut è quanto di più cerebrale ci sia in giro, quasi matematico il loro approccio, nulla è lasciato al caso. Eppure, quella che dovrebbe risultare un’esperienza algida, si rivela quasi sensuale. Un album di recente pubblicazione, ‘8’, sviscerato e dato in pasto agli astanti come se fosse manna dallo spazio. Cena che però s’è rivelata insufficiente, tant’è che tutti hanno richiesto a gran voce il consueto bis.
Una serata riuscitissima, che per il sottoscritto ha avuto quasi il valore di un sogno nel cassetto realizzato (se vivi nel Meridione sono scarse le occasioni in cui puoi vedere due delle band che più apprezzi sullo stesso palco), credo che questo apprezzamento sia stato condiviso anche dalla parte restante del pubblico, che si è intrattenuta sino a notte tarda a parlare e a farsi autografare materiale dai disponibilissimi membri delle band.
FOTO DI ALESSANDRA ELEONORA VALENZANO