Evergrey + Need + Subliminal Fear @Legend 54 – Milano(MI), 24 settembre 2017
Il 12/10/2017, di Dario Cattaneo.
Ammettiamo che ci ha sempre fatto impressione vedere in azione al Legend 54 band che seguiamo fin da quando eravamo ragazzi… gruppi che, dopo tutto il tempo passato assieme, sono entrate a forza nel nostro cuore e che quindi ci immaginiamo – o in molti casi abbiamo proprio visto – suonare in posti ben più capienti. Gli Evergrey in particolare poi li abbiamo visti in concerto davvero molte volte, e appunto su palchi ben più grossi. Dobbiamo però riconoscere che tutto ciò che perde il Legend in capienza lo guadagna raddoppiato in intimità e vicinanza con il pubblico, e quindi – come leggerete nel corso di questo report – considerato che queste sono in effetti caratteristiche irrinunciabili per le esibizioni della dark progressive band svedese, la serata ha avuto per noi un esito decisamente più che positivo.
Prima di arrivare a Englund e soci, ci soffermiamo però volentieri sugli opener della serata, i nostrani Subliminal Fear. Forti di una musica moderna (in bilico diciamo tra uno spigoloso progressive metal, sonorità elettronico/industrial e tentazioni melo-death) sembrano forse essere fuori contesto, ma in realtà la loro proposta si rivela subito interessante e fruibile dagli ancora purtroppo pochi presenti. Sarà per l’alternanza di due voci (il growl di Dicanosa e le ottime clean di Cristallo), sarà per una marcata tendenza del gruppo a trovare buone soluzioni melodiche proprio a livello vocale, sarà per l’interessante fraseggio di Murgolo che prende le distanze dai lidi più estremi; ma la musica dei cinque pugliesi convince senza problemi, strappando applausi e diversi pugni alzati al cielo. Tanta energia, un pezzo davvero cattivo (la conclusiva ‘Evilution’) e un po’ di emozione per la prima calata meneghina e i Subliminal Fear portano a casa un buon risultato, lasciandoci il ricordo di una bella performance.
Discorso simile possiamo farlo per la band successiva, i greci Need. Stilisticamente nati da una costola dei Fates Warning più recenti (le similitudini col sound di ‘Theories Of Flight’ sono evidenti), gli ellenici non condividerebbero molto del mood musicale degli headliner ma riescono comunque bene nel compito di intrattenere anche questa particolare audience. Con una proposta musicale che si appoggia prevalentemente sui vorticosi e complessissimi fraseggi di Ravaya i cinque sul palco attirano attenzioni e applausi, non annoiando nemmeno quando il cantante Jon si eclissa per lasciare spazio alle lunghe evoluzioni strumentali dei suoi compagni. L’oretta a loro disposizione scorre in fretta, e i Nee dci presentano poche canzoni in una serie molto serrata: la lunghezza infatti delle composizioni non ha permesso infatti di aggiungere altro alla setlist. Di loro ci rimarrà il ricordo di un grandissimo chitarrista, preciso e pulito ma anche pieno di feeling, e gli echi della conclusiva suite ‘Hegaiamas (A Song Of Freedom)’, brano di oltre venti minuti che dai tempi di ‘Illumination Theory’ non ne sentivamo di uguali.
Dopo aver comprato il CD dei bravi greci al baco del Merch ci apprestiamo ad assistere al vero motivo per cui siamo qui: lo show dei nostri beniamini Evergrey. E’ dai tempi del bellissimo ‘Recreation Day’ che seguiamo la melanconica band di Tom Englund… non abbandonandola mai, nemmeno dopo il terremoto in formazione del 2011, che ha portato alla creazione del controverso (ma a noi è piaciuto) ‘Glorious Collision’. Questa ‘nuova/vecchia’ formazione con i rientranti Danhage e Ekdahl ci convince però decisamente di più, e non vedavamo l’ora di sentire i nostri alle prese con gli estratti degli ottimi ‘Hymn For The Broken’ e ‘The Storm Within’. L’inizio del concerto è però tutto all’insegna del passato più lontano: ‘Solitude Within’ e ‘Mark Of The Triangle’ sono infatti estratte da ‘Solitude Dominance Tragedy’ e ‘In Search For Truth’, i primi album della band, e ci parlano appunto di una formazione ritrovata, che niente vuole rinnegare del loro glorioso passato. Si atterra su tempi più recenti con ‘Leave It Behind Us’ e ‘The Fire’, estratte dal terzultimo e penultimo album, per arrivare poi al primo estratto del lavoro in promozione, la bellissima ‘Distance’. Le tristi melodie del singolo dell’ultimo album non si sono ancora spente nelle nostre orecchie che il soldio ‘Hymn For The Broken’ esplode con le successive ‘A New Dawn’ e ‘Black Undertow’, entrambe tra gli highlight emotivi della serata. La rassegna dei Nostri si rivela sempre interessante e zeppa di sorprese, con un Englund comunicativo e a suo agio sul piccolo palco del legend e un Henrick Danhage per contro silenzioso, ma assolutamente al top della forma. Il momento ‘ballad’ trascorre con una rapita platea che canta sulle note di ‘Words Mean Nothing’ e ‘Missing You’. ‘Broken Wings’ ci accompagna mestamente ai tanto attesi encore… che non ci deludono, perchè i pezzi da novanta che tutti aspettiamo sono proprio lì. ‘Recreation Day’, ‘A Touch Of Blessing’ e ‘King Of Error’ danno il colpo di grazia alla folla, chiudendo una serata fatta di musica melanconica ma coinvolgente ed emozionale.