Max & Iggor Cavalera @Zona Roveri – Bologna (BO), 31 luglio 2017
Il 03/08/2017, di Alex Ventriglia.
Max Cavalera è un grande. Non è venuto mai meno al suo credo, sia musicale che attitudinale, mai ha rinnegato le sue idee, quelle convinzioni che lo hanno portato ad essere uno degli alfieri nonché simbolo indiscusso del metal estremo, sotto il vessillo di Sepultura, Nailbomb, Soulfly e Cavalera Conspiracy. Max è così come lo vediamo, totalmente genuino e sincero con se stesso e con chi lo circonda, e in prima battuta sono i fans stessi ad essere il fulcro principale attraverso il quale il frontman italo-brasiliano esprime il suo lato artistico, ma non solo. E anche a Bologna, singola tappa italiana del “Return To Roots Tour”, la comunione tra Max e i suoi affezionati fedeli è stata una delle note più liete dell’intera serata, neppure il caldo atroce è riuscito a fiaccare le resistenze, niente e nessuno avrebbe potuto scalfire l’atmosfera, eravamo a festeggiare il ritorno di un amico fidato, meglio ancora se in compagnia del suo fratello adorato, Igor, un nome, un’ulteriore garanzia. Tutti insieme a celebrare ‘Roots’, autentico capolavoro e assoluto best-seller dell’epopea Sepultura, album che l’anno scorso ha festeggiato il suo ventennale, ragion per cui i fratelli Cavalera, protagonisti principali della saga metal brasiliana per antonomasia, si sono ritrovati per una tournée mondiale che, tra il serio e il faceto, sta sorprendendo anche loro stessi per il successo che ovunque sta riscuotendo. Ma l’Italia, si sa, è sempre stata generosa nei confronti dei Cavalera, oriundi italiani con papà di Gaeta, e Bologna è stata un’altra, nuova vittoriosa “tacca”, dopo lo show sold-out tenuto al Live Club di Trezzo l’inverno scorso. Lo Zona Roveri ha ribollito di antiche pulsioni e rabbia atavica, mai fine a se stessa però, bensì imbrigliata e tenuta a bada con maestria da quel grande cerimoniere che è Max, lungo la discesa verso il profondo, inaugurata dalla veemenza di ‘Roots Bloody Roots’. ‘Attitude’ e ‘Cut-Throat’, con le prime avvisaglie di “pit-circle” reclamati a gran voce da Max, ‘Ratamahatta’, brano sensazionale, esacerbato da ritmi avulsi ed ancestrali, a far tris con ‘Breed Apart’e ‘Straighthead’. Un rituale, assordante e solenne, totalmente di rottura, imbastito da due fratelli di sangue guerriero, finalmente ritrovati e coinvolti come ai gloriosi tempi che furono – per chi scrive, la migliore istantanea del concerto bolognese è stato appunto lo sguardo d’intesa, soddisfatto e fiero, tra Max e Igor, nel corso della loro personale jam-session tra ‘Ambush’ ed ‘Endangered Species’. La dirompente ‘Dictatorshit’ ha demolito gli ultimi sussulti di reazione della folla, esausta ma ebbra di gioia, annichilita infine con un set di cover al cardiopalma, da un’arroventata ‘War Pigs’, al totem motorheadiano ‘Ace Of Spades’, non mancando di cazzeggiare con ‘Raining Blood’o la storica, appena accennata ‘Dead Embryonic Cells’, chicche sparse che hanno mandato in visibilio i presenti (peccato solo per l’esclusione di ‘Black Metal’, messa in lista ma poi saltata per mancanza di tempo). Con un Max talmente gioioso che sembrava un ragazzino alle prese con il suo giocattolo preferito, e, stando alle bestemmie che ha tirato, so per certo che si è divertito da matti!
FOTO DI ROBERTO VILLANI