Depeche Mode @Stadio San Siro – Milano, 27 giugno 2017
Il 29/06/2017, di Alice Ferrero.
E’ stata adrenalina pura la terza calata in otto anni a San Siro per i Depeche Mode, calamitata in Italia sul successo riscosso dal nuovo album “Spirit” e capace di catalizzare l’attenzione di 55.000 fedeli pronti a rendere tributo a Dave Gahan e soci. 55.000 adepti fotografia di quattro generazioni differenti, toccate, abbracciate e contaminate da quella band capace, prima di tutti di comprendere come la musica elettronica potesse essere sradicata dal contesto underground nel quale aveva sino ad allora sguazzato, per poter essere sposata con i generi più disperati e essere offerta alla massa.
Un concerto per alcuni versi spiazzante quello proposto dai tre britannici nella “Scala del Calcio”, con un’apertura in sordina affidata a brani più introspettivi e meno adatti a dar fuoco alle polveri (basti pensare che tre canzoni tra le prime otto erano pescate dalla nuova release), con ‘Going Backwards’ a dare ufficialmente il via alla cerimonia e ‘So Much Love’ a confermare quanto la band punti sul nuovo corso. Il primo passaggio a ritroso nel tempo avviene con ‘Barrel Of A Gun’ marchiata a fuoco dalla performance devastante di Christian Eigner alla batteria ma anche le varie ‘In Your Room’ e ‘World In My Eyes’ sono brani che lasciano emergere il lato più introspettivo del gruppo rimandando le “fiammate” a tempi migliori. Non che sia uno show blando, il carisma di Dave Gahan riesce a infrangere la barriera di ogni scaletta, anche quella più claudicante, confermandosi un autentico animale da palcoscenico, forte di una forma fisica invidiabile e di una voce capace di coinvolgere e graffiare per oltre due ore. Le immagini di Anton Corbijn che scorrono sui maxischermi danno la sensazione al pubblico di trovarsi in una dimensione parallela, il cui incidere va facendosi via via più vorticoso, in un crescendo emozionale che vede la band passare dalla pinkfloydiana “Cover Me” alla parentesi acustica di “A Question of Lust”, per poi lanciarsi in un inesorabile crescendo che vede l’astronave decollare con “Everything Counts’ trascinando lo stadio in un allucinante sabba elettronico, che ha in “Stripped” una inaspettata chicca, nell’attesissima “Enjoy The Silence” la vera e propria apoteosi e in “Never Let Me Down Again” la chiusura del set.
Con il gruppo che riprende dalla toccante “Somebody”, per poi surriscaldarsi con la leggendaria “Walking In My Shoes” e deflagrare nel tributo a David Bowie con la sua “Heroes” resa ancora più preziosa dalla performance di Gahan. La chiusura e da knock out, prima con “I Feel You”, quindi con “Personal Jesus” cantata all’unisono da uno stadio giunto al termine di un percorso ostico, forse inaspettato, che ha visto la band abbandonarsi ai suoi pezzi forse più ostici e meno immediati in apertura di concerto per poi lasciarsi andare ai grandi classici solamente nel finale, con il risultato di portare il suo pubblico dopo il travaglio iniziale, ad un collettivo godimento di massa.