Bad Bones + The I Don’t Know @Nuvolari Libera Tribù – Cuneo (CN), 9 giugno 2017
Il 13/06/2017, di Fabio Magliano.
Ammetto che se dieci anni fa qualcuno mi avesse detto che mi sarei ritrovato oggi a raccontare il decimo anniversario dei Bad Bones, difficilmente ci avrei scommesso un euro. Qualcosa sul loro successo si, perchè i ragazzi erano e sono bravi, ma dieci anni di longevità… sarebbe stato già un miracolo vederli sopravvivere, visto la loro tendenza ad affrontare la vita “di petto” e la loro tendenza a “buttarsi” incuranti delle conseguenze, altro che scapocciare ancora su un palco come se fosse la prima volta. Ed invece venerdì il Nuvolari Libera Tribù di Cuneo, da sempre “culla” per il gruppo piemontese, è stato teatro di un concerto intenso, emozionante, a conferma di come sia possibile (rubando le parole all’amico Alberto Gandolfo) “dopo anni passati a percorrere km su km per raggiungere concerti, di assistere ad uno dei più belli ed emozionanti della tua vita a 30 Km da casa”.
Perchè i Bad Bones, nel loro essere grezzi, non hanno mai lasciato nulla al caso, ed anche questa sera hanno confezionato uno show da brividi, con la loro discografia ripercorsa in lungo e in largo e un paio di ospiti d’eccezione da pelle d’oca.
L’avvio di show, dopo l’apertura affidata ai The I Don’t Know, è da band a cui piace “vincere facile”. Il gruppo di Steve Bone getta infatti subito nella mischia una manciata di singoli carichi di quell’energia e di quella facile melodia che hanno consentito ai Bones di far breccia nel cuore dei fan anche al di fuori dei confini italiani. Si parte con ‘Me Against Myself’, primo singolo estratto dall’ultimo ‘Demolition Derby’ per poi tuffarsi in rapida successione nelle coinvolgenti ‘Don’t Stop Me’, ‘Shoot You Down’, nella fangosa ‘Some Kind Of Blues’, in ‘Stronger’ e nella sculettante ‘Perfect Alibi’. È una band carica a mille quella che sale sul palco, il sincrono tra i fratelli Lele e Steve Balocco è perfetto, Sergio Aschieris si conferma chitarrista spettacolare sul palco mentre Max Malmerenda non impiega molto per alzare la temperatura del Nuvo con una performance vocale che lo conferma tra i migliori rock singer tricolori.
Lo show, quello vero, quello che per gli amanti dei Bones rappresenta un tuffo al cuore, inizia però con ‘Road To R’n’R’ quando sul palco compare la figura di Meku Borra, primo cantante/chitarrista della band, l’anima punk con quell’immagine a metà strada tra Slash e Zakk Wylde, la sigaretta costantemente in bocca sputata giusto per intonare la “sua” canzone con i Bones ritornati alla formazione primordiale in trio. Che si amplia subito arrivando a toccare i cinque elementi per la successiva ‘Time To Rock’, mentre a Meku tocca nuovamente il microfono su ‘Modern Times’, con la sua chitarra che si intreccia perfettamente con quella di Sergio lasciando intravedere interessanti scenari futuri. Con ‘Ghost Town’ e soprattutto con ‘Crazy Little Star’ il gruppo compie un ulteriore passo a ritroso nel tempo, prima che la seconda “sorpresa” della serata faccia capolino sul palco.
Si tratta, come annunciato, di Roberto Tiranti, amico nonchè collaboratore di vecchia data della band, e subito il singer dei Labyrinth da vita ad un toccante duetto con Max sulla ballata ‘Red Sun’. Arriva ‘Endless Road’ ed il pensiero vola alto verso l’amico Paolo Papini, a Mammo Inaudi, ad Antonio Levrone, a Giampaolo Giacobbe, i quattro musicisti cuneesi scomparsi nel 2016 in un incidente di ritorno da un concerto, quindi ‘Desperado’, e scrociano le lacrime, con Max e Roberto semplicemente strepitosi, raggiunti sul palco da Steve Repetto dei The I Don’t Know per dar vita ad un trio vocale destinato a rendere ancora più magica una delle canzoni più belle mai scritte dai Bones.
L’atmosfera è caldissima, il concerto volge al termine, ed allora spazio come da copione a ‘Poser’, il primo gioiellino sfornato nel 2007 dall’allora trio piemontese, quindi l’invocatissima ‘Bad Bone Boogie’ con tanto di comparsa come ai vecchi tempi del Boneshaker e del suo inseparabile osso. Finita qui? No, perchè prima della fine c’è tempo ancora per un ultimo amico del gruppo, non presente fisicamente ma sicuramente intento a scolarsi un Jack lassù da qualche parte godendosi quel rock marcio che tanto amava: ciao Lemmy, via ‘Ace Of Spades’ ed al pogo selvaggio ai piedi del palco. Casino, sudore, divertimento, passione…tutto ai massimi livelli, per celebrare un gruppo che oggi ha coronato l’ennesimo sogno di un percorso che non finisce di stupire.
Foto di Melissa Ghezzo e Alberto Gandolfo