Guns N’ Roses @Autodromo Enzo e Dino Ferrari – Imola, 10 giugno 2017

Il 12/06/2017, di .

Guns N’ Roses @Autodromo Enzo e Dino Ferrari – Imola, 10 giugno 2017

Sono trascorsi venticinque anni dal mio primo incontro ravvicinato con i Guns N’ Roses allo Stadio delle Alpi di Torino, con una band all’apice della forma creativa, pronta a dominare il mondo grazie ad un rock che coniugava sapientemente la potenza selvaggia degli Who, al carisma e la sfrontatezza irriverente tipica degli Stones e degli Aerosmith.
Poi il naufragio e quello che poteva essere e, di fatto non è mai stato, è consegnato agli almanacchi del rock e ad un album piuttosto deludente come ‘Chinese Democracy’, con un paio di brani accettabili e niente più per coprire vent’anni di carriera.
Di acqua sotto i ponti ne è passata, da quei giorni di splendido ed incontenibile fervore fino all’annuncio del ‘Not In This Lifetime’ Tour, uno scintillante luna park che vede nuovamente Axl Rose, Slash e Duff McKagan insieme sulle assi del medesimo faraonico palcoscenico, a portare in giro per il globo i frutti pregiati di album seminali come i due ‘Use Your Illusion’, oltre ad ‘Appetite For Destruction’, il vero e incontrastato gioiello di casa Roses.
E l’attesa, come era auspicabile, è stata ampiamente ripagata da una prestazione a dir poco perfetta da parte della nuova macchina da corsa messa in pista dal magnifico trio Axl, Slash, Duff, i quali, coadiuvati da un manipolo di ottimi session man e sulle ali di uno spettacolo ampiamente collaudato da oltre un anno quasi ininterrotto di concerti, hanno messo a fuoco e fiamme Imola Park, esaltando il popolo degli ottantamila presenti da ogni parte della penisola all’autodromo Enzo e Dino Ferrari, così come fecero gli AC/DC due anni fa sempre qui, in riva al Santerno.
La scaletta ripercorre in lungo e in largo un quarto di secolo di grandi classici, annoverando tutti quei brani che diventa superfluo elencare e che hanno catapultato i Guns N’ Roses dai sobborghi di Los Angeles ai vertici del rock mondiale, ma a cui è mancata la costanza e, soprattutto, la lungimiranza di grossi calibri come Stones e Who, per dominare le scene in maniera quasi incontrastata, sulla scia dei due colossi britannici .
Tutti gli occhi sono puntati, ovviamente, su Axl Rose e Slash e su quell’intesa ritrovata, che ha rappresentato per anni l’ago della bilancia per la stabilità e la sopravvivenza del gruppo e che, per quanto visto stasera, non ha assolutamente dato segni di cedimento e di stanchezza, esaltandosi a vicenda in un entusiasmante duello per esaltare le indubbie capacità tecniche e balistiche.
Parrebbe una favola a lieto fine e invece eccoci qua in più di ottantamila a godere di uno spettacolo elettrizzante e nello stesso tempo, a interrogarci se, alla fine di questo monumentale tour, faccia finalmente seguito un album di inediti con l’attuale formazione, magari con l’ innesto di un Izzy Stradlin e un Steve Adler a caso, non certo per recuperare il tempo perduto, ma almeno per dare un senso compiuto a una delle reunion più attese del nuovo millennio dal popolo del rock.
Ritrovarsi un’altra volta con due cover band in giro per il mondo a suonare i pezzi storici dei Guns N’ Roses non si regge davvero più!

di Roberto Villani

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Imola, 10 Giugno 2017, una data, un evento, un ricordo che rimarrà impresso in ognuno di noi credo davvero per molto tempo! Come due anni fa con gli AC/DC questo è e sarà per sempre l’evento che tanto si è atteso nell’anno 2017, radunando appassionati di ogni fascia di età, fan sfegatati, curiosi e nuove leve che si affacciano al mondo del rock.. eravamo migliaia, 83.000 per la precisione, stop, questo è il risultato di quando salgono sul palco dei veri e propri idoli. Una giornata sotto il sole cocente, chilometri a piedi per raggiungere l’autodromo ma tanta e tanta energia; la gente era in estasi da settimane, nell’aria si respirava allegria, emozioni, ansie ma soprattutto festa.
Aprono le danze Phil Campbell and The Bastard Sons, a mio avviso poco coinvolgenti, un po’ noiosetti e scontati; visti in un’altra occasione dal vivo e questa volta neanche l’audio era dei migliori e la loro esibizione si è consumata velocemente, senza lasciare il segno.
Salgono sul palco i The Darkness, energici e simpatici con un Justin Hawkins che indossava una tutina blu da panico e una personalità da pazzo scatenato che ha subito mandato il pubblico in visibilio soprattutto sulle note di ‘One Way Ticket’. Grandi davvero!
È la volta dei Guns N’ Roses, arrivano sul palco in anticipo e la folla inizia a pressare, eravamo i fortunati del Golden Circle, quelli che con poche decine di euro in più e una velocità impressionante all’apertura delle prevendite si sono aggiudicati quello che poi sarebbe stato il biglietto che avrebbe fatto davvero la differenza! Eravamo lì sotto il palco a pochi metri da loro quasi, passatemi il termine, cagati sotto dall’emozione! Tre ore circa di trepidazioni, pogo sfrenato, delirio e felicità. Una band che ha fatto storia, un nome che ha regalato tanto a ogni singolo fan, certo Axl non è stato il massimo, avrà steccato più di una volta e in alcuni brani non raggiungeva proprio le tonalità; Slash ha fatto qualche errore, mentre Duff è stato impeccabile, ma loro sono i Guns e chi se ne fotte se qualcosa è andato storto, il pubblico aveva la pelle d’oca, cantava a squarciagola brani come ‘It’s So Easy’, ‘Welcome To The Jungle’ e ‘Sweet Child O’ Mine’, ha apprezzato e amato questo grande ritorno davvero tanto atteso. Certo, stiamo parlando di una reunion, un modo per fare cassa direbbe qualcuno, dove Axl e Slash sul palco non si degnano di uno sguardo e dove ognuno pensa solo e esclusivamente alla propria esibizione, con uno Slash solitario concentrato solo a fare il suo lavoro edun Axel freddo e poco coinvolgente, ma ciò non ha fermato la carica emotiva del pubblico e poi, parliamoci chiaro, il carisma di Slash alla chitarra, i balletti di Axl, la sua personalità ed i continui cambi di abbigliamento associati ad un bravissimo Duff forte e preciso ci hanno comunque emozionato. Axl al pianoforte ha fatto tremare gli animi, gli assoli si Slash rizzare le carni e sulle note di brani come ‘Black Hole Sun’ in memoria di Chris Cornell dei Soundgarden, ‘Knockin’ On Heaven’s Door’ (cover di Bob Dylan) e ‘Wish You Were Here’ (cover dei Pink Floyd) non so voi ma io ero davvero con l’entusiasmo alle stelle. Hanno chiuso in fine con ‘Paradise City’, ultimo brano dei quattro bis finali e lì davvero Imola si è tinta di rose e pistole nonché di emozioni, grida e, perché no, lacrime. Ebbene si, lacrime di gioia perché qualcuno a distanza di qualche giorno ancora non riesce a realizzare che ci è stato! Checché se ne dica anche questa è storia, le critiche sollevate dai puristi, le bocciature e le valutazioni tecniche le lascio ad altri, io ho provato emozioni ed è questo ciò che mi importa.

di Alex ‘Necrotorture’ Manco

Foto di Roberto Villani di questo concerto e del 1992

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