Ulver @Labirinto Della Masone – Fontanellato (PR), 3 Giugno 2017
Il 07/06/2017, di Giuseppe Cassatella.
Pur se non parchi di esibizioni live come agli esordi, ogni concerto degli Ulver è un evento unico e imperdibile. Se a questo aggiungiamo che la discesa dei Lupi in Italia ha visto come location prescelta lo stupendo Labirinto Della Masone (il più grande dedalo esistente al mondo,formato da circa duecentomila piante di bambù) gli ingredienti per assistere a un evento storico c’erano tutti. Certo i dubbi non mancavano, l’ultima prova da studio ha diviso critici e fans, il germe Depeche Mode che ha conteggiato i norvegesi ha messo alla prova anche l’amore del sottoscritto nei confronti degli autori di ‘Nattens Madrigal’. Nonostante questo ‘The Assassination of Julius Caesar’ in fase di recensione mi ha strappato un voto più che sufficiente, ma dal vivo come avrebbero suonato i nuovi pezzi? Sarebbe bastata la magia del labirinto a far sparire le ultime remore nei confronti dell’ultimo parto degli Ulver?
In una sonnolenta Fontanellato, invasa parzialmente da metallari distratti dalle prelibatezze culinarie della zona e della vicissitudini calcistiche dei bianconeri di cui non ricordo il nome, s’è consumata la prima parte della serata, tant’è che con rammarico devo ammettere di aver perso (io almeno ho perso solo quello) in parte l’esibizione di Stian Westerhus (il chitarrista sarebbe poi stato raggiunto, senza una vera e propria interruzione, sul palco da Rygg e compagni per iniziare il set dell’headliner).
I più ligi al dovere invece hanno potuto nel pomeriggio visitare il labirinto, cosa che sicuramente avrà creato il mood giusto per poter gustare appieno lo show degli Ulver.
Appunto, lo show degli Ulver, croce e delizia. Probabilmente avevo covato aspettative molto alte, in definitiva avevo deciso già dallo scorso anno, dopo aver visto le immagini dell’esibizione dei Sunn O))), che avrei assistito a un concerto nel Labirinto Della Masone, se ce ne fosse stata la possibilità nel 2017, un clemente destino ha voluto che a sto giro toccasse a una band che apprezzo. È chiaro che tutto questo ha generato in me delle fantasie al limite dell’erotico, così quando sono giunto nell’atrio mi aspettavo chissà cosa, e invece ho ricevuto una mezza delusione. I Sunn O))) avevano sfruttato al meglio la location, basti vedere le immagini in cui Attila è immortalato a ridosso della piramide. Invece quest’anno ho trovato un semplice palco, su cui era stato in alto montato un pannello, necessario per la proiezione di alcuni immagini luminose, che copriva parzialmente la costruzione. Disquisizioni ambientali a parte, alla fine ciò che ci interessa è la musica. Lo show è stato intenso, senza soluzione di continuità, una sorta di lunga jam nella quale ‘TAOJC’ è stato sviscerato. Giochi di luci, sonorità elettroniche dal sapore lisergico, hanno provocato una sorta di rimbambimento collettivo. Una cerimonia, più che un concerto, iniziata come l’album con ‘Nemoralia’. ‘Southern Gothic’, ‘1969’, ‘So Falls the World’, ‘Transverberation’, ‘Rolling Stone’, ‘Angelus Novus’ e ‘Coming Home’ sono state eseguite tutte d’un fiato, garantendo la riposizione per intero dell’ultimo lavoro in studio, anche se con i brani suonati in ordine sparso rispetto alla tracklist originale. Unica eccezione in scaletta ‘The Future Sound of Music’, proveniente da ‘Perdition City’ del 2000. Quando gli ultimi echi di ‘Coming Home’ (grandissimo pezzo) si sono spenti, quasi tutti ci aspettavamo un bis, ma la contemporanea comparsa della luce e le prime note di ‘Dream On’ ci hanno fatto capire che gli Ulver non sarebbero tornati per il bis. Una serata in definitiva in chiaroscuro, con tante cose positive, ma non priva di delusioni. La band impeccabile dal punto di vista strumentale, ha denotato proprio nell’esibizione canora del proprio leader, notoriamente non un amante delle performance dal vivo, delle pecche: alcune stecche e attacchi degni del miglior Ozzy. Poteva andar meglio, ma l’impressione finale è comunque quella di aver assistito a un evento che resterà ben impresso nella memoria di noi presenti.
Foto di EMANUELA GIURANO