KISS @Events Center – Laughlin (Nevada – USA), 22 aprile 2017
Il 06/05/2017, di Piergiorgio Brunelli.
Fa caldo nel deserto del Nevada . Sono le 2 del pomeriggio ed un nugolo di aficionados super paganti dei Kiss attende al sole, 36 gradi e siamo in aprile, che Gene Simmons e compagni arrivino per la prima parte del meet and greet. L’evento è in due parti perché, senza trucco, la foto col gruppo che poi ordini sul loro sito avrebbe poco valore… Dopo un’ora abbondante, e dopo aver bevuto due bottiglie d’acqua a testa, finalmente si cominciano le danze a fianco di un TIR nel parcheggio dietro al palco. ‘Beth’, ‘Got To Choose’, ‘Hard Luck Woman’ sono tutte canzoni non inserite nel set della serata e che si propongono in modo diverso, per una volta. E’ stata una mezz’oretta di cazzeggiamenti divertenti… Ad un certo punto Gene nota che ‘Calling Dr. Love’ acustica assomiglia agli Eagles e, tanto per provare il suo commento, attacca ‘Peaceful Easy Listening’ (dal primo album della band californiana) che gli dà ragione. E’ proprio vero che l’accordo è lo stesso. “Sei tu che scrivi canzoni degli Eagles” lancia la battuta a Paul Stanley che se la ride e che, presa la nota al balzo, continua a impersonare Glen Frey…
Seguono gli autografi. Io ero lì per farmi firmare il libro di Dio per beneficenza, ci sono 180 firme sopra, Lemmy compreso, con il management dei Kiss che ha approvato la cosa. Paul e Tommy hanno firmato senza domande, Gene ha chiesto perché firmare un libro non loro (Gene e Ronnie avevano vissuto una lunga diatriba su chi aveva inventato le famose corna negli anni Ottanta), ma è andato oltre in fretta, senza darci poi troppo peso. Con Eric si ha, invece, una lunga, per chi aspetta al sole dopo di me, discussione: “Noi facciamo un sacco di roba per beneficenza! Perché devo firmare questo?”. Alla fine ha firmato per evitare di fare la figura del pirla, ma sinceramente non ho capito perché è stato tanto a puntualizzar la cosa… Ma tant’è.
The Hardest Band in the World magari i Kiss non lo sono più, ma lo show dei newyorkesi ha ancora un effetto spettacolare, 40 anni dopo il primo ‘Alive! ‘Deuce’ ha un sapore antico ed è la solita randellata in faccia. Eric Singer strapazza la batteria meglio di Peter Criss, questo si sa da un bel pò. Un momento davvero hot!
‘Lick It Up’ alza pure la temperatura, con fiamme alte 4 metri che si alzano nella notte. Paul suona la chitarra tra le gambe, Gene lecca il suo basso. E fa le sue facciacce da indemoniato. Tutto secondo copione.
Ma la scaletta proprio da copione non è. Assente completamente risulta essere ‘Monster’. Ha due anni, dobbiamo proprio ricordarcene? Ovviamente no. E la canzone più recente è la piu’ scontata, musicalmente parlando, ovvero ‘Say Yeah’. Buona per coinvolgere il pubblico, ma poco altro. La lista degli assenti è notevole. ‘Hotter Than Hell’ e ‘Love Gun’ rimangono in archivio. Mancano pure le ballads che ti aspetti, di ‘Beth’ ho gia detto, ma ‘Forever’? Probabilmente il loro singolo di maggior successo negli States della loro carriera, manco una nota si becca!
La nota a scuola, invece, la beccherebbe Gene. La maestra non accetterebbe una bocca piena di sangue, o simil sostanza, durante il breve assolo di basso di ‘Cold Gin’ e sicuramente lo espellerebbe se sputasse fuoco in classe (‘Firehouse’).
Quando le fiamme non sono create a bocca, vengono proiettate sugli schermi. E’ la giusta coreografia per ‘War Machine’. Tommy ha il suo momento di gloria in ‘Shock Me’ e fa bene la parte di Ace Frehley. La chitarra non fuma durante l’assolo, ma spara tre “fucilate” verso il soffitto e, da vero cecchino, fa centro tutte le volte facendo esplodere petardi. Difficilissimo…. Buono l’assolo di ‘Let Me Go Rock And Roll’, il suo duettare con Paul Stanley decisamente una delle note positive della serata.
‘Flaming Youth’ da ‘Destroyer’ è nel set di questo tour, ma non è una scelta frequente e non so se chiamarla una chicca. Probabilmente ‘God Of Thunder’ sarebbe stata più consona alla serata. Per conoscitori e fans sfegatati, direi.
‘Black Diamond’ ci riporta al passato. La palla riflettente che ricorda le serate in discoteca negli anni Settanta ne accentua l’effetto. Sembra che il tempo si fermi quando senti e vedi certe canzoni. Ti ricordi suonare l’air guitar in camera tua da ragazzino… Poi, quando vedi Eric Singer cantarla tutta, ritorni nel presente perché la voce di Paul Stanley, che ha sofferto da ‘Crazy Crazy Nights’ in avanti, è alla frutta. Gene Simmons è molto più in voce del suo compagno: da ‘Deuce’ a ‘Detroit Rock City’ ha ringhiato con la consueta rabbia atavica. Paul ha fatto contorsioni vocali per raggiungere le note desiderate, e non sempre con successo…
Il bis ci ricorda come l’esercito delle varie guerre siano un argomento importante negli States. ‘The Pledge Of Allegiance’ con l’inno nazionale diventano una nuova canzone dei Kiss, spalleggiati da una decina di reduci saliti sul palco con bandiere, al fianco di Gene e soci. Il pubblico che canta “USA!”, “USA!”, è il segnale di una ovvia differenza culturale. Immagino molta gente con la pelle d’oca in quel momento… Al limite tra il pacchiano ed il toccante. Molto Americano.
Si finisce come consuetudine con ‘Rock And Roll All Nite’ avvolti in una nube di coriandoli sparati dai cannoni, neanche fossimo invitati a un matrimonio. Ne ho mangiati ben 3 e ne avevo un po’ anche nelle mutande! Gene, Tommy ed Eric lassù in alto su piattaforme rialzate fino al cielo controllano il pubblico in delirio, mentre Paul volteggia la chitarra una decina di volte, prima di distruggerla contro il pavimento… Trasgressivo e molto rock’n’roll! Sempre divertenti, i Kiss restano un evento da non perdere, nonostante l’età si faccia oramai sentire…