Ghost + Zombi @Alcatraz – Milano (MI), 19 Aprile 2017
Il 20/04/2017, di Alex Ventriglia.
Tempi duri, anche per il (nero) Papato, alla luce sinistra di quanto sta coinvolgendo Papa Emeritus III e i suoi ex discepoli, quei Nameless Ghouls che, uscendo così clamorosamente allo scoperto, hanno in parte compromesso l’aura malefica e misteriosa da sempre alla base del progetto Ghost. Chi ha torto o ragione, lo stabilirà un tribunale, ma non ci vuol molto a capire che l’antico fascino si è forse dissolto, rivelando fragilità e contraddizioni che, probabilmente, noi vecchi e nuovi “fedeli” avremmo fatto volentieri a meno di conoscere. Ragion per cui lo show tenuto dentro l’affollato Alcatraz di Milano ha assunto una doppia valenza, quasi si fosse trattato di uno sfogo liberatorio, a richiamare torbidi istinti ancestrali evocati da quel gran Maestro di Cerimonie che è Papa Emeritus III, forse apparso meno brillante del solito, ma sulla cui personalità e abilità scenica c’è poco da discutere. Al rituale milanese, l’affluenza delle grandi occasioni dicevamo, da una parte il torrido entusiasmo, dall’altra la sottile curiosità nello scegliere per chi parteggiare, una volta preso possesso della propria verità. Fatto sta che l’imprinting di brani tipo l’opener ‘Square Hammer’ (che dal vivo suona ancor più livido e possente), oppure ‘From The Pinnacle To The Pit’ e la quasi rabbiosa ‘Secular Haze’, resta saldo e scuote il pubblico dell’Alcatraz fin dentro le ossa, il quale, finalmente sollevato, risponde con una passione quasi stentorea, che condizionerà infine il verdetto. La “nuova” line-up che segue il Papa appare messa in campo discretamente, anche se ancora latita quella coesione direi determinante per una band come i Ghost, ma sarà solo il tempo a limare le incongruenze, e forzature che oggi appaiono ovvie e scontate. Forse meno orchestrali e magniloquenti del solito, i Ghost odierni sembrano orientarsi più verso l’immediatezza e l’impatto, venendo un po’ meno a quel gusto per le atmosfere oramai quasi un marchio di fabbrica per gli svedesi. I classici hanno sempre una marcia in più, il poker ‘Con Clavi Con Dio’, ‘Per Aspera Ad Inferi’, ‘Cirice’ e ‘Year Zero’è prorompente nell’assolvere il suo ruolo di momento topico, ma ha comunque un che di agrodolce, è come se la magia avesse deciso di abdicare. Definitivamente. Come di consueto, è l’anthemica ‘Monstrance Clock’ più l’outro ‘Host Of Seraphim’ dei Dead Can Dance a chiudere lo show milanese, lasciando molti dubbi e parecchie questioni in sospeso, che graveranno non poco sui futuri passi dei Ghost, chiamati adesso forse alla tournée più prestigiosa della loro fin qui luminosa carriera, di supporto agli Iron Maiden nella loro imminentissima tranche statunitense. Forse il gioco valeva la candela, forse no, ma il sigillo è stato spezzato, e nulla sarà più come prima…
Un rapido accenno alla band di apertura, assolutamente non malaccio gli Zombi (anche se forse musicalmente fuori contesto), coppia di musicisti proveniente da Pittsburgh, Pennsylvania, tra le più abili in campo synthwave e nati sotto il decisivo influsso dei Goblin. Un gruppo quasi mitologico il nostro, di cui andarne orgogliosamente fieri, oggi più di ieri…
Foto di Alberto Gandolfo