Glenn Hughes + Stone Broken @Zona Roveri – Bologna (BO), 17 febbraio 2017

Il 18/02/2017, di .

Glenn Hughes + Stone Broken @Zona Roveri – Bologna (BO), 17 febbraio 2017

The Voice of rock, Mr. Glenn Hughes, si è esibito alla Zona Roveri di Bologna per la prima delle due date italiane del “Resonate” tour. Il concerto, attesissimo dopo l’annullamento della data di novembre dove l’artista si sarebbe dovuto esibire assieme ai Living Colour, inizia con qualche minuto di ritardo rispetto alla scaletta prevista, ma con l’attesa ben ingannata dai due set delle band di apertura. E’ toccato infatti ai ciprioti Minus One aprire le danze, con un rock sicuramente non originale negli arrangiamenti, ma suonato davvero bene e con un’ottima presenza scenica. Alle 21 è stato poi il turno degli Stone Broken, giovane band inglese alla prova del fuoco del primo album (‘All In Time’, uscito a fine 2016) e che ha avuto l’onere e l’onore di accompagnare Hughes per tutte le date del tour europeo. Il set è buono e riesce nell’intento di riscaldare a dovere i numerosi presenti.

Alle 22.15, finalmente, si spengono le luci ed il pubblico inizia a scandire il nome dell’headliner che si presenta sul palco accompagnato dalla sua band. Un cenno di saluto, ed è subito rock’n’roll! Si parte con ‘Flow’, estratto da ‘Resonate’, ultima fatica discografica uscita nel 2016, mettendo subito in chiaro a tutti che la serata sarà di quelle da archiviare alla voce “concerti dell’anno”. Nemmeno il tempo di riprendersi dall’ondata di energia che ci ha appena travolto che, in sequenza, vengono proposte ‘Muscle And Blood’ e ‘Gettin’ Tighter’, primo dei numerosi brani in scaletta griffati Deep Purple. I ritmi, come detto, sono forsennati, con un tiro e un affiatamento tra artista, band e pubblico che difficilmente ci saremmo aspettati prima dell’inizio del concerto. Ovviamente non è possibile scrivere di un concerto di Glenn Hughes senza dedicare un accenno alla vocalità dell’artista, fosse altro per il pesante soprannome che da sempre lo accompagna. L’impressione che abbiamo avuto è che il cantante e bassista siano in grande spolvero: nessun pesante effetto sulla voce, estensione come ai tempi d’oro e acuti da far impallidire molti dei suoi più accreditati “rivali” e colleghi. A rafforzare questa impressione, che, con il passare dei brani, diventa presto certezza, è che Glenn fermo sul palco non sa stare, durante gli strumentali non perde occasione per allontanarsi dall’asta del microfono e girare da una parte all’altra del palco saltando e interagendo con i membri della propria band e con il pubblico, letteralmente in delirio! Una vera forza della natura, se poi consideriamo le 65 primavere sulle spalle… Il concerto vola via in un attimo, un’ora e mezza non di più, ma con un’intensità del genere non era logico aspettarsi un set più lungo, anche perché la scaletta è stata un excursus completo di tutta la carriera di Hughes: dagli esordi con i Trapeze ai Black Country Communion, passando per la sua carriera solista (saranno tre alla fine i brani estratti da ‘Resonate’, ma da applausi scroscianti anche ‘Soul Mover’, ormai un classico del suo set solista) e la doverosa ampia parentesi dedicata ai Deep Purple, dai quali vengono estratte l’immancabile ‘Gettin’ Tighter’, l’appassionata ‘You Keep On Moving’, ‘Might Just Take Your Life’ e la parossistica‘Burn’, quest’ultima a chiusura del concerto. A perfetto coronamento di una grande serata.

Mathias Marchioni

Foto: Roberto Villani

 

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