Frontiers Metal Fest @ Live Club – Trezzo d’Adda (MI), 30 ottobre 2016
Il 03/11/2016, di Dario Cattaneo.
E’ stato un successo la prima edizione del Frontiers Metal Fest che lo scorso 30 ottobre ha portato sul palco del Live di Trezzo il volto più heavy del rooster della band partenopea. Metal Hammer era presente con Dario Cattaneo e Andrea Lami, ed ecco nel dettaglio cosa ha riservato la serata per i metallers provenienti da tutta Italia.
Testo Dario Cattaneo/Andrea Lami
Foto Andrea Lami
TRICK OR TREAT h.15.00 / 15.35
Il compito gravoso di dar fuoco alle polveri tocca ai Trick Or Treat, forti della pubblicazione del secondo capitolo di ‘Rabbit’s Hill’, senza dubbio il miglior lavoro di tutta la discografia fino ad oggi da loro prodotta. Come ormai tutti sanno, con l’ingresso di Alessandro Conti nei Luca Turilli’s Rhapsody, la band ha ricevuto molte più attenzioni, ed era l’ora sottolineiamo noi. Si accendono le spie e la band parte alla velocità della luce, uniti, compatti. ‘Cloudrider’ è il secondo brano proposto, il cui chorus è strepitoso tanto che il pubblico presente è coinvolto e canta insieme alla band. Il divertimento continua con l’esecuzione di ‘Loser Song’ e ‘Girl Just Want To Have Fun’, cover di Cindy Lauper contenuta nel disco di esordio della band che taglia il traguardo dei dieci anni (‘Evil Needs Candy Too’ 2006). Ale Conti sul palco è una forza della natura, non solo per come canta, ma anche per la simpatia che ha innata. E’ sempre un piacere vederlo in azione, ancora di più con i Trick Or Treat nei quali ha più libertà di azione e dove può, appunto, lasciar andare la sua simpatia. Un ottimo inizio di quella che sarà una splendida giornata.(Andrea Lami)
LORDS OF BLACK h. 15.50 / 16.40
In seconda posizione troviamo i primi ospiti stranieri, gli iberici Lords Of Black. Nonostante la relativamente recente formazione, la band in questione è indubbiamente costituita da solidi professionisti, che proprio col piglio dei veterani attaccano il palco del Live di Trezzo, sciorinando senza soluzione di continuità circa una decina di brani tratti in prevalenza dal loro album più recente, ‘II’. L’heavy sporcato di power del gruppo risulta abbastanza ‘di casa’ questa sera al palazzetto, e viene quindi apprezzato senza troppa difficoltà dai presenti, i quali sotto al palco cominciano per fortuna già ad essere presenti già in buon numero. Nonostante però l’appena citata pertinenza del genere proposto con la linea generale della serata, l’impressione che ci rimane è che i Lords Of Black, per quanto impeccabili in ciò che fanno, stentino un po’ ad entrare nel mood festoso della serata. Irreprensibili, appunto, ai rispettivi strumenti e assolutamente professionali sul palco, i quattro metaller spagnoli mancano di quel calore verso il pubblico e di quel contatto che potrebbero invece far decollare veramente lo show, che si limita quindi a una sorta di elegante sipario per nove brani eseguiti molto bene. Un show in definitiva sicuramente gradevole, minato però dal ridotto coinvolgimento… avessimo giudicato lo show solamente in base all’innegabile tiro dei brani proposti o alle incredibili doti vocali del vocalist Romero, la nostra disamina avrebbe avuto tutto un altro tenore.Dario Cattaneo
DGM h. 17.00 / 18.00
Tra tutte le band presenti, i DGM erano quelli con il disco in promozione uscito in tempi più recenti, cioè solo qualche mese fa, durante l’appena conclusa estate. L’album ’The Passage’ parte però forte di consensi raccolti davvero un po’ ovunque; quindi i cinque progster di Roma giocavano diciamo ‘sul velluto’ avendo incentrato una scaletta di dodici brani quasi esclusivamente su quel lavoro. La complessa suite d’apertura ‘The Secret’, divisa nelle sue due parti complementari, viene subito riprodotta con una fedeltà e una perizia che lasciano quasi sconcertati, mostrandoci un Mularoni davvero strepitoso a livello di suoni e un Mark Basile fin da subito davvero in palla sia a livello vocale che di coinvolgimento. Le successive ’Animal’, ’The Passage’ e ’Reason’ (tratta dal precedente ’Momentum’) non lasciano scampo ai presenti i quali, volenti o nolenti, si sono trovati ben presto tutti con lo sguardo e soprattutto le orecchie immancabilmente puntate verso il palco. Lo show prosegue bene, guidato con carisma da un Basile visibilmente a proprio agio, e sorretto da prestazioni strumentali tra le migliori sentite in tutta la giornata. ‘Universe’, ‘Repay’ e ‘…in A Movie’ rendono rapidamente omaggio al passato della band esplorando anche gli album immediatamente precedenti ’The Passage’ e ci accompagnano velocemente ben oltre la metà concerto, che viene poi chiuso degnamente da una splendida ’Ghost Of Insanity’ e dall’immancabile inno ’Hereafter’. Che dire d’altro? Suoni perfetti, prestazioni individuali da urlo e brani solidi e coinvolgenti hanno fatto di questa ora di musica un evento davvero memorabile. Dario Cattaneo
SECRET SPHERE h. 18.15 / 19.00
Forti della loro recente pubblicazione del primo live registrato in Giappone, ecco salire sul palco i Secret Sphere, Aldo, Andrea, Gabriele, Marco Marco e Michele si sistemano e si parte. Non c’è molto da dire dei Secret Sphere se non che nell’arco degli anni hanno sempre dato alla luce album interessanti ed hanno dato vita a show di qualità. Cosa che accade anche oggi. Si parte da ‘X’ seguita a ruota da ‘Healing’, un’accoppiata vincente. La band è decisamente carica ed in forma, Michele riprende possesso del fronte palco dopo aver girato il mondo ma dalla postazione del tastierista. Tempo di esordio live per ‘The Rising Of Love’ eseguita alla grande e si continua con altri brani estratti per lo più da ‘Portrait Of A Dying Heart’. Fortunatamente per noi la scaletta include ‘Legend’ e ‘ScarsThatYouCan’tSee’ ormai dei classici della band. Tutta il gruppo è in formissima, nessuno escluso, anche se un fuoriclasse della caratura di Luppi inevitabilmente regala allo show quel qualcosa in più che lo rende speciale. Il tempo vola, la toccante ‘Eternity’ prima e ‘Lady Of Silence’dopo, chiudono un set di per sé splendido. Se vi siete divertiti la metà di quanto ho fatto io, vi consiglio l’acquisto del cd/dvd live ‘One Night In Tokyo’ nel quale rivivrete le stesse emozioni di questa serata.(Andrea Lami)
VANDEN PLAS h. 19.30 / 20.30
Le reazioni che rileviamo nel pubblico prima del concerto dei tedeschi Vanden Plas ci lasciano un po’ di stucco. Il pubblico del live, ora presente in maniera massiccia, sembra quasi potersi dividere in due categorie: chi è venuto quasi esclusivamente per assistere allo show del gruppo di Kaiserslautern, e che invece li sembra ritenere quasi un inutile intoppo prima degli amatissimi Labyrinth. Noi, forti del nostro amore oramai decennale per la musica di Andy Kuntz e compari, apparteniamo decisamente alla prima frangia, e quindi con molta curiosità ci accingiamo ad assistere a uno show che non lesinerà tra l’altro pure qualche sorpresa. Sorprendentemente infatti, i cinque tedeschi non seguono la scelta condivisa dalle altre band di concentrarsi sul lavoro attualmente in promozione, ma propongono un’ora di musica che pesca in maniera abbastanza paritaria dai vari lavori che la band ha pubblicato in più di vent’anni di carriera. Dall’indimenticato ’Far Off Grace’, omaggiato dalle belle ’I Can See’ e ’Into The Sun’ fino al più recente (prima di ’Netherworld’) ’The Seraphic Clockwork’ i Nostri mostrano di avere una fiducia incrollabile sui propri vecchi cavalli di battaglia, che vengono quindi riproposti con la classe e l’eleganza che da sempre caratterizzano il gruppo. Convince quindi Kuntz, davvero in perfetta forma, sorprende il raffinato tastierista Werno, alle prese con ben due postazioni di tastiere, ed esalta come sempre il più piccolo dei fratelli Lill, Stephen, che con la chitarra mostra una bravura e un gusto davvero ottimi. Pur non raggiungendo il livello di eccellenza mostrato un paio di ore prima dai DGM, i bravi tedeschi si fanno valere anche in questa situazione, portando bene in porto uno degli show che abbiamo seguito con più gioia della giornata. Dario Cattaneo
LABYRINTH h. 20.50 / 22.05
Serata del tutto particolare per i Labyrinth, che dopo il cambio di formazione (fuori Bix, Pagnacco e Depaoli e dentro Nicola Mazzuconi, Oleg Smirnoff e John Macaluso) e dopo il rientro in forza di Tiranti, la band si riunisce per suonare ancora una volta l’album che li ha resi celebri nel mondo. Quel tanto amato ‘Return To Heaven Denied’ che già ebbero occasione di suonare in Messico. La serata è resa ancora più importante perché verrà ripresa e ne verrà realizzato un dvd. La setlist della serata segue fedelmente la tracklist dell’album del 1998, si parte con Moonlight e l’emozione è realmente palpabile, sia nei cinque membri sul palco, sia per le persone che sono venute a vivere questa serata. New Horizons e The Night Of Dreams sono le canzoni che si susseguono. Roberto questa sera è in forma strepitosa, non solo ci regala acuti potenti ed altissimi, ma interpreta le canzoni modulando la voce con una padronanza estrema. Durante l’esecuzione di Thunder, ironicamente presentata come una ballad, esplode letteralmente il Live Club in un pogo esagerato. Feel, mai eseguita dal vivo (magari l’hanno fatta in Messico, non saprei) è una perla di rara bellezza. Chiudono il set FallingRain la vera ballad e Die For Freedom ultimo brano del cd, che per chi come me l’ha ascoltato mille volte, ben sa che l’arpeggio finale riprende quello iniziale di Moonlight, chiudendo un simbolico cerchio. I ‘bis’ della serata sono ‘Chapter 1’ e ‘In The Shade’ che chiudono un’esibizione davvero sopra alle righe. I Labyrinth finalmente sono tornati ed ora si riprenderanno quella fetta di paradiso che gli è stato ‘negato’. Non so voi, ma io sono già in attesa della pubblicazione del DVD!!(Andrea Lami)
PRIMAL FEAR h. 22.30 / 24.00
I Primal Fear chiudono un festival riuscito praticamente in tutto, dalla presenza del pubblico, all’organizzazione dell’evento, dalla gestione delle band, a tutto quello che c’è intorno. Fortissimi del loro power metal teutonico arrivano e spazzano via tutto con la loro potenza. I primi tre brani in scaletta sono tre pugni in pieno volto: Final Embrace, In Metal We Trust un vero inno cantato da tutto il pubblico e Angel In Black. Dopo tre pugni difficilmente ci si rimette in piedi, ma proviamo. Siamo di fronte ad una band in piena attività da vent’anni, senza contare gli anni di Scheepers alla corte dei Gamma Ray e l’esperienza accumulata dagli altri membri della band. Quindi assolutamente padrona della situazione e del palco. Scheepers ha voce da vendere anche se gli effetti che usa gli danno una grossa mano ed il resto della band, come da origini tedesche, appare compatto, tanto che l’idea che ti danno è quella di un carrarmato che avanza inesorabile. I brani si susseguono senza soluzione di continuità intervallate dall’assolo di batteria del nostro italianissimo Francesco Jovino (anche alla corte degli Hardline). L’esecuzione di tutta la loro performance è ottima, ma purtroppo ai miei occhi appare un po’ troppo fredda. Il grosso delle emozioni me le sono giocate con le band precedenti anche se è stato un piacere ammirare una simile potenza di fuoco. (Andrea Lami)