Uncle Acid & The Deadbeats + Scorpion Child @Quirinetta – Roma, 24 ottobre 2016
Il 29/10/2016, di Giuseppe Cassatella.
La Hub Music Factory per la tappa laziale del minitour italiano – ben tre esibizioni nel nostro Paese – dei britannici Uncle Acid & The Deadbeates ha scelto lo splendido Teatro Quirinetta di Roma. Posto nel cuore della parte turistica della capitale, a due passi dalla fontana di Trevi, questo stabile degli anni 30, tornato fortunatamente in attività da un annetto, si è dimostrato una location perfetta sia dal punto di vista acustico che visivo.
A far d’apripista ai sudditi della Regina, ci hanno pensato gli Scorpion Child che, innanzi a un non numerosissimo pubblico – in realtà, le cose non sono migliorate notevolmente neanche durante lo show degli headliner – hanno presentato il proprio repertorio estratto dai due lavori fin qui pubblicati, l’omonimo del 2013 e Acid Roulette (2016). Gli americani in studio mi piaciucchiono, ma non non mi esaltano. Al loro rock di matrice zepelliniana manca sempre qualcosa per poter reggere il confronto con le altre band retrò di prima fascia (Rival Sons, Blues Pills, Kadavar e Graveyard). Dal vivo le cose vanno meglio? Sì e no. Nel senso che i ragazzi di Austin (città d’origine omaggiata da AJ Vincent con una bandiera posta sulla propria tastiera) ci danno dentro, con il singer Aryn Jonathan Black sempre sugli scudi, però ancora una volta non sono riusciti a far breccia nel mio cuore. ‘She Sings I Kill’, ‘Reaper’s Danse’, ‘My Woman in Black’, ‘Kings Highway’, ‘Acid Roulette’, ‘Blind Man’s Shine’, ‘I Might Be Your Man’ alla fine si sono comunque rivelate un ottimo antipasto in attesa della scorribanda dello Zio Acido. Va anche detto che gli statunitensi prima e dopo il proprio show hanno camminato gentilmente tra il pubblico, non lesinando sorrisi e disponibilità per foto e autografi. Peccato, manca veramente poco ai texani per arrivare in seria A, confidiamo nel terzo album!
Dopo un paio di eventi in terra estera (Londra e Berlino), finalmente mi ritrovo al cospetto degli Uncle Acid in Italia. Come già capitato nelle occasioni precedenti, sono rimasto sopraffatto dalla valanga di riff sabbathiani in salsa Beatles scaturita dai loro brani, canzoni di per sé semplici e innocue come un bambino sadico. Così, quando le luci si sono spente, lasciando spazio agli autori del fenomenale ‘The Night Creeper’, è iniziato un vero sabba a base di musica, sudore e birra. I ragazzi di Cambridge una volta sul palco si sono dedicati anima e corpo alla musica, tralasciando l’interazione col pubblico – se si escludono i ringraziamenti di rito o le sporadiche e laconiche presentazioni dei pezzi -, così lo show s’è rivelato un flusso continuo di musica senza soluzione di continuità, partito con ‘Mt Abraxas’ e conclusosi con ‘Slow Death’. In mezzo ‘Waiting for Blood’, ‘Mind Crawler’, ‘Over and Over Again’, ‘Dead Eyes of London’, ‘Death’s Door’, ‘13 Candles’, l’ultimo singolo ‘Pusher Man’ e ‘I’ll Cut You Down’. Brani che, pur se non stravolti rispetto alle versioni originali, dal vivo diventano più pastosi e allucinati, con la componente psichedelica che prende il sopravvento su tutto il resto, creando in questo modo un effetto ipnotico non da poco! Al pubblico non è rimasto altro da fare che smuovere su e giù il capoccione all’unisono con le pulsazioni scandite dal batterista Itamar Rubinger. Ad impreziosire il tutto, la vocina acida di Kevin Starss, che, nonostante l’infinito tour che lo vede protagonista da quasi un biennio, ha ancora bisogno di leggere i testi dal librone posto ai piedi dell’asta del microfono! Situazione che non intralcia comunque il chitarrista, sicuramente il più irrequieto on stage con Yotam Rubinger, mentre appare più pacato il bassista Dean Millar. Dopo la consueta finta chiusura, ancora tre pezzi per il ricco bis: ‘Melody Lane’, ‘Desert Ceremony’, ‘Withered Hand of Evil’, che hanno concluso alla grande una bella serata di musica, che difficilmente i presenti dimenticheranno!