Alpen Flair Fest 2016 @Ex-Nato Areal – Naz-Sciaves (BZ), 16-19 giugno 2016
Il 23/06/2016, di Stefano Giorgianni.
Per la prima volta nella sua storia Metal Hammer Italia si reca al più grande festival musicale del Südtirol, come scritto nello slogan della manifestazione. Si tratta dell’Alpen Flair Fest, una tre giorni di musica, birra, e per quanto riguarda quest’anno tanta pioggia. Sì, perché il meteo non è stato favorevole e clemente nei confronti di questo festival altoatesino, cosa che comunque non ha né creato alcun disguido e men che meno ritardato (o annullato) le esibizioni delle band.
Quel che si nota percorrendo nella navetta dell’Alpen Flair, che porta dal centro di Bressanone alla location dell’ex-base NATO di Naz-Sciaves, è il paesaggio: un verde percorso che incanta gli occhi e che ti porta a respirare una boccata d’aria fresca, facendo dimenticare persino che si sta per andare ad assistere a un concerto. Fra immensi campi di meleti, i cui frutti sono noti in tutta Europa, e vallate dalla bellezza irresistibile con cime che le sovrastano fiere, si giunge poco distanti dall’area dei palchi, distante circa un minuto a piedi.
Mentre percorriamo la strada che costeggia il centro dell’Alpen Flair, anche questa immersa nei frutteti, discutiamo su quanto questo festival sia cresciuto, partendo da una manifestazione regionale fino ad arrivare alla tre giorni che qui raccontiamo (nel 2017 saranno aumentati a quattro, segno del successo guadagnato). Le ultime due edizioni, 2015 e 2016, hanno visto avvicendarsi sul palco grandi nomi del Rock e del Metal. Lo scorso anno difatti si sono potute ammirare le esibizioni di Hämatom, Eisbrecher, Sabaton e Helloween, mentre in questa edizione si sono dati il cambio 9mm, Megaherz, Fiddler’s Green, Doro, Exilia, J.B.O., Amon Amarth e Saxon. C’è da dire che quando si è addirittura a Bressanone, si capisce chi sono le vere star dell’Alpen Flair, ovvero i padroni di casa Frei.Wild, di cui parleremo più tardi, vi basti sapere che l’invasione delle migliaia di persone che sono accorse a Natz avevano per l’80% addosso merchandising di questa band.
Giunti all’interno dell’area del festival, separata da un cordone di perquisizione da quella dei palchi (cordone dal quale è necessario passare ogni volta si voglia entrare/uscire dalla zona-palchi, segno questo dell’attenzione verso la sicurezza dell’autorizzazione), si nota la classica disposizione di stand, con gastronomia, merchandising dei diversi gruppi e ovviamente chioschi di birra ovunque, venduta a prezzi più che abbordabili. Il tempo, per la prima giornata, è stato abbastanza clemente, sfogando la pioggia solamente nelle ore serali, specialmente durante le esibizioni degli headliner.
Ad aprire l’Alpen sono i grintosi 9mm, band misconosciuta in Italia (come molte di quelle presenti nel bill), ma dall’energia impagabile. Il gruppo teutonico, fautore di un hard rock mescolato a un heavy classico rappresentante l’immaginario del biker, sprigiona un’energia tale che la musica si può udire a diverse centinaia di metri di distanza dall’area, segno che il festival è cominciato. A guidare la formazione è il nerboruto frontman Rock Rotten, che inizia da subito a spronare il pubblico, ma il personaggio su cui è gettata la maggior parte dell’attenzione del pubblico è il batterista Sebi, bardato e mascherato di tutto punto, come un demone del metallo.
I secondi a salire sul palco sono gli immensi Megaherz, gruppo che raramente scende in terra italica e che siamo contenti di rivedere dopo l’uscita dell’ottimo “Zombieland”. Sono difatti molti i pezzi dall’ultimo album inseriti nella setlist del gruppo di Monaco di Baviera, dall’opener ‘Zombieland’ a ‘Himmelsstürmer’, fino a ‘Für immer’. C’è da dire che la presenza scenica del vocalist, Alexander “Lex” Wohnhaas, assieme al makeup sono quel tocco in più che distingue questa storica band del Neue Deutsche Härte, una chicca che l’Alpen ci regala in questa giornata.
La terza esibizione è quella degli irish-rocker Fiddler’s Green, che trascinano il pubblico con le loro ballate irlandesi in salsa rock. Il gruppo tedesco, che ha da poco celebrato i 25 anni di attività con un tour e l’uscita della compilation “25 Blarney Roses”, porta una tale ondata di energia e allegria che è difficile resistergli. Il pubblico inizia difatti a scaldarsi, dopo la quiete dell’audience che aveva segnato le esibizioni precedenti, non certo per demerito degli artisti, ma per degli avventori non ancora su di giri. I Fiddler’s Green sono riusciti dunque in quest’arduo compito, grazie a una scaletta che comprende alcuni dei loro più grandi successi e alla musica di stampo irlandese che in fatto di convivialità non deve imparare nulla.
A seguire, sale sul palco la regina del Metal, la mitica Doro. Grintosa più che mai, la vocalist di Düsseldorf scuote subito l’atmosfera, mentre il cielo inizia a oscurarsi, anche se la tregua col meteo tiene ancora. Tra canzoni veloci e aggressive e cover di grandi classici, come la semi-ballad nella quale è stata trasformata la celebre ‘Breaking The Law’ dei Judas Priest, la venere del metallo, accompagnata dalla sua solerte band (nella quale spicca l’axeman italiano Luca Pranciotta), conduce il pubblico alla pausa, durante la quale viene proiettata sui megaschermi la partita degli Europei di calcio de… della Germania, ovviamente.
Tempo che il match termini e che la pioggia inizi a scendere impetuosa che è il turno degli Amon Amarth. Per i vichinghi svedesi è la prima volta all’Alpen Flair, debutto che onorano con il massimo dell’impegno, nonostante le condizioni atmosferiche gli abbiano remato contro. Di certo gli Amon Amarth non temono la pioggia, sul palco sembrano gli Jomsviking del loro ultimo album, temerari più che mai dispensano bordate di Metal incredibili, mescolando pezzi forti e rodati, come ‘Father Of The Wolf’, ‘Guardians Of Asgard’, ‘Deceiver Of The Gods’, l’immancabile ‘Twilight Of The Thunder God’, a brani tratti dalla recente fatica, come ‘First Kill’. Johan Hegg è sempre quel grande arringatore di folle, con il suo corno pieno di birra, il suo mjöllnir e il suo inconfondible growl; un frontman con la F maiuscola e senza dubbio con pochi pari sulla scena internazionale. Nota di merito al batterista Jocke Wallgren, che accompagna gli Amon Amarth in questo tour dopo la defezione di Fredrik Andersson. Qui termina la prima giornata dell’Alpen Flair, quella più infarcita di Metal, che ci ha lasciato soddisfatti, grazie anche all’impeccabile organizzazione.
Il secondo giorno, quello meno metallico (se così vogliamo definirlo), ci vede poco impegnati e attendiamo con impazienza la venuta dei Saxon, entrati nel bill solo qualche giorno prima in sostituzione dei Mando Diao. Ci godiamo così l’atmosfera del festival, che sa sempre più di festa popolare tirolese, fra canti tradizionali, con il divertente duo Die Wildecker Herzbuben, o la disco-pop alcolica di Mickey Krause. Arriva dunque il momento dei monumentali inglesi, che sotto il diluvio offrono una prestazione grandiosa. Biff Byford è un idolo a cui dedicare sacrifici, continua a coinvolgere il pubblico, si vuota continuamente bottiglie d’acqua addosso per essere solidale i ragazzi che lo stanno seguendo da sotto il palco, si rivolge ai fotografi con esperienza navigata, indirizza sguardi verso la tribuna stampa mandandoci il segno cornino. La setlist dei britannici è molto varia, si parte dall’irruenta ‘Battering Ram’, dall’ultimo disco, con dei successivi flashback come ‘Motorcycle Man’ oppure a fatiche più recenti come ‘Sacrifice’. Non possono ovviamente mancare ‘Heavy Metal Thunder’, ‘Wheels Of Steel’ e ‘Crusader’, con ‘747 (Strangers in the Night)’ e ‘Denim And Leather’ come encore. Grandissimo show di tutta la band, su tutti la sezione ritmica, composta dal ristabilito Nigel Glocker e dallo scatenato Nibbs Carter.
Si arriva così al terzo e ultimo giorno dell’Alpen Flair Fest, con un bill misto, nel quale possiamo annoverare gli Exilia e i J.B.O., band che offrono due spettacoli differenti, i primi molto professionali e i secondi che puntano di più sul divertire l’audience, ma egualmente godibili. Però l’attenzione è tutta puntata sui Frei.Wild, gruppo originario di Bressanone che negli ultimi anni ha riscosso uno straordinario successo nei paesi tedescofoni, riuscendo a riempire teatri e arene e ottenendo numerosi dischi d’oro con le release. Band per lo più ignorata in Italia, forse a causa della lingua tedesca impiegata per le canzoni, e simbolo della terra del Südtirol, si dimostra eccezionale per la resa dal vivo e alza il termometro dell’attesa, mandando in visibilio il pubblico, solamente innalzando lo striscione col simbolo sul palco. Un’atmosfera del genere la si vive solamente quando si aspettano i propri beniamini, o gruppi storici come Black Sabbath, Iron Maiden o Metallica, ma qui sono loro i padroni di casa e la quasi totalità delle persone che è accorsa all’Alpen, non solo in questa edizione, l’ha fatto per loro. Con soli quindici anni di carriera alle spalle, celebrati in questo 2016 con l’uscita del nuovo “15 Jahre” Deutschrock & Skandale (successo preannunciato), il gruppo dà prova della solida esperienza in fatto di live, tanto da farsi attendere per diversi minuti come mai era capitato per alcuna band. L’inizio è reboante, segnato da ‘Wir Reiten in den Untergang’, pezzo che sprigiona tutta l’energia dei Frei.Wild e che introduce la proposta musicale dei brixner: un deutschrock maturo con elementi di punk, metal, alternative e sprazzi di ska. Il pubblico esplode appena i quattro musicisti appaiono e l’assoluta presenza scenica del frontman, Philipp Burger, fa capire dove risiede la magia che ha portato questi ragazzi così in alto. Le seguenti, fra cui ‘Frei.Wild’, ‘LUAA Rock’n Opposition’, ‘Wer nichts weiß, wird alles glauben’, ‘Fühlen mit dem Herzen, sehen mit den Augen’, ‘Hab keine Angst’, ‘Südtirol’, regalano un’emozione dietro l’altra, con la gente che non perde un attimo per cantare assieme ai beniamini.
Termina qui l’Alpen Flair 2016 per Metal Hammer Italia, un festival che ci ha donato una nuova prospettiva della nostra musica con l’esempio di come da una piccola realtà, con passione e impegno, ci si possa trasformare in qualcosa di solido, richiamando più di 40mila persone in tre giorni. Noi non mancheremo alla prossima edizione, e voi?