Rainbow + Thin Lizzy @Monsters Of Rock – Bietigheim-Bissingen (Germania), 18 giugno 2016
Il 19/06/2016, di Roberto Villani.
Sono passati oltre trentasei anni dal mio primo incontro ravvicinato con i Rainbow in quel di Grenoble e il metallaro incallito di allora, ora giornalista, ha già messo in cascina migliaia di concerti , ma l’attrazione nei confronti dell’arcobaleno di Ritchie Blackmore è rimasta praticamente inalterata , nonostante la pregiata creatura del divino Ritchie si chiami oggi Blackmore’s Night , gradevole progetto pop rinascimentale in compagnia della moglie Candice attivo dal 1998, che però si colloca a distanza siderale dal sound graffiante di album seminali quali “Rising” e “Down To Earth”.
Questa toccata e fuga di sole tre date del mitico arcobaleno Blackmoriano (le altre due sono a Loreley e Birmingham), celebra proprio i trentasei anni dalla prima edizione del Monsters Of Rock di Donnington Park in cui, anche allora, i Rainbow furono acclamatissimi headliner e non è certo un caso che l’evento all’interno del parco di Stoccarda- Bissingen, sia griffato con il marchio del più famoso festival hard rock di tutti i tempi.
Sicuramente questione di marketing, certamente questione di dollari, ma dopo la buona esibizione della Manfred Mann’s Earth Band e la non entusiasmante performance dei Thin Lizzy , troppo lontani dai loro migliori standard qualitativi, nonostante la presenza di due mostri sacri come Tom Hamilton degli Aerosmith al basso e Scott Travis dei Judas Priest alla batteria, l’aspettativa per rivedere Blackmore sparare i suoi inconfondibili e inarrivabili riff con la magica Stratocaster color crema, era palpabile e tangibile come i fiumi di birra che scorrevano all’interno del Viadukt.
E l’attesa , come era auspicabile ed in parte scontata, è stata ampiamente ripagata da una prestazione a dir poco perfetta della nuova macchina da corsa messa in pista da Ritchie Blackmore.
Il nuovo vocalist Ronnie Romero, conferma la tradizione dei grandi vocalist scoperti e portati alla grande ribalta dal chitarrista inglese, da David Coverdale a Ronnie James Dio, da Graham Bonnett a Joe Lynn Turner e Doogie White, interpretando in maniera assolutamente personale e con fare carismatico come prevede il suo ruolo all’interno della band, i grandi classici dei Rainbow e dei Purple, annientando anche le ultime resistenze degli innumerevoli fautori di un ritorno alla base di Lynn Turner.
Tante le sorprese, a cominciare dalla scaletta del concerto che si è aperto con una versione tiratissima di “Highway Star”, che di Rainbow ha poco o niente, ma che ha tanto di Blackmore dei tempi migliori, da fare impallidire un talento indiscusso come Steve Morse.
E da qui in avanti, per quasi due ore di concerto, è iniziato il ping –pong tra i brani dei Rainbow e quelli dei Deep Purple , divisi “chirurgicamente” in egual misura, proprio come aveva annunciato The Man in Black al momento del suo “temporaneo“ ritorno al rock ed è questa intrusione massiccia di tracce color porpora, che ha fatto storcere il naso ai puristi dell’arcobaleno.
La scelta di Blackmore potrà risultare discutibile, indiscutibile è invece il talento vocale di Ronnie Romero, un folletto dalla personalità straripante, che ha reso giustizia a brani storici quali “Stargazer”, “Catch The Rainbow” e “Man On The Silver Mountain” con tanto di dedica a Ronnie James Dio, oltre ad avere deliziato la platea con una versione straripante di “Child In Time”, tanto da avvicinarsi al Gillan dei tempi d’oro.
La band messa insieme per l’occasione, tra cui spiccano le tastiere di Jens Johansson degli Stratovarius e la presenza ai cori di Candice Night, viaggia oliata che è un piacere, assecondando in tutto per tutto i continui dictact del chitarrista inglese, fino all’apoteosi di “Long Live Rock’n Roll” e “Smoke On The Water”, che tra effetti pirotecnici vari e fuochi d’artificio, chiudono un concerto d’altissimo livello, da ricordare e tramandare ai posteri, anche perchè, dopo il concerto finale di Birmingham, si ritornerà definitivamente ai Blackmore’s Night .