Twisted Sister + Steve Vai @Guitare En Scene 2016 – Saint Julien En Genevois (Francia), 14 giugno 2016
Il 15/06/2016, di Fabio Magliano.
Di Fabio Magliano e Alex Ventriglia
Foto di Alice Ferrero
14 luglio. Una data che, per i francesi, è stata da sempre sinonimo di festa, la ricorrenza della presa della Bastiglia da celebrare con il sorriso sulle labbra in un clima disteso di festa. Ma da oggi, grazie al gesto vigliacco di un folle, il 14 luglio in pochi secondi ha visto il suo significato stravolto completamente, stuprato, deturpato da un tir scagliato su bambini e famiglie in vacanza sul lungomare di Nizza. Ecco perché quel dito medio alzato e fatto alzare al cielo al pubblico francese da Dee Snider prima di intonare con rabbia mista a scoramento “We’re not gonna take anymore”…”Non lo accetteremo più” va ad assumere un significato ancora più forte. E dire che quello che ha avuto un epilogo così sofferto era nato per essere un evento da vivere con gioia e trasporto, l’invito ad assistere ad una delle ultime apparizioni live dei Twisted Sister accolto con entusiasmo dalla truppa di Metal Hammer, anche perché lo scenario proposto era alquanto insolito, almeno per chi ha avuto modo di confrontarsi con le realtà festivaliere italiane. Saint Julien En Genevois è infatti una cittadina di 11 mila anime in Alta Savoia, a due ore dall’Italia e a pochi chilometri dalla Svizzera, che da qualche anno a questa parte ospita nel suo campo sportivo Guitare En Scene, un festival su più giorni “intimo”, limitato a 5.000 spettatori che, tra uno stand di fish and chips e uno di hamburger, possono assistere a concerti di prim’ordine. Qualche esempio? Carlos Santana, Status Quo, Europe, Joe Satriani, Dweezil Zappa… giusto per rimanere all’edizione 2016, oltre ovviamente a Steve Vai e Twisted Sister, ovvero il concerto-evento che ci ha spinti a imbarcarci e a viaggiare alla volta della Francia per assistere ad un live che si preannuncia storico, almeno stando a quanto più volte ripetuto da Dee Snider, essendo l’ultimo in terra francese nella storia dei Twisted Sister. Ma si sa, le cose più belle sono anche le più sofferte, ed infatti lasciato il caldo sole estivo italiano alle spalle e varcato il tunnel del Frejus, troviamo ad accoglierci Oltr’Alpe una pioggia fastidiosa che sarà nostra compagna per tutta la giornata. Per nostra fortuna arrivati non senza difficoltà a Saint Julien, scopriamo che, se le aree gastronomiche (e sono davvero varie, si va dalla cucina messicana a quella giapponese, dalla brasiliana all’indiana… ma solo in Italia non riusciamo ad andare al di là del panino con la salamella?) sono in balia delle intemperie, il main stage è ospitato sotto un enorme tendone con tanto di posti a sedere e tribuna vip. Una location molto più vicina ad una sagra paesana, con tanto di famigliole, bambini e anziani che, muniti di tappi per le orecchie (offerti a profusione dall’organizzazione) passeggiano allegri zigzagando tra le pozzanghere, che non ad un grande festival europeo. E dire che pochi minuti dopo aver preso parte sotto il palco, sul maxischermo iniziano a scorrere le immagini di “Crossroads (Mississippi Adventure)” a introdurre la tappa francese del “Passion And Warfare Tour” di Steve Vai, non proprio un artista da festa di paese… e dopo una brevissima attesa il virtuoso con cappuccio ben calato sulla fronte, occhiali avveniristici e chitarra luminosa fa il suo ingresso in scena, catalizzando subito su di sè l’attenzione del pubblico. Le sue movenze chitarra in mano sono un incrocio tra una bizzarra danza e le contorsioni di un rettile, le sue smorfie che accompagnano ogni pezzo ormai sono un suo marchio di fabbrica, mentre con eccezionale naturalezza sciorina le varie “Bad Horsie”, “RacingThe World”, “Gravity Storm” sino ad arrivare a quella “Answers” eseguita in un duetto virtuale con Joe Satriani, che dal maxischermo interviene per interagire con il suo ex allievo in un botta e risposta a modo suo suggestivo. “The Riddle” e “Ballerina 12/24” anticipano un altro duetto virtuale, e questa volta arriva addirittura John Petrucci per contendere a Vai il predominio su “The Audience Is Listening”. Con “I Would Love To” e “Greasy Kid’s Stuff” ci si avvia verso la fine dello show, uno spettacolo che come da copione viene suggellato dalla sempre emozionante “For The Love Of God”, brano epocale con il quale il chitarrista strappa una standing ovation più che meritata. Quando usciamo dal tendone per rifiatare Giove Pluvio decide di darci tregua consentendoci di assistere sul palco esterno, infreddoliti ma asciutti, alla prima sorpresa della giornata. Sul second stage sta infatti prendendo posto Sari Schorr con la sua The Engine Room, e non ci mette molto la grintosa cantante statunitense per far capire ai presenti di che pasta è fatta. La vocalist è una delle artiste più interessanti nel panorama blues contemporaneo e, grazie ad una band d’eccezione (fanno parte del gruppo il chitarrista Innes Sibun già con Robert Plant, il tastierista Anders Olinder, al lavoro con Glenn Hughes e Peter Gabriel, il batterita Mike Hellier collaboratore con Mud Morganfield e James Hunter, ed il basssista Kevin Jefferies maturato alla corte di Roger Taylor e Mike Oldfield!) da subito vita ad uno show adrenalinico, carico di feeling, marchiato a fuoco dalla sensazionale voce di Sari, un potente ibrido in grado di fare incontrare Janis Joplin e Tina Turner, con lo spettro di Aretha sempre sulle spalle. E’ un blues viscerale quello che propone la cantante newyorkese presentando il nuovo album “Demolition Man”, che pezzo dopo pezzo penetra nell’anima suscitando una gamma vasta di sensazioni contrastanti ma sempre fortissime. Una sorpresa graditissima che merita un approfondimento…
Ma è nuovamente tempo di trasferirci all’interno per assistere al clou della giornata. E, seconda sorpresa, ci viene comunicato che avremmo potuto assistere a tutto lo show dal pit, divenendo così spettatori privilegiati dell’evento. Che vede i Twisted Sister prendere posto sul palco sulle note di “It’s a long way to the top (if you wanna rock’n’roll)”, per poi aggredire la platea come da tradizione con la travolgente “What You Don’t Know (Sure Can Hurt You)” azzannata da un Dee Snider in stato di grazia. Non ci sono effetti pirotecnici, non c’è make up, non ci sono effetti speciali sul palco, solo tre musicisti un po’ imbolsiti ma dal grande carisma, un ospite d’eccezione dietro le pelli e un cantante straordinario, e questo basta per tramutare subito lo show in un evento memorabile, uno dei più intensi ed emozionanti ai quali abbiamo avuto modo di assistere nel corso di questi anni. Non c’è sosta, non c’è tregua… “The Kids Are Back” ci tiene a sottolineare il biondo cantante, correndo come un pazzo per il palco, destinato a tingersi di un rosso infernale per “Burn In Hell”. ‘Destroyer’ e ‘Like a Knife In The Back” fanno esplodere il tendone trascinandoci in un’epoca che non c’è e che forse non ci sarà più, quindi dopo aver dedicato un “happy birthday to you” a The Animal Mendoza che proprio oggi compie gli anni, la corsa riprende con “You Can’t Stop Rock’n’Roll”, con la roboante “The Fire Still Burns” e dal primo singolone del gruppo, quella “I Am (I’m Me)” cantata saltando da tutto il parterre. “Noi non siamo come i Judas Priest che dicono di smettere e poi sono ancora lì che suonano, noi non siamo come i fottuti Scorpions, noi non siamo come Ozzy che sono anni che annuncia il tour d’addio – sputa nel microfono Dee Snider – I Twisted Sister stasera suoneranno per l’ultima volta nella loro storia in Francia, quindi godetevela” E giù con “We’re Not Gonna Take It” che decolla trascinata dal cantante e non vuole poi saperla di finire, con quel ritornello cantato all’infinito dal pubblico per la gioia di uno Snider visibilmente compiaciuto. Il posto in prima fila ci consente di assistere allo show con un coinvolgimento e un trasporto ancora più intenso, Jay Jay French e Eddie Ojeda ci passano per mano i plettri, Dee Snider ci viene a cantare “The Price” in faccia con il suo ghigno satanico, poi riprende a correre offrendoci in rapida successione su un piatto d’argento “I Believe in Rock’n’Roll” e “Under The Blade”, prima di un altro piatto forte della serata, l’inno “I Wanna Rock” cantato con un tale trasporto che una lacrima non può non scendere al pensiero di ciò che sta per finire. Non manca il pensiero a AJ Pero e “…all’unico batterista che avrebbe potuto sostituirlo, Mr. Mike Portnoy”…e l’ex Dream Theater fa ripartire il treno con “Shoot ‘Em Down”, ultimo brano prima del bis. E qui una nuova sorpresa. La platea si fa muta, Dee Snider serio in volto afferma che deve fare un annuncio “Non politico…non religioso… a Nizza, poco fa, un tir guidato da un terrorista ha ucciso decine di persone innocenti. Ma questi bastardi non vinceranno, non ci fermeranno!” e qui, tutti con il dito medio al cielo, a riprendere una “We’re Not Gonna Take It” mai come ora così sentita, mai come stasera così rabbiosa. Da qui solo ringraziamenti, un abbraccio all’unisono tra band e pubblico, lacrime, sorrisi, gioia, malinconia…al pensiero che, se davvero questa è la fine, il mondo del metal ha perso una delle sue band più grandi, sicuramente dei grandi maestri dell’arte dell’entertainment.
I titoli di coda scorrono sul second stage con lo show dei Killcode da New York. La band, attiva dal 2008, da vita ad un concerto onesto e senza fronzoli, pagando a caro prezzo la potenza dello show offerto in precedenza dai Twisted Sister, in grado di sminuire e offuscare chiunque si trovi a suonare dopo di loro. Con coraggio i cinque americani si giocano comunque le loro carte, puntando su un rock anthemico, intriso di burbon, inbastardito da echi sounthern e da un retrogusto bluesy che trova la sua casa nella voce pastosa di Tom Morrissey, un cantante che ben sa come tenere il palco e che non difetta né in carisma, né in energia. Ecco quindi che pezzi come “Anthems For Outlaws”, “Bad Mother”, “The Wrong Side” e “Skitch” fanno la loro porca figura facendo saltare gli ultimi irriducibili e mettendo la parola fine ad un festival unico nel suo genere e per questo assolutamente affascinante. Dopo oggi, il 14 luglio non sarà più lo stesso. Dopo oggi, il mondo del metal senza i Twisted Sister non sarà più lo stesso…