Death SS @ Sweden Rock, Norje Havsbad – 4-7 giugno 2014
Il 20/07/2014, di Fabio Magliano.
L’avventura allo Sweden Rock Festival nelle parole di chi ha vissuto l’evento da protagonista, il tastierista dei Death SS Freddy Delirio
Si parte la mattina con un paio di mezzi per arrivare all’aeroporto di Malpensa. Destinazione Copenaghen. Viaggio aereo un qualche particolare aneddoto “deathessessiano”. A circa un’ora dall’arrivo il comandante comunica che dovremo fare marcia indietro e tornare a Malpensa per un non meglio precisato “problema tecnico” ad uno dei motori. La cosa viene puntualmente fatta, non senza una generale preoccupazione, e alla fine arriviamo in Danimarca con un paio d’ore di ritardo. Giusto il tempo per mangiare qualcosa e giunge il runner che ci porterà in Svezia (anzi, “la” runner visto che si trattava di una biondissima signora). Passaggio sul suggestivo ponte di Öresund e nel giro di una mezz’oretta siamo a Malmo, in Svezia. L’ambiente è molto affascinante, si respira una certa calma e si avverte un grande ordine circostante, lo si intuisce da diversi particolari estetici e comportamentali a dimostrazione del livello di civiltà di quelle zone. Lo scenario naturale ci avvolge durante tutto il viaggio, che da Malmo a Solvesborg (città dove si tiene lo Sweden Rock Fest) richiederà circa quattro ore, e si giunge ad una prima sosta presso un posto di ristoro costituito dal tipico e caratteristico casamento svedese in legno. Si giunge al festival per regolare tutta la trafila burocratica di accesso e il nostro tour manager, Alex Comerio, ottiene velocemente pass e tutto il necessario affinché ogni cosa funzioni perfettamente durante la permanenza nei tre giorni. La gente è molto positiva ed entusiasta appena vede arrivare la band, splendide ragazze salutano. Fatto un giro sempre all’interno del mezzo si riparte subito alla volta dell’hotel che dista alcuni chilometri dal festival. Affascinante e sinistra la nebbia bassa nei prati circostanti, sarebbe adatta per un video dei Death SS senza dover investire troppo sul ghiaccio secco! Giunti all’hotel incontriamo diverse altre band che suonano al festival. Alcuni membri degli W.A.S.P, Kamelot, il batterista dei Motörhead, gli Uriah Heep al completo e molti altri. C’è un clima familiare e invitante nella hall dello splendido hotel. Procediamo ognuno nella propria camera finemente arredata e finalmente un po’ di relax. Bene, pronti per andare la sera al festival a fare un giro e vedere davvero da vicino la situazione. Si riparte con la simpatica autista che ci porta a destinazione. Sulle note di ‘House of Fire’ di sua maestà Alice Cooper, corriamo verso il palco a goderci da vicino lo spettacolo. Il posto è veramente immenso e le persone sono diverse decine di migliaia (circa 80.000!). Euforia ma molta educazione generale. Degustiamo le ottime bevande alcoliche del posto e passiamo da una zona all’altra del festival, chi fa assaggi di vario genere (c’era cibo per tutti i gusti e esigenze) all’interno di capannoni adibiti a bar ognuno con uno stile ben determinato dando ampio spazio all’estetica e all’originalità. Una città del rock capace di fare fronte alle richieste di ognuno con pubblico molte volte composto da intere famiglie con tanto di bebè. Finalmente giungiamo a quello che il giorno dopo sarà il nostro palco, il 4Sound Stage. L’ultima band ha già suonato, le luci sono abbassate, il nostro backline, strumentazioni varie e scenografie sono arrivati già da qualche giorno via terra e sono dietro il palco in un container. Tutto pronto. Si continua a festeggiare e a fare qualche conoscenza. Si torna in hotel tra una nebbia ancora più folta e un sole che ha finito di tramontare alle 23.00 per risorgere già alle 1.00. Alle 3.00 è ormai mattina e noi ci riconcediamo qualche bicchiere e discorso nell’immenso hotel dove c’è sempre qualcuno a far festa. Poi il crollo nel letto. Si può dormire tantissimo, l’ingresso al backstage è nel pomeriggio verso le 15.00, ottimo. Arrivano i runner del festival puntualissimi dopo pranzo e ci dirigiamo tutti verso il backstage. Cominciamo a preparare gli strumenti per tempo facendo i cablaggi anticipatamente su piattaforme mobili in modo da avere tutto pronto velocemente, la sera. Non manca il divertimento anche mentre si lavora e in questo clima decisamente amichevole ed efficiente non ci lasciamo mancare piacevoli momenti di sana vita rock ‘n’ roll. Arrivano le interviste e Steve, accompagnato da Alex, va a fare “il suo dovere” di portavoce della band, parlando con i molti giornalisti di diverse nazionalità che avevano concordato precedentemente l’incontro con lui. C’è poi il momento della signing session e molti fans entusiasti vengono a farci firmare autografi sui dischi più vecchi e sul nuovo album, indice che le cose stanno funzionando bene! Foto, firme, qualche discorso veloce, e siamo al momento della cena. Area V.I.P. in un ristorante dalle tonalità decisamente horror con drappi neri, candelieri e lussuosi lampadari. Ottima la cucina, ricercata anche nel settore vegetale (preferito dalla maggior parte della band che è vegetariana o vegana) con piatti originali e raffinati per un festival. Una sbirciatina al Rock Stage dove sta suonando da headliner Blackie Lawless con i suoi W.A.S.P. Sale l’attesa e pure l’euforia, ci aprono i camerini e da quel momento, si procede ai preparativi, trucco e ottimizzazione di tutte le scenografie, cablaggi, ecc. Siamo coperti da una quinta, quindi possiamo accedere al palco per un ultimo check anche se il lavoro dei nostri tecnici è stato esemplare come sempre e tutto è già acceso e praticamente funzionante. Manca solo ancora qualche impostazione da rettificare. Sulle note di ‘Paranoid’ dei Black Sabbath che stanno ultimando il loro show nel Festival Stage, noi siamo ormai pronti e aspettiamo il via. Ci siamo. Parte la nostra intro e saliamo concentrati e determinati. Via con ‘Peace of Mind’, adrenalina alle stelle, il pubblico è davvero gremito, a perdita d’occhio. Tutto bene, andiamo come saette, un brano dietro l’altro, poi dopo cinque o sei canzoni ci distendiamo tutti interiormente, la risposta del pubblico è esemplare, tutti cantano sia i brani classici che i nuovi, un boato su ‘The Crimson Shrine’! Grande soddisfazione per noi. Ci guardiamo mentre suoniamo e capiamo che lo show sta riuscendo davvero bene. Ancora un paio di classici e fine. Fatto. Tutto è andato. Avremmo suonato per altre due ore, è finito tutto troppo presto. Siamo abituati a una scaletta più lunga di solito e abbiamo suonato una “sola” ora piena. Le luci si spengono, ancora autografi e si torna al backstage, si ripercorre tutto quello che c’è stato all’andata in modo esattamente simmetrico, a parte ovviamente “l’incidente tecnico” del primo volo. Un arricchimento personale per ognuno di noi, una tappa fondamentale nella carriera di ogni musicista presente.