Rob Zombie + Marilyn Manson @ Unipol Arena – Bologna, 12 dicembre 2012
Il 13/12/2012, di Alice Ferrero.
Se gemelli sono, così come ci propina il roboante titolo del fortunato tour andato inscena tra America ed Europa, sono i gemelli più diversi che ci possano capitare. Perché se la matrice è quella comune dello shock rock, Marilyn Manson e Rob Zombie nella loro calata italica si presentano al pubblico bolognese (esiguo, se si considera la portata dell’evento) con performance agli antipodi, innocua, quasi tronfia quella del “Reverendo”, decisamente scoppiettante quella del cantante/regista, che ad una carica sonora di rara intensità abbina uno spettacolo visivo degno delle grandi “arena band”. Chi ha allestito una vera veglia di preghiera per esorcizzare il demone Manson, sarà rimasto deluso, perché lo shock rocker dell’Ohio è ormai lontano parente di quel losco figuro che negli anni Novanta turbava i sogni di mezzo mondo. Mr. Brian Warner si presenta sul palco alle 20 in punto, decisamente imbolsito, vocalmente non al top e presumibilmente alticcio, a giudicare dai microfoni più volte scagliati via senza evidenti ragioni. La scaletta, nonostante la natura da co-headliner diluita in una misera ora di show, pesca da tutta la produzione del musicista, dall’ultimo ‘Born Villain’ che con ‘Hey, Cruel World…’ da fuoco alle polveri, ai lavori più datati, tra vecchi classici (‘The Beautiful People’, ‘MObscene’, ‘The Dope Show’, ‘Coma White’) e cover ormai fatte proprie (‘Sweet Dreams’, ‘Personal Jesus’) il tutto scandito da continui cambi di abito (si passa dal Manson versione cardinale al dittatore nazista, dal gangster al pappone cocainomane sino ad arrivare alla puttana d’alto bordo) e scenografie andate facendosi via via più oscure ed inquietanti, vero spettacolo a compensare la performance sottotono di un “mostro” che di paura, ormai, ne fa ben poca. Chi invece continua ad incutere timore, e non solo per gli assassini e i serial killer che popolano i suoi film, è Rob Zombie, che a Bologna porta in scena il suo show completo, un’ideale incrocio tra un mastodontico circo futurista ed un girone infernale popolato di mostri e demoni. Su di un palco incastonato tra schermi sui quali ruotano immagini di film horror e anime giapponesi, popolato di scheletri e imponenti animatroni, il vecchio Rob da vita ad uno show coinvolgente, in grado di spingere il rock un po’ più in là, proponendosi come erede più credibile dell’immortale Alice Cooper.’Jesus Frankenstein’, ‘Living Dead Girl’, ‘More Human Than Human’, ‘Mars Needs Women’, ‘Sick Bubble Gum’, ‘Dragula’…Rob Zombie chiama in un crescendo di effetti speciali, il pubblico risponde cantando ogni singola canzone, giocando con i palloni giganti lanciati su di esso e venendo inondato di coriandoli lanciati a getto continuo nell’arena. Uno spettacolo di rara intensità visiva, a tratti ipnotico, a tratti viscerale come un concerto rock che si rispetti, orchestrato magistralmente da un artista in forma smagliante e sorretto da una band di primissima qualità. Un “mostro” che forse non ha acceso veglie di preghiera né attirato esorcisti come il suo gemello più giovane, ma che ha saputo impartire ai presenti una lezione con i fiocchi per quanto riguarda l’intimorire ma, soprattutto, l’allestire un rock show memorabile.