Sinner’s Day Festival @ Ethias Arena – Hasselt (Belgio), 30 ottobre 2011
Il 30/10/2011, di Alice Ferrero.
Intriga il nome perchè si sa, il peccato in un modo o nell’altro stuzzica. Quindi trovi un festival ribattezzato “il giorno dei peccatori” e non puoi non provare un pruriginoso pizzichio, pensando a chissà quanta e quale scabrosità sia stata chiamata a raccolta nella pianura belga. Poi scorri la scaletta e ti rendi conto che la scabrosità risiede unicamente in un accostamento di band secondo solo ad un doppiopetto nero indossato su un pantalone a scacchi marrone e blu. Cosa abbiano infatti da spartire Exploited e Diamanda Galas, KMFDM e Patty Smith, The Cult e Front 242 lo sanno infatti solo gli sghembi organizzatori della kermesse, ma tanto basta per stimolare la fantasia di quasi 10.000 ragazzi ben miscelati tra improbabili figli dei fiori, cyber punk, rocker e dark riuniti nella splendida Ethias Arena di Hasselt, una ridente cittadina a 130 Km da Bruxelles. Che per quasi tredici ore vengono scossi da sonorità a volte diametralmente opposte ma non per questo meno avvolgenti. Inutile dire che, gli amanti di un sound più duro e canonico, ben difficilmente accoglieranno le performance di artisti come i Recoil dell’ex Depeche Mode Alan Wilder, o dell’ex leader dei Kraftwerk Karl Bartos, set a cavallo tra elettronica e arte figurativa, con la proiezione di immagini disturbanti a fare da cornice a bordate di beat sincopati spesso e volentieri destinati ad andare in un malato loop. Più vicini al rock, ideale tait d’union tra queste due dimensioni, i tedeschi KMFDM con il loro mix di techno, EBM, metal e rock si rivelano tra i migliori act della giornata, con una straripante presenza scenica e un impatto sonoro davvero efficace. E straripanti risultano anche i The Exploited che qui c’entrano come il parmigiano nel cappuccino ma che riescono ugualmente a scatenare l’inferno tra punk, sputacchi e stage diving. Con i The Mission va in scena la performance perfetta, quella più attesa, perchè qui celebrano i 25 anni di carriera attraverso un set che va ad abbracciare tutta la loro discografia, con quel suono dark pregno di misticismo che finisce ben presto per entrare in circolo ai presenti mandandoli in un trip senza via d’uscita. Mistica, e non potrebbe essere altrimenti, è anche la poetessa Diamanda Galas che avvinghiata ad un pianoforte semi nascosto, con le sue quattro ottave di estensione vocale porta in scena la disperazione, il turbamento, attraverso litanie oscure ed enigmatiche. Dopo di lei, l’altra Signora del rock, la poetessa Patti Smith, con uno show fatto di classici, da ‘Because The Night’ a ‘People Have The Power’, sermoni anti-governativi e sputacchi che manco gli Exploited. Un inno alla storia della musica anche se il pathos latita a lungo. Per poi esplodere con i The Cult, controfigura della band apatica che pochi mesi prima aveva calcato il palco del Sonisphere, con lo sciamano Ian Astbury a calamitare su di sè tutte le attenzioni e Billy Duffy, sornione come non mai, a smazzarsi il lavoro oscuro tra pose plastiche e riff dannatamente efficaci. Dopo di loro e l’uragano scatenato con le note di ‘She Sells Sanctuary’ una sola band rimane, ovvero i veterani Front 242 che qui giocano in casa e che stasera portano in scena buona fetta della storia dell’EBM, bravi nel coinvolgere con la loro energia fisica, con le loro scariche di elettronica e con le loro allucinate proiezioni sino a far assumere al festival i connotati di un mastodontico rave. Un eccellente punto di chiusura per una kermesse folle, incredibilmente varia ma perfettamente riuscita sotto tutti i punti di vista, anche grazie ad un’organizzazione che nulla ha lasciato al caso e che ha reso l’evento uno di quegli avvenimenti da segnare in rosso sul calendario anche negli anni a venire.