Kingcrow – quasi tre decadi di passione e progressive targato Italia

Il 30/11/2024, di .

Kingcrow – quasi tre decadi di passione e progressive targato Italia

Nella data milanese del breve tour italiano insieme ai Pain of Salvation di questo 2024, abbiamo raggiunto gli italiani Kingcrow, veterani del progressive metal made in Italy con una carriera ormai trentennale. Dopo i palchi di Rome e Bologna, è il turno del pubblico del Santeria, accorso numeroso fin dal pomeriggio per assistere allo show. A valle della serata abbiamo trattenuto la band per fare il punto sulla loro carriera e sul nuovo capitolo inaugurato da questi ultimi live e dall’uscita recente dell’ottimo album ‘Hopium’.

Quasi trent’anni del progetto Kingcrow e otto tra album e i primi vostri demo autoprodotti, un lungo percorso. Guardandovi indietro qual’è la prima immagine che vi si presenta in mente? Cosa invece guardando ai prossimi passi in avanti?

“La prima immagine è quella di tre ragazzini che hanno iniziato a suonare in uno garage. Era tutto nuovo e c’era una gran voglia di suonare e realizzare la propria musica. All’epoca eravamo tutti teenagers e anche se oggi la formazione è completamente diversa a parte me e Thundra posso dire che lo spirito è sempre rimasto lo stesso. Per i prossimi passi in avanti vogliamo continuare a fare la miglior musica possibile e portarla live. Fortunatamente fino ad ora il nostro percorso è sempre stato in ascesa dal punto di vista della popolarità e ci siamo potuti togliere delle grandi soddisfazioni il che ovviamente aiuta a tenere alta la motivazione”.

Che grande album ‘Hopium’, complimenti. Un gran lavoro da cui traspare tutta l’esperienza che c’è dietro. Come è stata l’accoglienza della critica e dei vostri fan, anche a valle di questi primi live dall’uscita? 

“Grazie per i complimenti. Direi che i responsi sono stati addirittura superiori alle aspettative dato che il disco è stato accolto con entusiasmo dalla stragrande maggioranza della nostra fanbase ed ha anche avvicinato parecchie nuove persone alla band. Anche le recensioni sono state assolutamente entusiastiche. Per il debutto live del disco non potevamo chiedere di meglio, sia per quanto riguarda le date italiane che per l’esibizione al Be Prog My Friend di Barcellona. Non ci aspettavamo così tante persone a cantare già i ritornelli dei nuovi brani, segno che siamo sulla strada giusta”.

Un album dalle tante sfaccettature: quale aspetto vi ha più soddisfatto una volta concluso?

“Personalmente ho apprezzato il fatto che riusciamo ancora ad evolverci stilisticamente. Questo è un fattore che è sempre stato importante per noi e anche se in passato abbiamo fatto dei dischi molto celebrati non avrebbe senso per noi tentare di replicarne il sound. Credo che Hopium rappresenti un’evoluzione importante rispetto a The Persistence e mi auguro che anche con il prossimo lavoro di spingere ulteriormente su questo aspetto. E’ veramente l’aspetto più importante per noi”.

A mio parere uno dei punti di forza di ‘Hopium’ sono le voci: linee vocali interessanti, mai banali, cori molto ben registrati e prodotti. Ci raccontate qualcosa in merito? 

“L’utilizzo di linee vocali intrecciate deriva dalla mia passione per i Beach Boys. Se ascolti i loro lavori ti rendi conto di che mole di lavoro impressionante c’è in tal senso. Ovviamente noi ci muoviamo in un contesto diverso. Per noi la linea vocale di un brano è l’elemento più importante e cerchiamo di sviluppare gli arrangiamenti per valorizzarla e non creare elementi di distrazione”.

L’immediatezza melodica di alcune tracce probabilmente attirerà l’attenzione di ascoltatori anche lontani dal perimetro progressive. L’aver investito sui video realizzati a supporto di diversi brani parte da questa considerazione? Quanta ispirazione c’è dietro un brano sensazionale e magico come ‘Night Drive’?

“Ma sai, non c’è nulla di premeditato in realtà. Abbiamo approcciato la creazione del disco come abbiamo fatto per tutti gli altri dischi. Semplicemente non ci auto confiniamo in un genere e non ci sentiamo obbligati a seguire degli stilemi predeterminati. Nel caso di Night Drive l’influenza maggiore è il movimento trip hop. Apprezziamo da sempre il sound di band come Massive Attack e Portishead e Night Drive rappresenta quel tipo di atmosfera filtrata dalla personalità della band. E’ uno dei nostri brani preferiti del disco sicuramente, lo trovo particolarmente riuscito ed ha un’atmosfera molto evocativa”.

Continua la collaborazione con Daniel e i Pain of Salvation. Da dove nasce e cosa tiene vivo questo rapporto artistico? 

“Credo che alla base ci sia un grande rispetto reciproco, sia quando abbiamo collaborato dal punto di vista artistico su Night Descending che per quanto riguarda le esibizioni live. E’ stato bello rivedere i ragazzi dei Pain Of Salvation, ha avuto veramente il sapore di una rimpatriata”.

Come procede questo mini tour italiano? Poi la tappa a Barcellona per il festival ‘Be prog! My friend’, un palco prestigioso. Altre tappe all’orizzonte, tra cui qualcun’altra spero in Italia? 

“Abbiamo avuto un responso incredibile per queste date, sia da parte dell’affluenza (tutte le date sold out a parte Roma che ha mancato l’obbiettivo per qualcosa come 10 biglietti) che come sostegno durante l’esibizione. Sicuramente ci saranno altre date da headliner nel futuro prossimo, il nostro manager sta già lavorando a riguardo e sicuramente non mancherà qualche data italiana”.

Per i nostri lettori musicisti: possiamo avere qualche dettaglio sulla vostra strumentazione che vi sta accompagnando in queste date? 

“Allora, io e Ivan utilizziamo due chitarre ciascuno con due diverse accordature. Io una Telecaster fender e una PRS CE24 core, Ivan una fender Stratocaster e una Jackson (non ricordo il modello al momento). Riccardo usa un basso fender jazz 5 corde mentre Thundra un set di batteria custom della Markline. Per quanto riguarda gli ampli usiamo sia per chitarre che basso un pre-valvolare della Huges & Kettner. Il basso è in diretta mentre per le chitarre usiamo due casse Marshall 2×12 pilotate da un finale a stato solido, microfonate con il classico sm57. Poi il core del nostro sistema è il rack con il mixer digitale e gli splitter che gestisce i nostri ascolti negli in ear. In questo modo ognuno di noi si può gestire il suo ascolto negli auricolari facendosi il proprio mix con una comoda app sul proprio cellulare. Credo, che al netto di dimenticanze, questa sia fondamentalmente tutta la nostra backline”.

Ringraziamo i Kingcrow e continuiamo a gustarci ‘Hopium’, in attesa delle prossime date live.

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