D.A.D – Four Decades of Madness
Il 20/11/2024, di Andrea Lami.
Qualche anno fa mi venne detto che una discografia rock che si rispetti non è tale senza aver dentro ‘No Fuel Left For The Pilgrims’ dei danesi D-A-D o Disneyland After Dark che dir si voglia. Questo per far capire lo spessore e l’importanza che questo gruppo ha rivestito e ancora continua a rivestire nella scena hard rock europea, un gruppo che negli anni ha saputo mantenere il successo senza farsi travolgere dall’onda grunge ma riuscendo a ritagliarsi una fetta di mercato sempre più grande e riuscendo ad arrivare in forma splendida a celebrare oggi i quarant’anni di carriera. Un traguardo che i D-A-D festeggeranno in Italia il prossimo 25 novembre al Legend di Milano. Per prepararci al meglio a questo evento abbiamo contattato il cantante/chitarrista Jesper Binzer che, con grande disponibilità ci ha portato alla scoperta del nuovo ‘Speed Of Darkness‘, pretesto per ripercorrere insieme quarant’anni di grande rock.
Congratulazioni per l’album appena pubblicato. Come sono nate le canzoni? E perché, in un momento storico in cui le vendite dei CD sono in calo, avete deciso di pubblicare un doppio album?
“(Jesper Binzer) Non è un vero e proprio doppio album – le quattordici canzoni non potevano stare su un solo vinile – abbiamo fatto un sacco di canzoni e di riff – forse quaranta false partenze di canzoni – ci siamo sentiti come se tutto il 2022 fosse solo un tentativo di approcci nuovi e vecchi – abbiamo portato diciotto canzoni con noi in studio – quattordici sono state tagliate – quindi questa è una versione molto consapevole dei DAD in questo momento – prove ed errori = perfezione!!!”
A nostro avviso, l’atmosfera dell’album è decisamente più tranquilla rispetto alle canzoni che vi hanno reso famosi. È una scelta intenzionale o le canzoni sono venute fuori “da sole” e avete seguito il flusso?
“Abbiamo sempre avuto almeno tre volti della nostra creatività: quello veloce, quello duro e quello epico. Questo album è un po’ più epico. Essere in grado di lasciar andare le aspettative e rinnovarci è una parte importante dei DAD. Non vogliamo dare ai nostri fan ciò che pensano di volere, ma ciò di cui hanno bisogno”
Quali sono le canzoni che troveranno spazio nelle prossime date live?
“Al momento nessuno lo sa, ma ‘God Prays To Man’, ‘Speed Of Darkness’ e ‘The Ghost’ sono sicuramente dei colpi sicuri.”
Avete ormai raggiunto i 40 anni di attività. Oltre all’uscita del nuovo album, avete in programma di festeggiare/celebrare questo enorme traguardo? Sappiamo di una mostra al Museo Nazionale Danese, ce ne parli meglio?
“Essere al Museo Nazionale Danese come un pezzo acclamato della cultura danese è stata una cosa importante, ma il futuro prossimo è sicuramente all’insegna di grandi spettacoli e nuovi territori.”
Abbiamo letto che alcuni artisti suoneranno le vostre canzoni. Quali musicisti ti piacerebbe vedere suonare una tua canzone?
“Avatar e Konvent sono gli artisti dei miei sogni – vediamo se hanno il tempo”.
Avete dichiarato di aver avuto quaranta nuove canzoni, ma ne avete pubblicate 14, quindi dove andranno a finire le altre 26?
“Due delle canzoni saranno bonus track giapponesi. Vediamo cosa succederà con il Record Store Day”.
Nel realizzare “Speed Of Darkness” quali erano gli stati d’animo e le atmosfere che volevate creare?
“Volevamo un suono maturo e grasso, volevamo testi che parlassero del pianeta, della gente e del cuore.”
Quali canzoni vi hanno colpito di più durante la registrazione dell’album?
“Head Over Heels’, ‘Speed Of Darkness’ e ‘Automatic Survival'”.
Quali sono i punti di forza di questo nuovo album?
“Che è stato realizzato da persone che sanno quello che fanno e che lo amano.”
Ogni album che viene registrato e pubblicato è una sorta di passo avanti verso qualcosa di migliore. Siete soddisfatti di ‘Speed Of Darkness’?
“Oh sì, questo passo è stata una boccata d’ossigeno per la band e per il futuro di noi stessi.”
Guardando al passato, cosa pensi della discografia e della carriera della band?
“Vedo molta libertà, creatività e disprezzo per le aspettative, ma anche un approccio scandinavo e un modo di vivere la musica e di sentirsi orgogliosi”.
Qual è la cosa più preziosa che hai imparato in tutti questi anni di scrittura/registrazione/concerti?
“Rimanere fedeli a se stessi”
Si dice spesso che il rock è morto, anche se sembra non morire mai. Che impressione hai rispetto al genere che suoni e porti in giro da quarant’anni?
“Il Rock è, oltre che una voce per una o tre generazioni, un grande linguaggio culturale. E’ una bandiera a cui aggrapparsi per trovare i propri coetanei: i banchieri amano il deathmetal, i nerd il math metal e i ragazzi l’energy.”
Quali sono i vostri attuali ascolti?
“Ascolto doom metal e Morgan Wallen e jazz e Bob Dylan.”
Seguiamo la band praticamente dagli esordi, ma purtroppo avete avuto meno successo in alcuni luoghi rispetto ad altri (ad esempio in patria). Come ci si sente a suonare oggi davanti a un pubblico composto da poche persone e domani a esibirsi davanti a platee enormi?
“Il piccolo pubblico, come in Italia e in Spagna, è una parte importante di ciò che amiamo: un dialogo con qualcuno che è stato con noi quindi molto amore e scioltezza. Spesso usando questo tipo di comunicazione ci si avvicina alle folle più grandi”.
A novembre tornerete in Italia. Che ricordi hai delle date italiane?
“Non parlerò di cibo, di spaghetti con le vongole e cacio e pepe e del ragù locale… fermatemi…”
Qual’è l’aspetto che ami di più della musica?
“La libertà”
Puoi dirmi come è nato il tuo amore per la musica?
“Fanboy – Slade, Sweet, Queen si sono trasformati in Lou Reed, Ramones, The Clash si sono trasformati in Janis Joplin si sono trasformati in AC/DC, si sono trasformati in Oasis e via discorrendo.”
Qual è stato il tuo primo album acquistato?
“Slade, molto molto tempo fa”.
Che cosa significa per te la musica?
“Davvero tutto.”