Within Temptation – Moderni Cantastorie

Il 22/10/2024, di .

Within Temptation – Moderni Cantastorie

Mi era rimasta in sospeso una chiacchierata con i Within Temptation, all’uscita, qualche anno, fa del loro ultimo album, ‘Bleed Out’, a mio avviso un autentico peccato, vista la natura comunicativa e provocatoria di questo lavoro, che tratta temi importanti e controversi quali la guerra, i diritti delle donne e il concetto di democrazia. Alla vigilia del nuovissimo tour che li porterà il primo dicembre anche qui in Italia (all’Alcatraz di Milano), potevo forse lasciarmi sfuggire, per la seconda volta, la possibilità di discutere di questi argomenti con una molto disponibile Sharon Den Adel? Certo che no, e infatti ecco il resoconto di una chiacchierata che definire “intensa” è alquanto riduttivo, ma vista la persona e l’artista, estremamente gradevole e profonda, è sempre un grandissimo piacere ogni volta poter confrontarsi con Sharon. Anche con tematiche delicate e controverse come quelle affrontate nell’ultimo album.
Ciao Sharon, ci fa davvero piacere intervistarti in questa occasione di concerti e promozione e non solo per l’uscita di un album nuovo… sintomo che la band è bene in forma ed impegnata!
“Impegnata? Non immagini quanto! Tra gli impegni e le preparazioni per il tour poi – non contenti – ci abbiamo messo anche la collaborazione con Tarja con la sua canzone ‘Until My Last Breath’ che presenteremo con lei in alcune date… tutte cose che creano attenzione dei fans sul tour, ma che richiedono impegno e organizzazione”.
Visto che hai introdotto la faccenda tour, concentriamoci su questo… Come ve lo aspettate? Avete già presentato i pezzi di ‘Bleed Out’ dal vivo, come sono stati accolti dai fan in giro per il mondo?
“Sono stati accolti bene, sia dai media che dai fan. Quello che avremmo voluto fosse accolto meglio, o con maggior attenzione, era il messaggio, i temi proposti. Non sempre abbiamo ricevuto feedback positivi al riguardo, almeno non come avremmo sperato. Abbiamo supporter in tante nazioni del mondo, e molte di queste hanno ideologie diverse su come dovrebbe essere la democrazia… anzi in alcune la democrazia non c’è per niente. Sappiamo che alle volte la gente prova disagio davanti alla schiettezza, e quest’album è schietto sotto molti aspetti. Tratta temi controversi, quali la situazione in Iran, dell’Ucraina, la libertà delle persone e la democrazia in generale, appunto, e quando si toccano questi temi, o la religione, la gente sappiamo che si offende in fretta. D’altro canto, però, queste ‘provocazioni’ sollevano discussioni, si porta alla luce il problema, e questa è una cosa buona, era quello che volevamo con questo album. Non sempre però tutti leggono le liriche, e non sempre le liriche sono cosi esplicite diciamo, però stiamo anche usando i media come il vostro per diffondere questi messaggi nelle interviste, e raggiungere sempre più persone. Come band siamo convinti che bisogna parlarsi e discutere, specialmente se si tratta del mondo in cui vogliamo vivere tutti insieme. Non so se comprendi il mio punto”.

Si, certo, capisco eccome, anzi hai anticipato una mia domanda successiva. Il messaggio in effetti sembra essere diventato un elemento importante nei Within Temptation attuali, infatti come dicevi ‘Bled Out’ tratta temi come i diritti delle donne, l’ingiustizia della guerra e il diritto alla libertà personale. Come avete lavorato su queste liriche così delicate? Ti occupi tu in prima persona di queste? Comunque le opinioni qui espresse rispecchiano quelle di tutta la band?
“I testi li scrivo prevalentemente insieme con Robert, ma sento ogni frase come proveniente dal mio cuore. Devo dire che abbiamo spesso confronti con la band tutta su un testo piuttosto che un tema trattato, ma è un processo questo che è sempre esistito in seno alla band. Si chiama confronto. E’ vero che magari ognuno di noi ha un proprio punto di vista su un singolo argomento, ma è anche vero che alla fine ognuno di noi è comunque pro-democrazia, pro-liberta e assolutamente a favore della lotta per i diritti delle donne e per i diritti umani in generale. L’idea generale la condividiamo, il modo in cui questa viene messa giù però è nelle mani mie e di Robert. La band non scrive i testi, li scriviamo noi; ma questo non vuol dire che loro non condividano l’idea, ecco”.
Stiamo parlando di queste canzoni come recenti, ma devo ricordare che queste non sono tutte nuove. Alcune in realtà sono state composte addirittura prima che ‘Bleed Out’ venisse pubblicato, quindi parliamo ancora del famigerato 2020. Avrai già risposto tante volte a questa domanda, ma puoi raccontarci qualcosa della genesi tutto sommato così lunga di ‘Bleed Out’? Immagino che il periodo della pandemia abbia influito sul processo creativo…
“Si, è vero che alcune canzoni erano già scritte e addirittura pubblicate come singolo prima che l’album stesso uscisse ma questo deriva molto dal fatto che ora pubblichiamo sotto la nostra etichetta, e quindi decidiamo da soli senza doverci confrontare con nessuno quando e con che velocità mettere una nuova canzone sul mercato. E’ però una cosa nuova per noi, e quando abbiamo cominciato a farla non sapevamo se era il modo giusto di muoversi. Abbiamo pubblicato tanti pezzi singolarmente mano a mano che li scrivevamo proprio perché la cosa era nuova per noi e perché durante il periodo del coronavirus l’orizzonte temporale per ognuno di noi era corto e poco visibile. Uscire con tanti singoli era un modo di essere vicini ai fan, e un modo anche di rimanere lucidi e di porci davanti agli occhi un obbiettivo da seguire, verso cui andare, anche mentre eravamo chiusi nelle nostre case senza potersi muovere. Poi c’è da dire che l’album lo consideriamo molto legato all’attualità, e avrai notato come la realtà intorno a noi stia viaggiando velocemente. Accade tutto in fretta, ci trovavamo in pandemia, poi è finita, poi è iniziata una guerra, poi ci sono stati altri eventi terribili… tutto cambia velocemente, e siccome alcune canzoni fotografano un momento, pubblicarle subito sembra anche adesso la scelta giusta. Quando sei un musicista, e un cantastorie (usa il termine ‘storyteller’, nrD), e racconti storie del tuo tempo, lo devi fare nel periodo in cui le cose avvengono. Quindi alla fine, ‘Bleed Out’ è diventato una compilation di storie di questi ultimi cinque, pazzi, anni; ma ogni storia ha la sua collocazione temporale in cui è stata scritta”.
Cavolo, che bella risposta. Quindi voi vi sentite menestrelli, diciamo… cantastorie. Interessante, perché nel rock o nella musica in generale si può essere cantastorie semplicemente raccontando una storia da un punto di vista esterno, oppure cercando di diffondere un messaggio ad esse collegato. Immagino che voi vi ritroviate di più nella seconda ipotesi…
“Sì, siamo cantastorie, e sì, trasmettiamo un messaggio. E cerchiamo anche attraverso i media di spiegare il background delle singole canzoni e di sostenere quindi il nostro messaggio anche in altri modi”.
Mi rincresce cambiare argomento perché era tutto molto interessante, ma vorrei sfruttare il tempo rimasto per concentrarmi sulla vostra carriera, visto che oramai siete in giro da un po’ e  – dato oggettivo – siete anche una band pioneristica per un certo tipo di sonorità quale quella del metal sinfonico.
“Certo”.
Diciamocela tutta, come band siete sempre stati rivolti al cambiamento. Avete sempre incorporato nuovi input ogni album che passava, cercando di cementarli insieme a una personalità sempre in via di definizione, in modo da creare qualcosa di personale ma anche attuale. Questo vi viene naturale, diciamo, o è una precisa intenzione della band che cercate di seguire, magari anche con un certo sforzo? Da dove arriva questa marcata tendenza a non fare un album uguale al precedente?
“E’ vero siamo in giro da tanto, ma quello che tu dici ‘una band diversa ogni volte’ a noi sembra sempre la stessa band. La stessa band che matura, non che cambia. Fin dall’inizio siamo sempre stati attirati dalle cose nuove, dai cambiamenti intorno a noi, nella musica, nel mondo e in ogni altro aspetto di cui ci occupiamo. Il mondo è grande e impressionante, e ci è sempre sembrato di dover tenere testa e occhi aperti per tutto quello che accade intorno a noi, nella musica e non. Devo anche dire che siamo anche persone che si stancano in fretta di alcune cose, e quindi continuare e incorporare nuovi input ci aiuta a mantenere l’attenzione verso la nostra stessa musica viva, a non annoiarci di quello che facciamo, insomma. Penso che il cammino dei Within Temptation sia da sempre costituito di passi in una certa direzione, un periodo per capire cosa potevamo imparare da una nuova situazione e poi passi magari in una direzione diversa. Questo però è il nostro modo, non diciamo che sia l’unico corretto. Ci sono band che fanno un lavoro eccelso rimanendo sempre sul loro sound, creando qualcosa di fortemente distintivo, e questo va bene. Semplicemente non è l’approccio per noi. Noi ci annoieremmo, e cercheremmo comunque di fare qualcosa d’altro. Alla fine, se sei una band e vuoi durare per il tempo da quanto siamo in giro noi, devi sempre finire a fare quello che è meglio per te, quello che ti fa sentire meglio con te stesso”.

Devo dire che anche la tua voce ha subito diverse modifiche durante gli anni, il tuo range espressivo si è allargato, e così pure quello stilistico. Come cerchi attivamente di promuovere questo miglioramento in te? Cosa consiglieresti a giovani cantanti ai loro inizi con una propria band?
“Non bisogna mai smettere di imparare, nella vita e anche per quanto riguarda l’aspetto canoro. Al momento sono molto interessata al folk e a quella maniera di cantare, che usa molto la gola più che l’addome, e quindi sto provando a spingermi in quella direzione, ma non è qualcosa che mi viene naturale. Proprio per questo, sto tentando di seguirla. E’ la curiosità di riuscire a reinventare te stessa che ti fa dedicare tempo ed esercizio a qualcosa, insieme alla voglia di imparare. Un altro punto che mi ha spinto a migliorarmi sempre è il fatto di non scrivere io tutte le canzoni. Ho una certa tonalità, un certo stile e una confort zone, diciamo, ma tutto questo viene meno, quando Robert o Daniel compongono una canzone e lo fanno con un approccio diverso da quello che avrei io. Certo, posso dire la mia, ma se riscrivo una melodia come l’avevano pensata loro devo farlo in modo che le chitarre, o le tastiere, o anche solo il sound generale non ne escano deturpate, perché quello è il loro lavoro e non è giusto cambiarlo. Quindi questi ostacoli mi costringono ad aumentare la versatilità, cosa che si traduce sempre in un aumento di esperienza. Pensa anche solo a ‘Faster’, canzone che ora entra perfettamente nelle mie corde, ma che ai tempi in cui ci lavorammo era stata appunto scritta da Daniel e la trovavo stilisticamente difficile da interpretare nella chiave in cui la voleva lui. Credo che il segreto dietro l’automiglioramento sia concentrarsi su se stessi, sul trovare un sound che ti calzi e cercare di imparare nel fare ciò. A me ha aiutato il fatto di trovare tutto ciò sfidante e divertente”.
Sei una persona molto positiva, e sul palco davvero energica e presa dalla performance. Non è difficile mantenere questa intensità e questa sincerità anche quando si sta male, o ci sono problemi che appesantiscono la mente? Un tour è lungo da affrontare sempre con lo stesso umore…
“La cosa strana è che anche quando hai una brutta giornata, un sacco di volte proprio la musica ti aiuta a tirartene fuori, perché da sempre è un modo di non pensare troppo alle cose. Tenti di concentrarti sulla gente che è venuta a vederti, ti concentri sulla musica, e almeno per me la musica è da sempre un elemento terapeutico. Si, ci sono giorni talmente brutti che non te la senti di apprezzare nemmeno la musica, ma lo stesso quando Sali sul palco, un po’ riesce sempre a farti dimenticare il resto della giornata, se non altro perché stati facendo qualcosa di diverso da quello che ti stava tormentando fino a poco prima. Per fortuna amo quello che faccio, e quindi riesco a concentrarmi su quello e a lasciare fuori il resto. E’ il miglior lavoro che posso immaginare, forse non è nemmeno un lavoro per me, e quindi in generale riesco ad avere sempre buoni momenti quando sono sul palco. Essere coinvolti in quello che si fa poi aiuta… come dicevamo, porto un messaggio, sono curiosa di vedere come viene accolto dal pubblico, cosa ne pensano, come reagiscono, e questa interazione riempi il mio cervello e mi aiuta a immergermi nel mood dello show. E’ comunque importante per me avere sempre un bilanciamento tra positivo e negativo, tra luce e oscurità, e questo ti permette di superare le montagne russe della vita.”
Adesso che – come dicevamo prima – siete una grossa realtà del metal sinfonico e la vostra fandom è molto cresciuta… ti capita mai di pensare a 20 anni fa, a concerti in posti piccoli con una piccola folla? Cosa pensi, quando magari tra poco sali sul palco principale del Wacken per uno show da headliner? Sei felice, soddisfatta, spaventata da questo successo?
“No, spaventata no. Per nulla. Le cosa cambiano, naturalmente, ai festival sempre più gente ci conosce, ed è normale che riusciamo a guadagnare i cuori di sempre più gente e ad avere più visibilità in contesti quali un festival. E’ una cosa normale, ma anche affascinante, e molto soddisfacente! Però, se la tua domanda riguardava un certo tipo di nostalgia, devo ammettere che anche su palchi piccoli, anche se eravamo ‘gli sconosciuti’ del bill, o si suonava per primi… beh, ci siamo comunque sempre divertiti. Parlavamo di cambiamenti, ma quello non è cambiato, ci divertivamo prima, e ci diventiamo adesso, abbiamo ancora lo stesso humor e gli stessi sognim e cerchiamo sempre di scrivere grandi canzoni, da mettere in grandi album per raggiungere tanta folla. Quello che forse penso ogni volta, è che sono una persona fortunata, a fare quello che faccio. ”
Dai, un’ultima domanda… a parte ringraziarti per il tempo che ci hai dedicato, ti chiedo se hai qualcosa da dire ai tuoi fan qui in Italia, prima di vederci eventualmente in qualche show…
“Si, non vedo l’ora di suonare li, come sempre! Non vedo l’ora di vedervi tutti a dicembre! Preparatevi a una lunga serata, con tanta musica, due band di supporto fenomenali, degli ospiti di eccezione qui e la e tante sorprese che stiamo preparando per voi. Portate fuoco, portate il vino e noi porteremo le fiamme!”

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