SOG – The Deathless Ones

Il 25/08/2024, di .

SOG – The Deathless Ones

I SOG sono una band metal americana originaria di Atlanta ,creata nel 2015 da membri dei gruppi Rigor Mortis e Hallows Eve. SOG” sta per “Special Ops Group”, ovvero uno dei brani contenuti nell’album del 1991 ‘Rigor Mortis vs. the Earth’ a cui prese parte il fondatore dei SOG Doyle Bright, nonchè il nome dato all’epoca dalla band al teschio utilizzato come mascotte. Ad oggi la band a realizzato tre album, ‘The Gift Of Aggression’ nel 2015,  ‘God Complex’ nel 2017 ed oggi ‘Man Demonic’, un lavoro che va a ripercorrere l’intera evoluzione dallo speed al thrash al death metal con il graduale sviluppo del loro suono crudo e violento. Un lavoro sporco, veloce, con testi tipici del genere, ma anche toni estremamente critici. Per questo siamo andati a bussare direttamente alla porta del cantante/chitarrista Doyle Bright che, con grande disponibilità, ci ha portato alla scoperta della sua creatura.
Doyle, hai alle spalle una buona dose di esperienza con band di un certo livello come Hallows Eve, Rigor Mortis, The Bang Gang… Cosa ti ha portato a voler alzare l’asticella e avventurarti in una nuova avventura con i SOG?
“I SOG sono nati da un mio naturale bisogno di dare nuova linfa alla mia creatività. Vedi,  tra il 2010 e il 2014 gli Hallows Eve suonavano sempre meno, la frustrazione cresceva in me quindi i SOG sono nati come uno sbocco musicale per me stesso e per poter collaborare con musicisti della mia città, Atlanta, che stimavo e con i quali avrei voluto suonare da sempre. Il risultato è stato creare una band metal in levare, con ritmi più veloci nella maggior parte delle canzoni. Alcuni ci etichettano come old school thrash, groove o speed metal. In realtà noi scriviamo ciò che sentiamo e non secondo un tipo di sottogenere prestabilito”.
Quali erano le vostre influenze – musica, letteratura, filosofia, arte, esperienze – quando avete iniziato? E oggi siete influenzati da cose differenti?
“Le mie influenze personali sono sempre state i chitarristi che suonavano e cantavano allo stesso tempo… così ho seguito quella strada. Quando scrivo per SOG sono ancora influenzato dal mondo che mi circonda, dalla fantascienza e dall’horror. Con l’evolversi di queste influenze nel corso degli anni, si è evoluto anche il mio stile di scrittura”.
Oggi state promuovendo il vostro terzo album ‘Man Demonic’. Ti va di presentarcelo?
“‘Man Demonic’ è l’ultimo album dei SOG. Pura mania di battere i pugni. Quest’album non lascia tregua dall’inizio alla fine. Inoltre, è garantito da noi che non contiene singoli di successo. Questo album si distingue dagli altri perché tutti i partecipanti hanno dato il loro contributo alla causa”.

Quali sono le principali differenze tra ‘Man Demonic’ e il precedente ‘God Complex’?
“Dal punto di vista dei testi, ‘Man Demonic’ tratta del male che fanno gli uomini, mentre ‘God Complex’ si concentra un po’ di più sulle persone che cercano il potere, insieme ad altri argomenti. Il controllo, la paura e, infine, la fine di ogni cosa. Dal punto di vista musicale, tutti hanno contribuito alla stesura dell’album, sia per i riff che per la struttura delle canzoni. Volevamo anche che la produzione complessiva di questo album fosse migliore di qualsiasi altra cosa avessimo fatto finora, per enfatizzare davvero la brutalità di questo album”.
Quali erano gli obiettivi che vi siete posti quando avete iniziato a lavorare al nuovo disco?
“Che fosse diverso dall’ultimo album. Mi piace considerare ogni album come una continuazione del precedente e un’opportunità per progredire nel songwriting e nel sound generale, pur mantenendo ciò che sono i SOG”.
Nel vostro album vi sono parti a tratti claustrofobiche, oltre a una buona dose di rabbia e frustrazione. Pensi che i tempi bui della pandemia abbiano influenzato sul vostro songwriting?
“La pandemia non mi ha colpito come ha colpito altri. Sono rimasto a casa e ho iniziato a scrivere nuova musica…No, non ci sono canzoni o riferimenti alla pandemia nell’album. Tuttavia, abbiamo usato questo periodo per registrare nuovamente il nostro album di debutto, ‘The Gift Of Aggression’ per contribuire a dare un’iterazione attuale alle nostre canzoni più vecchie e a dar loro una nuova luce con lo stile di batteria di Dane (Jensen, ex Lestregus Nosferatus, ex Hallows Eve, ex Drywater Nda)”.
Tu sei uno di quei musicisti che guardano la musica su un piano artistico o di quelli che la considerano puro intrattenimento?
“La musica dei SOG è solo intrattenimento, ma c’è sempre un approccio artistico nella scrittura delle canzoni. Non ci limitiamo a lanciare un mucchio di roba contro il muro per vedere cosa si attacca. C’è un approccio metodico e un’attenzione ponderata a ciò che usiamo, a ciò che non usiamo e a come lo usiamo”.
Dal punto di vista dei testi, da dove avete tratto ispirazione per le canzoni di questo disco?
“Eventi della vita reale, il mondo che ci circonda, fantascienza, storie dell’orrore, realtà o drammi personali di altre persone. Queste cose tendono ad essere più oscure”.

Cosa puoi dirci di ‘L’appel du Vide’?
“Ognuno di noi li ha nel corso della vita, a volte ogni giorno quei piccoli e veloci pensieri che ti vengono in mente su qualcosa che non ti sogneresti mai di fare davvero. Ad esempio, saltare dal bordo di un edificio o spingere qualcuno da esso. Come dice il testo…”Spingi il volante dritto verso il camion””.
E ‘Spark in The Dark’?
“Questa canzone parla di un uomo che giace in un letto d’ospedale in coma. Riesce a sentire e vedere tutto, ma non può reagire. Combatte immobile sperando di proiettare una “scintilla nel buio” per coloro che lo assistono”.
Hai già un primo feedback riguardo ‘Man Demonic’? Sei soddisfatto di come è stato accolto dalla comunità metal?
“L’album ha ricevuto ottime recensioni, di cui siamo molto orgogliosi. Ma, anche nell’attuale clima di internet, può essere difficile far arrivare la propria musica alle orecchie della gente. Soprattutto se non si è costantemente in tour”.
Suonate un tipo di metal che ha fortemente le radici nel passato. Pensi che in un universo musicale dove le cose fanno super veloci, ci sia ancora posto per chi propone metal old school?
“È davvero difficile dirlo nell’attuale clima del mercato musicale. Nessuno diventa più famoso… quei giorni sembrano essere pochi e lontani per le nuove band. Ma definiamo il futuro. La mia speranza è che ci siano sempre persone che vogliano scrivere e suonare questo tipo di musica, e che non seguano le tendenze mainstream”.
Che aria si respira sulla scena metal di Atlanta?
“Al giorno d’oggi c’è una forte scena metal nel sud-est.T uttavia, la spinta per la musica locale sembra essere diminuita negli ultimi due decenni, perché tutti cercano di diventare famosi su internet. Noi tutti veniamo da un’epoca in cui la partecipazione agli spettacoli locali e il sostegno alla scena locale erano fondamentali e vorremmo che ciò continuasse”.
Avete in programma qualche tour?
“Al momento no”.

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