The Aphelion – Between Life and Death
Il 09/08/2024, di Carlo Monforte.
I The Aphelion sono una delle più interessanti realtà apparse nella sempre florida scena canadese negli ultimi anni. Dopo aver messo la testa fuori nel 2018 con ‘Labour Division’, la band di Ottawa ritorna oggi con ‘Nascence’, primo capitolo di un intricato concept prog “filosofico” che dovrebbe avere il suo compimento nel 2025 con la pubblicazione di ‘Senescence’. Un gruppo coraggioso, che unisce il prog a elementi inusuali come la musica classica, il teatro musicale, il jazz e il thrash, ideale per chi ama visceralmente band come Opeth e Leprous. Per saperne di più abbiamo contattato il cantante/bassista Evan Haydon-Selkirk e il chitarrista James Cabral che, con dovizia di particolari, ci hanno presentato la loro titanica opera.
Ragazzi, quando avete iniziato a pensare ad un concept ambizioso come quello di ‘Nascence’?
“(Evan) Avevo 18 anni e cominciavo ad appassionarmi alla filosofia nel periodo in cui James scriveva i primi demo per questi dischi. Mi sono imbattuto nel concetto di solipsismo mentre mi abbuffavo di Wikipedia all’una di notte, e ho pensato che fosse così interessante che qualcuno potesse pensare di essere l’unica persona esistente e di essere responsabile del mondo che lo circonda. Ma poi, ovviamente, il pensiero successivo è stato: “Beh, e se fosse vero?”. Più o meno nello stesso periodo, James mi ha presentato cinque demo, tre o quattro dei quali sono finiti nel disco, quindi potete immaginare quanto tempo ci sia voluto per arrivare a questo. Ho ascoltato il demo di un brano intitolato ‘Senescence’, che spero possiate ascoltare tra un anno o due, e immediatamente il concept ha cominciato a venirmi in mente. Quella stessa notte ho scritto il testo di quel brano e quindi il finale del disco, oltre a un abbozzo di storia. Man mano che io e James iniziavamo a scrivere, il concetto veniva perfezionato dai testi che avrei scritto e dagli eventi della storia che la musica avrebbe ispirato. L’idea si è trasformata in un doppio album composto da due parti: ‘Nascence’, che abbiamo pubblicato quest’anno e ‘Senescence’, che speriamo di pubblicare nel 2025″.
Avete anticipato il novo disco con due singoli, ‘Deserter’ e ‘Flight’. Potete presentarceli?
“(Evan) Abbiamo strutturato l’uscita dei singoli per questo disco in ordine inverso rispetto alla loro collocazione nell’album, e quindi ‘Deserter’ è il gran finale di ‘Nascence’, ma anche il punto centrale concettuale del doppio album. A questo punto, il nostro protagonista è convinto che ci sia qualcosa di sbagliato nel mondo che lo circonda, ed è incredibilmente sospettoso delle persone della sua vita, molto paranoico. Mentre pedina la moglie, viene affrontato da uno sconosciuto che sembra conoscerlo e cerca di dirgli di diffidare della sua realtà. Tuttavia, prima che possa andare oltre, il protagonista batte le palpebre e l’uomo scompare. Questo, naturalmente, lo fa scattare e fugge a gambe levate. Cosa succede dopo? Per scoprirlo dovrete aspettare ‘Senescence’.
‘Flight’, invece, è un po’ meno sconvolgente e tratta di un violento esaurimento nervoso del protagonista, che cerca di sfuggire alla sua famiglia, che a questo punto della storia lo tiene agli arresti domiciliari. Tuttavia, per quanto possa tentare, la sua famiglia lo cattura e lui è costretto a tornare in isolamento”.
Come vi siete approcciati al songwriting per brani così complessi e non lineari?
“(Evan) Avevamo deciso di avere identità sonore distinte per ‘Nascence’ e ‘Senescence’ proprio all’inizio del processo di demo, cosa che mi ha aiutato molto a ordinare le mie idee e a creare una sorta di “mondo” musicale all’interno del quale operare per ogni disco. La mia idea era quella di esprimere il degrado dello stato mentale del protagonista, così come il deterioramento del mondo che lo circonda, creando pezzi e un ordine di brani che diventassero progressivamente più caotici e musicalmente complessi man mano che l’album procedeva. Sento che ci siamo riusciti, perché ‘Nascence’ è un disco molto bello e malinconico, mentre ‘Senescence’ è piuttosto impegnativo sia per noi che per l’ascoltatore. Essendo prog, ovviamente, questo non ci ha impedito di spingere le nostre capacità musicali su ‘Nascence’, e certamente ho trovato ‘Nascence’ il disco più impegnativo da comporre, perché la mia scrittura doveva essere molto più sottile e controllata rispetto alla follia di ‘Senescence'”.
“(James) Come ha detto Evan, la scrittura delle canzoni è stata in gran parte guidata dalla storia. Il nostro obiettivo era quello di raccontare la storia non solo con i testi, ma anche attraverso la musica. Sebbene le canzoni siano non lineari, sporadiche e caotiche, i passaggi strumentali spesso rappresentano eventi specifici nelle storie e quindi c’è sempre un metodo alla follia quando si tratta della struttura delle canzoni. Ci sono molti motivi musicali e ritmi che compaiono più volte nell’album. Ci auguriamo che gli ascoltatori si divertano a trovare tutti i motivi e a collegare i puntini!”
Alla luce di quanto detto sino ad ora, quali sono le sfide più difficili che vi siete trovati ad affrontare durante la registrazione di ‘Nascence’?
“(James) Sicuramente la pandemia di COVID è stata una grossa battuta d’arresto per noi. Avevamo appena iniziato a imparare molto del nuovo materiale che era stato scritto e sentivamo che stavamo facendo il nostro passo più importante quando è arrivata la pandemia. A causa delle nostre situazioni personali, per quell’anno e mezzo non siamo stati in grado di esercitarci per niente e quindi riprendere il nostro ritmo è stata una vera sfida”.
“(Evan) È stato sicuramente un grosso ritardo per la produzione, ma in un certo senso la pandemia mi ha permesso di avere più tempo libero per creare e di entrare in sintonia con me stesso come autore di canzoni. Molti dei miei contributi a questi album sono arrivati durante la pandemia e, dopo di essa, mi sono ritrovato a essere uno scrittore molto più forte e prolifico. La mia sfida più grande è stata quella di trovare un modo per rendere giustizia a un concetto molto astratto, pur fondandolo sull’esperienza e sulle emozioni della vita reale, in modo da creare un’opera d’arte il più possibile autentica. In questo modo, spero che le persone apprezzino il concept generale, pur continuando a risuonare con alcuni dei punti emotivi più ampi della storia”.
Come riuscite a bilanciare la competenza tecnica con la profondità emotiva della vostra musica?
“(James) Per noi la tecnica è solo un altro dei tanti strumenti che possiamo usare per raccontare storie ed esprimere emozioni attraverso la nostra musica. Siamo consapevoli che non tutte le canzoni richiedono un assolo di chitarra di 5 minuti. Le sezioni più tecniche dell’album coincidono tipicamente con i momenti in cui il protagonista della nostra storia è in uno stato di angoscia e confusione, mentre le sezioni meno tecniche rappresentano tipicamente momenti di tristezza o malinconia.
“(Evan) Ci ispiriamo anche a gruppi che non sono particolarmente tecnici, e quindi le nostre naturali inclinazioni musicali non sono sempre ipercomplesse. Personalmente amo molto il contrasto tra una sezione incredibilmente tecnica o pesante che si apre in qualcosa di semplice e guidato da grandi accordi squillanti”.
Evan, hai accennato ai gruppi che vi ispirano, vuoi farci qualche nome?
“(Evan) Le mie influenze personali sono sempre fluttuanti, ma per questo disco mi sono ispirato molto ai Leprous, a Devin Townsend e ai Radiohead. Mi piace particolarmente quando i gruppi apportano elementi aggiuntivi che non ci si aspetterebbe di sentire in una band metal, da qui i musicisti ospiti al sassofono, al violino e al violoncello di cui sono costellati i nostri dischi. Mi piace vedere gruppi come Thank You Scientist e Godspeed You! Black Emperor che hanno ensemble più grandi che si esibiscono tutti insieme dal vivo, ma andare in tour è difficile, quindi è più facile avere persone sul disco che non necessariamente si vedono dal vivo. C’è anche un po’ di Megadeth e Strapping Young Lad da parte mia e un po’ di influenza black metal da parte di James per portare le cose in un posto un po’ più pesante di quello in cui spesso va il prog”.
“(James) Prendo influenze da molte delle band citate da Evan e anche dai vecchi grandi del prog come Genesis, Marillion, Yes, e la lista continua. In termini di strutturazione della musica intorno a una storia, guardo anche a gruppi come Ayreon, The Dear Hunter e Xanthochroid, che raccontano storie che si estendono su più album con una musica che va di pari passo con quelle storie”.
Come hai detto, è possibile trovare nella vostra musica strumenti inusuali come sax e archi. Come fate a incorporare generi diversi nel vostro progressive metal?
“(Evan) Ascoltiamo tutti un sacco di musica molto varia, quindi l’ispirazione viene spesso da altri generi. Può trattarsi di jazz, colonne sonore, pop, shoegaze, qualsiasi cosa. La cosa bella di creare musica progressive è che si tratta di una struttura molto libera all’interno della quale lavorare, quindi qualsiasi cosa io scriva potrebbe andare in qualsiasi direzione di genere e funzionerebbe nel contesto della musica nel suo complesso”.
Come gestite il processo creativo all’interno della band, specialmente con influenze così diverse?
“(Evan) In generale, le canzoni nascono da un demo che James o io abbiamo arrangiato e programmato, e che poi condividiamo con tutti gli altri per l’approvazione.
Se si ritiene che valga la pena di lavorare su una canzone, ognuno inizia a imparare il demo e a modificarlo per adattarlo ai propri suoni/gusti, oltre a scrivere gli assoli per le sezioni destinate agli assoli. Da lì si lavora in jam room e si apportano inevitabilmente modifiche sia attraverso l’improvvisazione sia attraverso suggerimenti premeditati che ognuno fa una volta ascoltata la prima bozza”.
‘Nascence’ e ‘Senescence’ sa tanto di yin e yang….
‘(Evan) Può essere così visto che ‘Nascence’ è la nascita e ‘Senescence’ è la morte. Sebbene il concept riguardi la vita del nostro protagonista, in questo caso si riferisce più alla nascita del mondo che lo circonda e al modo in cui lo uccide nel corso del disco. I titoli si riferiscono anche, in un certo senso, al suono distinto che ogni disco ha. ‘Nascence’ (nascita) è più aggraziato e malinconico, mentre ‘Senescence’ (morte) è caotico e oscuro”.
Siete attivi sin dal 2015, quanto si è evoluto il vostro sound da allora?
“(Evan) In realtà non ci sono molte somiglianze tra noi all’inizio e adesso. Per esempio, a Nate mancavano ancora un paio d’anni per entrare nella band, e io a quel punto ero solo il cantante. Eravamo anche tutti al liceo e io, personalmente, non avevo ancora scoperto molte delle mie più grandi ispirazioni come cantante e non ero ancora riuscito ad affermarmi come autore. Più o meno nello stesso periodo in cui Nate si è unito alla band, il nostro bassista originale se n’è andato e io ho assunto il ruolo di bassista. Questo è avvenuto poco prima di registrare il nostro primo disco (‘Labour Division’, 2018 Nda), e quindi non abbiamo avuto molto tempo per aggiungere la nostra identità a gran parte della sezione ritmica di quel disco, né abbiamo sviluppato il nostro rapporto come bassista e batterista nella misura in cui lo abbiamo fatto da allora. Questo, così come lo sviluppo di tutti e quattro noi come musicisti e autori di canzoni, ha creato una grande evoluzione nel suono tra ‘Labour Division’ e questi dischi. La nostra musica è certamente molto più complessa ora, ma sento anche che è musicalmente più coinvolgente e dinamica”.
Quale messaggio o emozioni sperate che gli ascoltatori traggano da ‘Nascence’?
“(Evan) Spero davvero che la gente trovi una catarsi in alcune delle cose che esprimiamo in questo disco. Il nostro protagonista sta lottando molto con la sua salute mentale e fa molte scelte sbagliate che non fanno altro che aggravare la situazione. Ci sono sempre persone che si preoccupano e che vogliono esserci per te quando stai lottando, e credo che sia importante raggiungerle anche quando senti che preferiresti tagliarti fuori”.
Siete celebri per i vostri concerti fortemente coinvolgenti. Potete descrivere il vostro stile di esibizione dal vivo e cosa possono aspettarsi i fan da voi?
“(Evan) Dal vivo siamo molto impegnati fisicamente. Credo davvero che potersi esibire per gli altri sia un privilegio e cerco sempre di dare il 100% di me stesso a ogni concerto. Non importa se stai suonando per dieci persone o per diecimila, devi dare il massimo ogni volta”.
“(James) Ci piace sicuramente cogliere il pubblico un po’ di sorpresa con le nostre esibizioni. In un momento potremmo essere nel bel mezzo di un riff heavy thrash e nel momento successivo potremmo suonare una ballata. Questo tipo di dinamismo è sicuramente una parte importante di ciò che rende i nostri spettacoli unici. Tutti noi amiamo la musica e amiamo esibirci, quindi facciamo il possibile per far trasparire questo aspetto dalle nostre esibizioni”.
Come si prepara la band per gli spettacoli dal vivo per garantire una performance così energica?
“(Evan) Ci esercitiamo insieme quasi ogni domenica da quando ci siamo formati nel 2015. Per questo motivo, siamo molto in sintonia tra di noi e con le canzoni, quindi la preparazione per i live consiste più che altro nel capire come infilare queste lunghe e indisciplinate canzoni prog nei tempi del set, e nel convincerci a non giocare a Super Smash Bros o a fare sessioni di improvvisazione per qualche settimana2.
Qual è la vostra canzone preferita da eseguire dal vivo e perché?
“(James) ‘Flight’ è sicuramente una delle nostre preferite da eseguire dal vivo. Ha un suono più pesante e thrash rispetto al nostro altro materiale, ma rimane comunque fedele al nostro sound prog. È estremamente energico e pieno di colpi di scena unici, il che lo rende perfetto per un live. I nerd del prog possono apprezzare le firme temporali, gli assoli e i passaggi di tastiera, mentre il pubblico metal più ampio può apprezzare la velocità a rotta di collo e l’intensità della canzone”.
“(Evan) Mi è sempre piaciuto suonare ‘Deserter’ dal vivo. È una sfida incredibile sia per il basso che per la voce, ma ha anche un sacco di sezioni divertenti e di strutture interessanti che la rendono molto coinvolgente per me. Inoltre, spesso la gente risponde molto bene sia a ‘Flight’ che a ‘Deserter'”.
Dal vivo avete avuto la possibilità di aprire a Protest the Hero e Ne Obliviscaris. Come è stata questa esperienza?
“(James) Aprire per queste band è stata onestamente un’esperienza incredibile ed entrambi i concerti sono stati tra i nostri preferiti. C’era sicuramente molta pressione nel sapere chi sarebbe salito sul palco dopo di noi, ma suonare di fronte a grandi folle che amano il nostro stile musicale tira sempre fuori il meglio di noi. Protest e NeO sono entrambi artisti che ci hanno ispirato come musicisti nel corso degli anni, quindi anche l’opportunità di incontrarli è stata surreale”.
Sul vostro sito, nella presentazione, ponete l’accento sul vostro rapporto con i fan. Come coltivate questo aspetto?
“(Evan) Nessuno di noi è molto presente sui social media al di fuori della musica, quindi è stato sicuramente interessante imparare a commercializzarci online. Credo però che sia importante e che la gente abbia cose davvero belle da dire, quindi vale la pena di impegnarsi con persone che amano davvero l’arte che stai creando. Di persona, ci confrontiamo con i nostri fan il più possibile sul palco. Mi piace coinvolgere il pubblico nello spettacolo e scherzare con loro il più possibile tra una canzone e l’altra. Altrimenti, sono allo stand dei merch subito dopo il nostro set e nel corso degli anni ho avuto tante interazioni incredibili e dolcissime con le persone ai nostri concerti”.
Qual’è, ad oggi, il vostro ricordo più bizzarro legato all’attività live?
“(James) Una volta ci siamo presentati a un concerto in un ristorante di una piccola città dell’Ontario. Abbiamo collegato i nostri strumenti, siamo saliti sul palco e ci siamo resi conto che la maggior parte del pubblico era composta da famiglie che cercavano di godersi una cena tranquilla. Sfortunatamente per loro, avevamo un set di 45 minuti di progressive metal da suonare. A metà del set, il barista ci ha chiesto se potevamo cantare un buon compleanno a qualcuno tra la folla che stava festeggiando con la sua famiglia. Abbiamo improvvisato un buon compleanno metal ispirato ai Napalm Death, con urla e blast beat. Probabilmente non era quello che si aspettava”.
Cosa pensate dello stato attuale della scena progressive metal?
“(James) Sicuramente non è facile far parte di un gruppo progressive metal in questo momento. Tutti hanno una quantità infinita di musica e contenuti a portata di mano ed è piuttosto difficile vendere un genere musicale che tende a presentare canzoni da 7 a 15 minuti con lunghe intro, storie che si estendono per tutto l’album e frequenti pause strumentali. Il modello commerciale sembra favorire sempre di più la musica più breve e più facile da digerire. Detto questo, ci sono così tanti gruppi incredibili che continuano a rimanere fedeli al prog metal e a spingere i confini della musica metal nonostante le sfide, e questo è davvero incoraggiante da vedere. Solo nel 2023 abbiamo avuto incredibili uscite di Ne Obliviscaris, Haken, Aviations e Nospun, solo per citarne alcuni. Tutto questo per dire che siamo ancora molto fiduciosi sul futuro del prog”.
In chiusura, quali progetti o obiettivi futuri avete per i The Aphelion dopo l’uscita di ‘Nascence’?
“(James) Speriamo di pubblicare la seconda parte del doppio album, ‘Senescence’, a un certo punto nel 2025. ‘Senescence’ riprenderà da dove ‘Nascence’ si era interrotto in ‘Deserter’ e continuerà a muoversi in una direzione più oscura, più pesante e più caotica. Dal punto di vista lirico, ‘Senescence’ concluderà la storia che abbiamo iniziato a raccontare con ‘Nascence’. Oltre a ‘Nascence’ e ‘Senescence’, scriviamo costantemente e abbiamo già materiale per almeno un altro paio di album”.
More info: Theaphelionband.com
Fa