Visions of Atlantis – To the Pirates’ Cave!
Il 13/07/2024, di Eric Dallari.
I Visions of Atlantis sono una band symphonic metal austriaca formatasi nel 2000, il nome del gruppo deriva dall’interesse dei membri verso il mito della città perduta di Atlantide. Con il nuovo album in studio, ‘Pirates 2 – Armada’, uscito lo scorso 5 luglio, il gruppo taglia il traguardo dei nove dischi realizzati, andando a creare il secondo capitolo della saga piratesca dopo il precedente ‘Pirates’ uscito nel 2022. Incuriositi e affascinati dai temi trattati, abbiamo contattato il cantante e voce maschile della band Michele Guaitoli per una lunga e dettagliata intervista.
Ciao Michele, innanzitutto benvenuto su Metal Hammer, come stai?
“Ciao a tutti! Sono esaltatissimo, sono sette anni che sono entrato nei Visions of Atlantis e da allora, c’è stata una crescita incredibile e l’integrazione nella band, dall’inizio a dove siamo adesso, è aumentata in maniera incredibile e la cosa che mi rende super orgoglioso. Questo è il primo disco che scrivo al 98% per cui tutta la musica, le parti vocali… sono tutte scritte da me, alcune cose sono state scritte e ri-arrangiate con Clementine con cui lavoro sempre in simbiosi anche dal punto di vista della composizione. Però essere arrivato da outsider in una band che è nata parecchi anni fa e oggi poter dire di essere quello che sta dietro alla musica e un orgoglio e non vedo l’ora di avere i primi feedback sul disco. Sono davvero molto orgoglioso ed esaltato”
Cosa vi ha ispirato a scegliere il tema dei Pirati nei vostri album?
“Anche qui approfitto per darti una risposta un po’ più approfondita. Già in ‘The Deep & The Dark’ c’erano già delle tematiche piratesche perché c’è un brano che si chiama ‘The Silent Mutiny’ che parla di pirati e anche il video stesso della title track aveva gli ‘Ye Banished Privateers’ come ospiti, poi comunque il mondo dell’oceano, dell’esplorazione e delle avventure in alto mare, una tematica che era già stata toccata. Poi in ‘Wanderes’, nonostante l’idea del concept fosse quella dei naufraghi, vi era ‘The Siren & The Sailor’ e ‘A Journey to Remember’ che trattavano in qualche modo il tema dei pirati. Su ‘Pirates’ ci siamo semplicemente detti: ‘Ma perché dobbiamo a continuare a ‘flirtare’ con questo tema, senza andare ‘all-in’? Beh andiamo ‘all-in’!’ e infatti è stata una vittoria sotto ogni punto di vista, perché la band è cresciuta come immagine, tant’è che adesso se uno non sa chi sono i Visions of Atlantis come nome, sa che c’è questa band che si veste da pirati. Però c’è anche una motivazione più profonda, dietro tutta questa cosa, perché siamo convinti che, soprattutto nel mondo d’oggi quando tu vai al cinema, quando tu apri un libro e inizi a leggere una storia, vuoi staccarti da una realtà difficile da digerire, quindi quando vai a vedere qualcosa che è d’intrattenimento e la musica stessa è intrattenimento, vuoi distaccarti dalla quotidianità. Un po’ come fanno i Wind Rose con il mondo dei nani o i Powerwolf con quello dei vampiri…il concetto è come quando il papà e la mamma ti leggevano la storia prima di andare a dormire. Noi ti raccontiamo delle storie, siamo dei cantastorie su tematiche piratesche. Per la durata del concerto, per la durata del disco, prendiamo una persona, la stacchiamo dalla realtà, la facciamo sognare, le facciamo vivere un’avventura, per quello che è il nostro tempo e da li, torni a casa con un bel sorriso, un bel ricordo”.
Diciamo che avete fatto un “upgrade” da ‘The Deep & The Dark’…
“Si c’è sempre stato un piccolo “ugrade”, da ‘The Deep & The Dark’ a ‘Wonderes’ per la tematica e il vestiario, da ‘Wonderes’ a ‘Pirates’ c’è stato l’all-in, mentre da ‘Pirates” a ‘Pirates 2’ c’è stato un grossissimo distacco. L’universo è lo stesso, ma stiamo andando sempre di più nel mondo del cinema, ci stiamo avventurando in quello che può essere un vero e proprio “story telling” cinematografico, che si può vedere dai video.”
Come avete sviluppato la storia ed i personaggi dietro ‘Pirates 2 Armada’?
“Non e un concept album in cui c’è un inizio e una fine però diciamo che la grande tematica di ‘Pirates’ è la libertà. Ci sono brani come ‘Freedom’, come la stessa ‘Master the Hurricane’, ‘Legion of The Sea’… tutti brani che inneggiano alla libertà, alla figura del pirata come uomo libero, come uomo che non sottostà alle regole altrui, che decide alla giornata cosa fare della propria vita. Su ‘Armada’ c’è invece una tematica differente che collega i vari pezzi, quindi non direi che ci sono personaggi che fanno parte di una storia, ma c’e questa tematica della lotta interiore. ‘Armada’ richiama la battaglia, perché ‘l’Armada’ è la flotta di navi da guerra. Perché le navi da guerra? Perché c’è una battaglia da combattere. Qual è battaglia? La battaglia interiore. Ovviamente noi la romanziamo come battaglia piratesca, però in realtà ‘Monster’ è stato scelto come singolo perché è proprio l’emblema di questa cosa. Ognuno di noi ha dei lati oscuri, ognuno di noi ha delle difficoltà da affrontare ogni giorno. Sostanzialmente la vita è una battaglia, poi che tu sia un vichingo e la rappresenti come una battaglia vichinga, che tu sia un elfo e la rappresenti come una battaglia elfica, che tu sai un pirata e la rappresenti con una battaglia tra “armade” è un altro paio di maniche, però c’è questa lotta interiore che ci ha portato a intitolare il disco ‘Armada’. I testi sono stati tutti scritti da Clementine, in ogni singolo brano c’è sempre un profondo messaggio, se poi uno vuole indagare, vuole leggerlo lo trova, essendo bello chiaro. Se invece uno vuole stare su una tematica più leggera e godersi una bella storia piratesca è libero di farlo”.
In che modo il tema dei pirati influenza il vostro sound e la vostra composizione musicale?
“Domanda molto interessante perché facendo una scelta di questo tipo, ovviamente ci dobbiamo avventurare anche in scelte musicali. Diciamo che ogni canzone che scriviamo vuole ricercare due elementi fondamentali: uno è ovviamente un ritornello che sia cantabile, quindi che richiami quell’ambiente da taverna piratesca o da nave che tu puoi prendere una ciurma e cantare con loro, oppure può essere una scelta di un canto marittimo quindi può essere una sirena, può essere una voce eterea che canta questa melodia in questo caso più triste, più una ballata più una melodia melanconica, parti più dominate da Clementine. E l’altro elemento fondamentale è il tema, perché ogni film ha un tema e noi vogliamo che ogni brano dei Visions of Atlantis ne abbia uno, un tema che sia suonato dai corni, che sia suonato dai violini, che sia suonato da strumenti epici, ovviamente ma ci deve essere un tema e un ritornello.”
Quali ricerche avete svolto per rappresentare accuratamente il mondo dei pirati nelle vostre canzoni?
“Dal punto di vista dell’estetica ovviamente, non ci sono foto dei pirati ma ci sono un sacco di libri e Clementine in particolare, ha un intero scaffale della libreria soltanto di libri a tematica piratesca, da cui si ispira sia per il modo di esprimersi, quindi per il linguaggio utilizzato, sia per quello che sono il vestiario e le ambientazioni, sia per quello che sono i concetti per creare queste avventure. Ovviamente si va ad ispirare a libri che possono essere classici come l’’Isola del Tesoro’, ma anche con le storie di autori minori, o piccoli racconti con un venatura storica. Pensa che quando va in mercatini dell’usato o in piccoli mercatini ambulanti dove trovi la sezioni dei libri, lei va sempre alla ricerca di libri a tematiche piratesche. Poi ovviamente come ispirazione ci sono i film”
Come avete collaborato con Blake Arstrong per creare la copertina dell’album e quali elementi volete rappresentare?
“Blake Arstrong è stato davvero un incontro fortunato, perché lo abbiamo trovato su Instagram. Sostanzialmente, cercavamo disegnatori artistici che facessero queste cose e siamo incappati nella sua pagina, scoprendo che lavora per alcune band ma soprattutto lavora per il cinema, lavora per la Marvel, lavora per la Disney e fa copertine, poster dei film in uscita…tutti elementi a noi molto vicini, poi dal momento essendo una band metal e lui avendo già lavorato con band metal, era la persona giusta per noi! Gli abbiamo allora dato il titolo e lui ha creato questa immagine. Ovviamente il personaggio principale è ispirato a Clementine e dietro c’è questa battaglia con la nave in fiamme che rispecchia in pieno il concept di ‘Armada’”.
Puoi parlarci dell’evoluzione del vostro concept dei pirati dal primo ‘Pirates’ a ‘Pirates II – Armada’?
“Il concept a livello di evoluzione è semplicemente diventato un po’ più oscuro proprio perché la tematica dell’album è una tematica bellica, quindi più violenta dal punto di vista del concetto in sé e per sé. Ovviamente richiedeva un sound più pesante, più metal…lo si sente già dai singoli. ‘Armada’ è un brano power metal con comunque un brakedown molto intenso, una cosa che non c’era nei Visions Of Atantis prima, anzi. ‘Wanderes’ era un disco molto chiaro, molto limpido, molto brillante, ‘Pirates’ aveva dei pezzi più pesanti come ‘Master the Hurricane’ e ‘Legion of the Sea ‘ ma aveva brani anche tipo ‘In My World’ o ‘Darkness Inside’ che erano molto più leggeri, molto più soft da ascoltare. ‘Armada’ invece dall’inizio alla fine è un disco che pesta, è più pesante e più aggressivo, rispecchia quello che è la tematica della battaglia. Il tutto ovviamente si riflette anche nei video che sono tutti decisamente più oscuri, basti pensare a quello di ‘Armada’ che finisce con Clementine che sciabola la testa del pirata. Invece ‘Monster’ è un video super oscuro, che quasi accarezza l’horror. ‘Tonight I’m Alive’ infine è una canzone che sostanzialmente inneggia al godersi la gioia di oggi, perché domani che ci sarà la battaglia potresti non sopravvivere e nel video c’è un parallelismo tra il giorno dopo, dove noi veniamo investiti da un uragano che distrugge la nave e moriamo tutti, e la notte prima dove c’è una grande festa a tema piratesco, per cui c’è un dualismo, tipo nella festa c’è una ragazza che mi ruba il cappello e il giorno dopo c’è l’uragano che mi fa volare il cappello; sempre nella festa, io sono ubriaco per via dell’alcool e cado per terra e il giorno dopo c’è la nave che oscilla sempre per via dell’uragano ed io casco per terra…”
Qual’è stata la sfida più grande per creare un album e una tematica così profondi?
“Secondo me, trovare la propria identità è la difficoltà più grossa per qualunque band al giorno d’oggi, perché ci sono così tanti gruppi che provare a differenziarsi dagli altri e fare qualcosa di diverso è difficile, soprattutto per noi che facciamo symphonic metal, un genere che ha 24 anni, per cui non puoi innovarlo. Proprio per questo, diventa super difficile identificarsi, far si che la gente associ la tua musica alla tua band, perché è ovvio ci vestiamo da pirati e dicono, “ah quelli sono i pirati”, però a differenza delle altre band che trattano le nostre stesse tematiche, noi lo facciamo in modo più oscuro. ‘The Deep & The Dark’ per quanto sia un bel disco, secondo me tende a confondersi con altre band symohonic, mentre per esempio una ‘Melanholy Angel’, con questi cambi vocali, da voce pulita a voce lirica, col duetto gestito in questo modo, solo con i Visions Of Atlantis è efficace. Questo secondo me è il “punto di forza” che abbiamo oggi, che non avevamo tre dischi fa e che è stata la difficoltà più grossa da raggiungere.”
Qual è la canzone che pensi rappresenti meglio voi ed il tema dei pirati?
“Secondo me ce ne sono due. Il primo pezzo si intitola ‘To Those Who Choose To Fight’ e il secondo si chiama ‘The Land Of The Free’ e questi due brani non sono due canzoni differenti, ma sono appunto un’intro dove c’è Clementine che canta da sola con in sottofondo le onde del mare e accompagnata da strumenti etnici. E questa intro riarrangiata viene anche ripresa all’interno del primo pezzo ‘The Land Of The Free’. E poi c’è anche un altro brano che si chiama ‘The Dead Of The Sea’, che dura 7 minuti e 15 secondi. Questi pezzi sono due brani che, in due maniere diverse musicalmente, esprimono proprio il ‘Pirate-metal’ per come lo intendiamo noi, perché hanno un tema molto chiaro, molto definito suonato dagli strumenti che diventa il tema identificativo del pezzo. Hanno questi ritornelli che sono proprio da cantare assieme tutti quanti, in taverna con i boccali di rum alzati e allo stesso tempo, hanno un’evoluzione e una struttura che secondo me rende soltanto se suonata da noi.”
Come avete lavorato sull’orchestrazione per rendere la vostra musica ancora più epica e cinematografica?
“Io scrivo le parti orchestrali come demo, poi le passiamo al produttore che si chiama, Felix Heldt, lo stesso di ‘Pirates’ e lui normalmente fa un po’ di ri-arrangiamenti per decidere che parti tenere, perché io di solito metto troppo. Io vado all-in e lui toglie, però poi in realtà l’ultimo passaggio è di mandare tutte le parti orchestrali predefinite, con il pezzo pre-registrato ad un ragazzo che si chiama Lucas Knoebel e il suo mestiere è creare colonne sonore orchestrali per i videogiochi e per i film, per cui lui è quello che poi prende il materiale che gli abbiamo inviato, lo scrive ad hoc per come va orchestrato veramente e utilizza i suoi suoni. Quello e il passaggio finale che alza veramente il livello delle nostre orchestre.”
Come descrivereste il vostro alter ego di pirati sul palco rispetto a come siete nella vita reale?
“Diciamo che anche noi approfittiamo di quell’ora e mezza che siamo sul palco e di quando siamo in studio a registrare, e quando entriamo nel personaggio ci distacchiamo dalla realtà, quindi questa è una cosa che anche dal nostro punto di vista è liberatoria così come per l’ascoltatore. Entra, inizia l’avventura con i pirati e la vive come al cinema o a Gardaland…Io dico sempre che il Michele che è sul palco vestito da pirata, non è lo stesso con cui tu parli in questa intervista, ma è una persona molto più istintiva, è una persona molto più sciolta con meno filtro nel cervello ed è una persona extra emotiva e secondo me questo è il bello. In quel momento li tu puoi vivere senza filtri e cantare o suonare, quindi c’è tutta l’energia che abbiamo senza dover pensare ad il lavoro, a cosa fai, a cosa è successo ieri, alla casa…tu in quell’ora e mezzo sei libero, sei un pirata che sta navigando sulla sua barca, sull’oceano con la sua ciurma e puoi fare il cavolo che vuoi. Secondo me questa qui e proprio una sensazione stra liberatoria.”
Qual’e il significato simbolico di alcuni dei mostri che menzionate nella vostra musica?
“E’ una battaglia contro l’alter ego negativo. Diciamo che il concetto di ‘Monsters’ è che, quando tu ti alzi la mattina e ti guardi allo specchio, vedi te stesso e sai cosa fai, sai chi sei e spesso e volentieri quella persona che tu stai guardando non è quella che presenti agli altri, perché o non ti piaci, o non sei contento, non sei soddisfatto, hai problemi che gli altri non sanno, però quando tu ti guardi allo specchio vedi quelle cose, che non vengono dette, che tieni per te stesso. Sono quelli che noi chiamiamo Mostri, sono quei mostri che uno va a combattere. E il messaggio che noi vogliamo trasmettere in ‘Monsters’ è di affrontarli, perché è inutile che ti vergogni di chi sei, quindi devi imparare a convivere con te stesso ed a accettare che queste cose esistono perchè sono cose che accomunano tutti quanti noi”
Come hanno reagito i vostri fan al tema dei pirati e cosa pensate che questo tema aggiunga alla vostra musica?
“Secondo me questo e stato uno degli aspetti più sorprendenti in positivo, perché col fatto che noi abbiamo iniziato a vestirci da pirati, tanti dei fan hanno iniziato a vestirsi così anche loro. Adesso c’è una buona fetta della gente che viene ai nostri concerti vestita da pirata, quindi abbraccia pienamente il tema come se fosse una sorta di uniforme con cui vai a vedere la band e secondo me, questa è una cosa fantastica, perché ti fa capire quanto la gente ha proprio bisogno di uscire dalla realtà. Al nostro concerto per una sera puoi essere quel pirata, vivere la tua avventura, prendere parte al 100% del concerto e godertela. Quindi c’è stata una risposta veramente buona e tanti, soprattutto in America ma anche in Europa, hanno iniziato a venire vestiti da pirata, quindi hanno proprio abbracciato questa scelta a gonfie vele.”
Puoi condividere qualche aneddoto interessante o divertente riguardante la creazione di ‘Pirates 2 – Armada’?
“C’è una storia carina che secondo me vale la pena raccontare. C’è un brano che si intitola ‘Collide’ ed è stato l’ultimo pezzo che abbiamo scritto di questo album. Per qualche motivo, sai quando l’ispirazione non la comandi, mi è venuta mentre eravamo in tour con i Delain in America, isul tourbus e ne ho sentito proprio il bisogno. Ho chiesto la chitarra a Dushi e il basso a Herbert, ho scritto il pezzo praticamente tra mattina e pomeriggio, fermandomi solo per il soundcheck e per pranzo…sostanzialmente il pezzo lo abbiamo scritto in tourbus a Mesa in California”.
Ci puoi spiegare un po’ più approfonditamente due pezzi come ‘The Dead Of The Sea’ e ‘Hellfire’?
“Quando si parla di nomi, titoli, mondo della presentazione, testi…è tutto una creazione di Clementine. Lei ha questa vena creativa, anche per quanto riguarda le storie dei video; sono tutte scritte da lei. Lei quando scrive si immagina il film del video, tant’è che ogni canzone potrebbe avere un video e diciamo che anche la scelta dei titoli ricade su Clementine ed è basata pienamente sui testi delle storie che lei va a raccontare. ‘Hellfire’ è sostanzialmente un modo di dire che equivale a ‘Scatenate l’inferno’, sai, quando parte una battaglia e il comandate da la carica. Questo è il comando che il capo pirata sta dando prima della battaglia ‘Armada’, mentre invece ‘The Dead Of The Sea’ è esattamente l’opposto, alla fine della battaglia quando tutto è finito, quando si va a fare il conto dei morti e di quanto e stata catastrofica la lotta, si va anche ad affrontare chi abbiamo lasciato indietro, chi non c’è l’ha fatta e questi corpi vengono affidati al mare dalla ciurma per un ultimo triste omaggio”.
Come vedete il futuro della saga dei pirati nei vostri prossimi lavori?
“Chiamarlo ‘Pirates 2’ non è stata una scelta decisa a tavolino, nel senso che non posso dirti con certezza che il prossimo album si intitolerà ‘Pirates 3’, però sicuramente non abbandoneremo il tema piratesco. Proprio per tutti i motivi che ho detto finora, abbiamo trovato un meccanismo che non è soltanto efficace dal punto di vista dell’immagine della band, quindi non avrebbe alcun senso andare a togliere tutto quello che abbiamo fatto fino, per cui sicuramente siamo quella band, siamo la band piratesca e continueremo a fare metal piratesco.”