Valfreya – No hope for us

Il 02/06/2024, di .

Valfreya – No hope for us

I canadesi Valfreya sono una band attiva dal 2009 che taglia, con ‘Dawn Of Reckoning’, il traguardo dei sei album incisi in carriera. Dischi che hanno mostrato una costante evoluzione del sound, con elementi black e death metal incastonati in un contesto nel quale trova spazio anche il folk e il metal sinfonico. Il tutto a supportare, nel caso dell’ultimo nato, un concept che racconta della dea Hel e di come questa colpisca l’umanità, un viaggio grintoso e aggressivo nella mitologia. Per saperne di più siamo andati a disturbare il chitarrista Erik Grenier che ci ha portato alla scoperta del nuovo album.
Con il nuovo ‘Dawn of Reckoning’ siete andati ad esplorare il concetto della dea Hel e della sua ira. Che cosa vi ha spinti a fare questo passo?
“Nella mitologia norrena, la morte e gli inferi non sono necessariamente visti come forze ostili. Nonostante le sue associazioni cupe, Hel è talvolta rappresentata come una guardiana o una protettrice dei morti ed è responsabile di portare gli spiriti dei defunti negli inferi per essere giudicati. In questa storia, Hel dispiega la sua ira per ristabilire l’equilibrio: l’umanità porta a morte troppe anime innocenti”.
Cos’è che vi ha ispirati nella stesura di ‘Dawn of Reckoning’?
“Lo stato attuale del mondo, come la crisi climatica, e i diversi interessi musicali ci hanno spinto a esplorare un suono più scuro e pesante rispetto ai nostri ultimi dischi”.
In che modo ‘Dawn of Reckoning’ differisce dai vostri album precedenti in termini di temi e direzione musicale?
“Il tema dell’album è piuttosto cupo rispetto ai nostri album precedenti. Abbiamo deciso di mettere da parte le melodie vichinghe e folk. Un suono death metal sinfonico più cupo era più adatto a parlare dei fallimenti dell’umanità”.
Puoi descriverci il processo creativo che ha portato alla stesura del singolo ‘The Rise’?
“La maggior parte delle canzoni ha avuto lo stesso processo: Corinne (Cardinal, la cantante Nda), Jérémy (Racine, batteria) o Daniel (Simard, chitarra) hanno scritto le idee di base della canzone. La maggior parte del lavoro di chitarra è stato fatto da Daniel e io mi sono occupato dell’orchestrazione. Tutti i testi e il concetto di storia sono stati realizzati da Corinne”.
Quali emozioni o messaggi sperate che gli ascoltatori traggano dal concept e dalla musica dell’album?
“Anche se il disco è molto cupo e sembra senza speranza, speriamo che gli ascoltatori lo prendano come un ultimo avvertimento, una chiamata all’azione e alla rabbia contro il mondo in cui viviamo”.
Come riuscite a bilanciare l’incorporazione di sinfonie oscure e cori epici con gli elementi più pesanti del metal nella vostra musica?
“Gli elementi sinfonici e metal fanno parte di un insieme che è la canzone. Ad esempio, se la sezione di violino prende il comando, le chitarre accompagneranno la sua melodia con un riff più ritmico. Anche il coro e le sezioni di ottoni potrebbero accentuare alcuni di questi pattern ritmici. Le combinazioni sono infinite”.
Che ruolo ha il violino nel migliorare l’atmosfera e la narrazione delle vostre canzoni?
“Le melodie dei violini sono cupe, tristi e inquietanti, il che si adatta perfettamente all’atmosfera apocalittica e sinfonica che stavamo cercando”.
Come si è evoluta musicalmente la band dalla sua formazione nel 2009?
“La parte black metal del nostro sound era prominente nel nostro primo album. Le parti death metal hanno preso un posto maggiore nell’ultimo album. Le nostre influenze sono più varie e ci piace esplorare nuove sonorità. Nel nostro nuovo disco abbiamo persino una canzone con un’influenza doom metal; questa canzone heavy dal ritmo lento contrasta con le canzoni black metal dal ritmo incalzante di tremolo picking e blast beat degli album precedenti. Abbiamo anche abbandonato il suono folk/epico del nostro primo album per un suono più sinfonico e oscuro”.

Quali sono state le sfide che avete incontrato mentre vi addentravate nel blackened dello spettro metal per ‘Dawn of Reckoning’?
“Non è stata una vera e propria sfida. Abbiamo mescolato black metal e death metal fin dal nostro primo disco, quindi ci siamo abituati. Entrambi i generi non si oppongono e forniscono idee diverse che possiamo usare per esprimere noi stessi”.
Cosa pensate distingua i Valfreya dalle altre band attive nella vostra stessa scena?
“Il violino come strumento principale porta un colore musicale diverso rispetto alle melodie delle altre band blackened death symphonic. La voce principale, guidata da Corinne, mescola urla gutturali black e death a voci pulite. Queste voci sono spesso supportate da cori epici. Questo dà un tocco particolare alla nostra musica”.
Come affrontate le esibizioni dal vivo per catturare l’essenza epica e narrativa della vostra musica?
“Cerchiamo di mantenere la dinamicità sul palco muovendoci e coinvolgendo la folla, ma pianifichiamo anche alcuni movimenti per ottenere un effetto drammatico, come ad esempio stare tutti fermi in un momento di una canzone. Abbiamo anche dei playback d’atmosfera che suonano tra una canzone e l’altra per far immergere il pubblico mentre Corinne parla con loro”.
Ci sono gruppi o artisti specifici che hanno influenzato il suono e l’estetica dei Valfreya?
“Septicflesh, Xaon, Fleshgod Apocalypse, Carach Angren, Wintersun”.
Che consiglio daresti agli aspiranti musicisti che vogliono fondere più generi nella loro musica?
“Cercate le somiglianze e le opposizioni nei diversi generi. Le idee opposte possono creare contrasti interessanti in una canzone, mentre le somiglianze sono una sorta di percorso per collegare insieme idee diverse”.
Come vedete il futuro di Valfreya dopo l’uscita di ‘Dawn of Reckoning’?
“Potremmo continuare a esplorare questa nuova direzione che abbiamo preso per ‘Dawn of Reckoning'”.
Infine, quale messaggio vorreste trasmettere sia ai fan di lunga data sia ai nuovi arrivati che scoprono la musica dei Valfreya?
“Ai fan di vecchia data: di essere aperti ai cambiamenti, alle nuove idee e ai nuovi modi di fare le cose. Ai nuovi arrivati: restate con noi anche se il mondo sta finendo”.

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