Kadabra – L’Incanto Psichedelico
Il 21/05/2024, di Federica Sarra.
I Kadabra sono i padroni indiscussi dello psych-fuzz del Pacifico nord-occidentale, un’etichetta rafforzata dalla pubblicazione del loro secondo album ‘Umbra’, un lavoro che è andato affinando la sua formula sensuale e fuzz-drenched consegnandoci otto tracce deliziosamente coinvolgenti e ricche di hooks immediati. Abbiamo incontrato il trio di Spokane nelle persone del cantante/chitarrista Garrett Zanol, del bassista Ian Nelson e del batterista Chase Howard a Bologna in occasione dell’Heavy Psych Sounds Fest, dove erano fra le band più attese di questa edizione. In questa intervista esclusiva, gettiamo uno sguardo nel cuore pulsante della creatività dei Kadabra. Se avete mancato l’appuntamento, i Kadabra tornano in Italia per due imperdibili date: il 25 Maggio al Blah Blah a Torino e il 26 Maggio al Glitch a Roma.
C’è un momento specifico nella carriera in cui avete sentito di aver trovato un vostro sound distintivo?
“(Garrett) Un momento specifico credo di no, direi piuttosto che è successo in maniera del tutto spontanea nel corso del tempo. Non credo ci sia stato un momento particolare, si tratta di qualcosa che è cresciuto nel tempo, mentre scrivevamo il primo album e poi il secondo. In quelle fasi si è trasformato in quello che è diventato poi il suono Kadabra. È successo e basta! Il terzo album potrebbe essere completamente diverso. Chi lo sa? (Ridono ndr). Voglio dire, c’è ovviamente un obiettivo che vogliamo raggiungere dal punto di vista del suono ma in termini di distinzione, penso che sia una crescita naturale nel tempo, non penso avvenga tutto in un momento. Abbiamo sicuramente un’idea di come vogliamo che sia il nostro sound ma il processo di scrittura lo modella e il fatto che veniamo tutti da background musicali diversi contribuisce a dare una forma al suono.”
Come credete che la vostra musica si sia evoluta con ‘Umbra’ (2023) rispetto al suo predecessore ‘Ultra’ (2021) e quali sono stati i principali fattori di cambiamento?
“(Garrett) Direi che c’è stato un obiettivo più preciso con ‘Umbra’ piuttosto che con ‘Ultra’. Mentre lavoravamo ad ‘Ultra’ eravamo semplicemente tre ubriachi in uno scantinato che scrivevano musica senza alcuna intenzione, in un secondo momento l’abbiamo registrata. Per il secondo disco ci siamo impegnati molto di più.
“(Ian) Avevamo un’idea vera e propria da realizzare con il secondo album, più melodico senza soluzione di continuità, come se si trattasse di un pezzo unico.”
“(Chase) E poi, sai, abbiamo deciso di aggiungere l’organo dal nostro buon amico Blake Braily. Spesso viene in tour con noi negli Stati Uniti quando i suoi impegni lo permettono. Sicuramente avevamo un obiettivo con ‘Umbra’ rispetto al precedente lavoro.”
“(Garrett) Per tornare alla prima domanda… Mentre iniziavamo a trovare lentamente il suono che volevamo con il primo album, abbiamo preso una direzione ben precisa con ‘Umbra’, in questo disco le lyrics siano più coese, molte delle canzoni si legano l’una all’altra. I testi dei brani riflettono il buio periodo che stavo attraversando. Ogni canzone era un’opportunità per sfogare le mie emozioni più profonde e trovare una sorta di conforto nell’espressione artistica. Quindi, anche se i testi sono deprimenti e terribili, per me rappresentano un momento cruciale di trasformazione e guarigione.”
Come descrivereste il vostro sound e come riflette la tradizione musicale del Pacifico Nordoccidentale che ha una lunga e ricca storia di heavy rock, fuzz rock?
“(Chase) Il modo in cui descrivo il suono dei Kadabra è una specie di, non so, non credo che segua specificamente alcuna tradizione del Pacific Northwest. Ci sono molte influenze provenienti un po’ da tutte le direzioni. Tutti noi veniamo da contesti molto specifici. Io mi sono avvicinato a questo tipo di musica quando sono entrato nel gruppo. Non conoscevo molte band e ho imparato man mano.”
“(Garrett) Sì, credo che per descrivere il suono che abbiamo è più che altro un rock and roll pesante, un rock stoner e psichedelico con influenze da ogni dove.”
“(Ian) Personalmente, non direi di aver tratto influenze specifiche solo dalla nostra regione, il Pacifico nord-occidentale, ma sono certo che ce ne sia stata qualcuna. Tuttavia, non credo di essere stato propriamente ispirato da band specifiche, anche se sono convinto che ci sia un certo grado di influenza ma non riesco a pensare a qualcosa di specifico. Voglio dire, quello che ho notato negli ultimi anni è che tutti hanno la loro idea di chi siamo e cosa suoniamo e credo che questo derivi dal fatto che cerchiamo di non assomigliare ad altri gruppi e che questo probabilmente derivi dal fatto che semplicemente scriviamo quello che ci viene naturale.”
“(Garrett) Ci sono sicuramente paragoni ovvi a certi artisti e tutti tirano sempre fuori i nomi più casuali quando cercano di dire, tipo,” oh, voi ragazzi suonate come questo, suonate come quello.”
Volevo anche parlare del vostro ultimo album, ‘Umbra’, che ha raccolto numerose recensioni positive. Vedete questo album come un’esperienza di elevazione per la band in termini di raggiungimento di un pubblico più ampio e di aumento della consapevolezza di voi stessi come band?
“(Garrett) Assolutamente sì, penso che sia molto evidente. Senza voler sembrare presuntuoso posso affermare che siamo molto orgogliosi dell’album. Abbiamo lavorato davvero duramente come accennato prima. Avevamo una direzione e ci siamo seduti a tavolino per ore. Quindi, sì, sicuramente vediamo questa esperienza come una sorta di elevazione per la band. Dal momento che il disco è stato pubblicato abbiamo ricevuto molti feedback positivi, il che ci fa sentire abbastanza bene, tranne che per…un tizio, a cui non è piaciuto.”
“(Chase) Sì, Angry Metal Guy, a lui non siamo piaciuti. Sì ma lo conquisteremo. Scriveremo una canzone. Sì, sì, sì.”
“(Garrett) Credo che molte persone abbiano scoperto chi siamo grazie al secondo album. Ci sono canzoni e singoli che ci hanno fatto conoscere meglio, molte persone che si sono avvicinate hanno detto: “Oh, ho sentito questa canzone l’altro giorno su una playlist”, dato che molte delle canzoni sono state spinte anche su alcune playlist, ci ha fatto guadagnare una maggiore visibilità e un pubblico più grande.”
Come si riflette l’identità della vostra band nelle vostre esibizioni?
“(Garrett) Abbiamo molta energia sul palco e questo riflette quanto ci divertiamo sia sul palco che fuori.”
“(Ian) Ci muoviamo molto, balliamo un po’ e facciamo groove e dal vivo è sicuramente una performance potente come ci dicono.”
“(Chase) “Siamo anche tutti migliori amici.”
“(Ian) Abbiamo partecipato a numerosi e lunghi tour e ci sentiamo in sintonia, abbiamo un legame anche al di fuori del palco e credo che anche quando ci esibiamo, mostriamo il nostro legame. Interagiamo sempre tra di noi mentre ci esibiamo. Mentre suoniamo, a volte Garrett viene a parlarmi mentre siamo nel bel mezzo di una canzone continuando a suonare. Lo stesso vale per Chase. Ci controlliamo sempre a vicenda, siamo molto bravi e così via. Spesso dico “ti voglio bene” sia a Garrett che a Chase mentre stiamo suonando.”
“(Garrett) Sì, credo che rifletta molto la nostra personalità, è un set molto sincero. Non ci mettiamo una maschera per salire sul palco, andiamo là fuori e ci divertiamo e siamo solo dei fottuti idioti sul palco. E poi, quando scendiamo dal palco, siamo sempre gli stessi fottuti idioti. Quindi sì, va bene”
C’è stato un momento in cui avete sperimentato una connessione particolarmente potente con il pubblico durante una performance dal vivo?
“(Garrett) Una volta una ragazza mi ha mostrato una tetta, in uno spettacolo locale. È stato molto forte per me.”
“(Chase) Sì, a uno spettacolo locale.”
“(Garrett) Direi che, per esempio a Bologna, quando siamo saliti sul palco e la gente era già là, c’era molta attesa. Ci siamo sentiti come se avessimo suonato con persone entusiaste di vederci dal vivo in Italia. La sala era gremita, sai, già dieci minuti prima che salissimo sul palco. Ho notato un certo modo di accoglierci, tanti applausi… È stato molto bello.”
“(Ian) Sapete, sentire la folla e vedere la gente eccitata per qualcosa che avete creato con i tuoi amici è una bella spinta che probabilmente aiuta anche la performance, perché ci rende ancora più elettrizzati.”
“(Chase) È anche rassicurante e allo stesso tempo inebriante.”
“(Garrett) Esattamente. Noi tre amiamo interagire con le persone, sai, cerchiamo di stabilire un legame con la gente.”
“(Ian) Sì, e cerchiamo di essere orgogliosi di scendere dal palco e andare dritti al banco del merch e ringraziare le persone che hanno trascorso la loro serata con noi tra la folla.”
“(Garrett) Sì, non ci piace nasconderci.”
“(Chase) Sì, non siamo codardi, fondamentalmente.”
Qual è stata la lezione più importante che avete imparato dalla vita on the road?
“(Garrett) Prendersi cura di se stessi. Sì, credo sia una domanda importante. Personalmente credo che negli ultimi due anni in cui siamo stati in tournée ci siamo divertiti il più possibile con tutti, abbiamo fatto festa e ci siamo divertiti ma è come se più andiamo in tour e più cerchiamo di concederci delle pause e di prenderci cura del nostro corpo e della nostra mente. Sembra smielato, ma facciamo stretching. (Ride ndr). Cibo sano il più spesso possibile, bere acqua. Cercare di dormire quando possiamo, credo che mostrare a noi stessi la nostra grazia fisica ed essere consapevoli di come si sente il nostro corpo, sia un ottimo modo per rispondere alla tua domanda. Inoltre rimanere in contatto con la famiglia a casa, perché tutti noi… Sì, siamo tutti padri. Sì, siamo tutti papà.”
“(Ian) Siamo tutti papà, quindi, sai, assicurarci che anche la nostra famiglia sia felice mentre siamo via. Fare la doccia, cose così!”
“(Chase) Fare la doccia. Questa è buona. Sì, sì, sì…”
Qual è la tua opinione sull’industria musicale moderna e come pensi che abbia influenzato il percorso della band?
“(Chase) Per quanto riguarda i servizi di streaming, quelli ovviamente sono un po’ una merda, ma ti permettono di arrivare alle orecchie di più persone. Per quanto riguarda i viaggi e il tentativo di farne una carriera, sai, è una lotta. Questo ci ha reso un po’ più cauti su come ci gestiamo quando siamo in tour.”
C’è un obiettivo che vi siete prefissati come band e che non avete ancora raggiunto
ma che vorreste raggiungere nel prossimo futuro?
“(Garrett) Direi proprio di no. Voglio dire, tutti noi non avevamo assolutamente nessuna aspettativa per questa band e abbiamo iniziato durante il COVID senza alcuna intenzione di fare uno show anche perché c’era una pandemia in corso che non prevedeva spettacoli. E poi abbiamo iniziato senza aspettative. In due di questi tre anni abbiamo avuto l’opportunità di viaggiare e di andare in Europa e ora nel Regno Unito. È una cosa che cerco sempre di sostenere con fermezza, se ti aspetti troppo da questo lavoro, fare musica, ti togli il divertimento.”
“(Ian) È proprio così.”
“(Garrett) Siamo grati per qualsiasi cosa ci capiti a tiro e credo che questo si rifletta anche in ciò che siamo come individui. Voglio dire, sai, abbiamo la stessa positività e la stessa energia in ogni momento, dato il nostro stato mentale. La stessa positività ed energia su un palco sia di fronte a 10 persone, sia davanti a 500 persone. Quindi siamo comunque felici di esserci”
“(Chase) Ma sì, credo che, a prescindere da quello che succederà in futuro, saremo sempre e soltanto
un gruppo di amici che suonano musica.”
“(Garrett) Un gruppo di amici.”
“(Ian) Un gruppo di amici.”
“(Chase) Un gruppo di amici. Sì.” (Ridono ndr)