Zombeast – Long Way Back from Hell
Il 19/05/2024, di Fabio Magliano.
Influenzati da Danzig, AFI, Mercyful Fate e dal punk, dal death rock e dal thrash metal degli anni ’80, gli Zombeast dopo un lungo silenzio sono tornati dalle tenebre con la loro perfetta miscela crossover di dark punk e thrash. I testi, scritti dal cantante Mario Montechello, esplorano tutto, dai veri orrori della vita all’occulto e alla licantropia, perfettamente supportati dal muro sonoro costruito dal chitarrista/bassista Jared Smith. Quanto basta per prendere coraggio e immergerci nelle tenebre insieme ai due rappresentanti della band…
Come descrivereste l’evoluzione del suono degli Zombeast in questo album rispetto ai vostri lavori precedenti?
“(Jared Smith) Sicuramente più pesante, più aggressivo, ma anche più imponente. Mentre io e Mario scrivevamo questo album, le canzoni continuavano a diventare più grandi, più lunghe, più complesse. Ci siamo resi conto che a metà strada avevamo bisogno di lead su questa roba e di una batteria più possente. Questo ha portato ad alcune nuove aggiunte nella band”.
Quanto è stato importante l’inserimento di Alex Young e Kyle Smith per il suono dei nuovi Zombeast?
“(Jared) Questa è sicuramente la migliore versione degli Zombeast che possa esistere grazie alle loro aggiunte. Ci ha reso sicuramente più pesanti, cosa che adoro. Kyle era in realtà un session drummer che ha finito per amare quello che sentiva in studio ed è entrato a far parte della band come membro effettivo. Alex è cresciuto a New York ed era un nostro fan fin dal primo album. Si è trasferito in Arizona e siamo diventati amici per puro caso, perché possedeva una chitarra rara che stavo cercando di comprare”.
Come immaginate che la vostra musica risuoni con i fan che non conoscono gli Zombeast?
“(Jared) Penso che gli Zombeast siano diventati la band che sono sempre dovuto essere. Almeno quello che avevo immaginato. Stavamo cercando di fare questo stesso stile di album quando abbiamo registrato il primo, ma ci mancavano lo sviluppo e le capacità per farlo. Tutti quelli che lo hanno ascoltato continuano a dire la stessa cosa: è diverso in senso positivo, ma suona ancora come gli Zombeast. Si tratta di un’evoluzione e di una crescita senza un grande allontanamento che lasci l’ascoltatore smarrito”.
Ci puoi raccontare qualche aneddoto divertente legato alla realizzazione di questo lavoro?
“(Jared) Avevamo troppa attrezzatura del cazzo. Avevamo un arsenale di attrezzature che abbiamo portato con noi. Credo che ci fossero circa 8-10 chitarre che occupavano spazio e alla fine abbiamo usato le stesse tre per tutto l’album. Lo stesso vale per gli amplificatori, avevamo diversi amplificatori full size ed effetti che abbiamo portato con noi e alla fine della giornata, l’EVH EL34 e l’Harley Benton 2×12″ erano tutto ciò di cui avevamo bisogno”.
Potreste approfondire le influenze musicali che hanno plasmato il sound di ‘Heart of Darkness’?
“(Jared) Ci sono sicuramente delle pesanti influenze di Samhain. Volevo davvero portare a casa quell’influenza su ‘Torso’. Il ciclo si è evoluto naturalmente fino ad avere una sezione ritmica del tipo ‘Dyer’s Eve’ (Metallica). I vecchi AFI hanno influenzato molto la mia scrittura su ‘Dark Path’. I Mercyful Fate hanno avuto una forte influenza su ‘Night Demon’. Non si tratta solo di musica, anche i sentimenti di depressione e follia hanno avuto un ruolo in vari modi”.
Come riuscite a bilanciare l’omaggio alle vostre influenze musicali pur creando un suono unico per gli Zombeast?
(Jared) È tutta una prospettiva, giusto? Ovviamente ci sarà sempre una pesante influenza di Samhain/Danzig in questa band. Sei un prodotto del tuo ambiente e noi siamo qui. Ma essendo una band che porta le proprie influenze sulla manica, devi essere diverso dove puoi. Credo che noi lo facciamo. Non stiamo cercando di reinventare la ruota o di creare un nuovo genere. Suoniamo solo cose che ci piacciono, ispirate a gruppi che ci piacciono. Poi alla gente può piacere o non piacere, però noi non perdiamo il sonno per questo”.
A livello tematico, invece, sono ricorrenti i temi dell’orrore, dell’oscurità e dell’occulto …
“(Mario Montechello) Mi piace fin da quando ero bambino. Immagini e temi. Facevo parte del “panico satanico” degli anni ’80. Film, musica e vecchie storie di umanità malvagia che si inventa mostri per nascondere il fatto. Non mi interessa scrivere musica pop ma trasmettere a chi ci ascolta tutto il mio amore per Danzig e Slayer”.
Addentrandoci nel nuovo album, ‘Heart Of Darkness’ sembra scavare nelle lotte interne della psiche umana. In che modo la canzone esplora i temi dell’oscurità e del male all’interno di se stessi, e quale messaggio trasmette riguardo al tumulto interiore?
“(Mario) Tutti hanno un lato positivo e uno negativo. Alcune persone si abbandonano ai loro pensieri e sentimenti pessimistici portandoli in un mondo di infelicità e di abuso di sé”.
In ‘The Witching Bell’, cosa suggeriscono i testi sull’atteggiamento della protagonista nei confronti delle norme sociali e dell’individualità? In che modo questo tema contribuisce al messaggio generale della canzone?
“(Jared) Per questa band, l’essere un individuo è stato radicato in tutti noi fin dalla nascita. Questa canzone, per certi aspetti, non fa che ribadire questo concetto”.
Come singolo avete scelto ‘Red Ripper’ incentrato sulla figura del serial killer Andrei Chikatilo…
“(Jared) ‘Red Ripper’ ha un riff e un groove sinistri e Mario voleva davvero un soggetto che si adattasse all’atmosfera generale. Inoltre, è una storia oscura che molte persone non conoscono bene. Almeno negli Stati Uniti”.
Come è nato questo brano?
“(Jared) ‘Red Ripper’ è stata la canzone più facile che abbiamo mai scritto. Il riff, dalla strofa al ritornello e al bridge, è venuto fuori una sera. Non riesco a spiegarlo, è come se la canzone si fosse scritta da sola. ‘Red Ripper’ mi ha fatto credere che le canzoni esistono nell’etere in attesa di essere scoperte. A volte sono loro (le canzoni) a scegliere te”.
In ‘Red Ripper’, cosa simboleggiano le immagini di violenza e mutilazione e come riflettono gli aspetti più oscuri della natura umana?
“(Mario) Quanto gli esseri umani possano essere oscuri e malvagi nei confronti degli altri, soprattutto nei confronti dei bambini, le persone più vulnerabili”.
Quali temi e immagini sono prevalenti nella canzone ‘Devil’s Whore’ e come contribuiscono all’atmosfera generale del brano?
“(Mario) Parla di un uomo solo disposto a farsi abusare da un demone succube, senza fortuna con le donne”.
‘Call Of The Wild’ ritrae una macabra scena di violenza. In che modo la canzone esplora il concetto di istinti primordiali e il loro controllo sul comportamento umano?
“(Jared) Ci sono un sacco di persone con grossi problemi di autocontrollo là fuori. Ma almeno questa è scritta dal punto di vista di un film horror”.
‘Torso’ affronta argomenti inquietanti. In che modo la canzone affronta temi così crudi e quali emozioni o reazioni suscita nell’ascoltatore?
“(Jared) Il testo è ispirato al serial killer Edmund Kemper. È una storia pazzesca, se la conoscete. Musicalmente la canzone è volutamente brutta. Ha un sacco di note acide e chitarre stridenti. Così Mario ha scritto un soggetto che fosse intenso, brutto e scomodo come la musica”.
Che ruolo ha l’estetica visiva nel completare la vostra musica?
“(Jared) Siamo tutti cresciuti con i film horror e le storie di cronaca nera, quindi è stato naturale, fin dai primi anni, voler creare atmosfere e immagini simili con la nostra arte. Credo che la vita moderna fosse noiosa per tutti noi. Così, agli inizi della band, ci siamo uniti nell’apprezzare Fulci, Romero, Argento e vari film slasher”.
Ci sono in programma tour o esibizioni dal vivo per promuovere il nuovo album?
“(Jared) Assolutamente sì, stiamo cercando di essere molto impegnati nel 2024 e 2025. Suoneremo a Colonia, in Germania, il 19 maggio. Suoneremo anche al Wave-Gotik-Treffen il 20 maggio a Lipsia. Abbiamo diverse date negli Stati Uniti in arrivo”.
Per concludere, cosa c’è di nuovo per gli Zombeast dopo l’uscita di ‘Heart of Darkness’?
“(Jared) Spettacoli, forse ri-registrare alcune delle canzoni più vecchie, forse un EP da pubblicare velocemente. Forse concerti in Italia? Chissà…”