Valar Morghulis – The death mist
Il 29/04/2024, di Andrea Lami.
I lombardi Valar Morghulis nascono nell’hinterland milanese nel 2017 e, dopo qualche mese, vede la luce il primo EP ‘The Origins’ che porta la band a promuoverlo con una serie di live di supporto a band di un certo livello come Ulvedharr, Ephyra, Mechanical God Creation, Hell’s Guardian. Nel 2019 arriva ‘Fields Of Ashes’, il primo full lenght album che vede sposarsi riff pesanti, oscure melodie, atmosfere epiche e una potente voce femminile a guidare l’ensemble. Nell’ottobre del 2023 vede la luce il nuovo EP ‘Violent Delights’ che sarà presentato con una serie di date dal vivo, la prima il 3 maggio al RnR di Rho insieme a Holy Shire e Blooming Discord. Ne abbiamo approfittato per contattare Luca Mapelli (chitarra), Rob (basso) e Manuel Fruncillo (batteria) e farci accompagnare alla scoperta di questa interessante realtà tricolore.
Benvenuti su Metal Hammer Italia. Vi va di presentarci la band dalle sue origini ad oggi?
“(Luca) Nel 2016 ci fu una breve parentesi tra in cui Rob e io (basso e chitarra), amici di lunga data, ci trovammo per qualche prova assieme al nostro precedente chitarrista Lorenzo. Per completare la formazione pensammo al nostro ex batterista Vale, quest’ultimo però doveva partire per lavoro per la Svezia e il progetto non decollò.”
“(Rob) La band vera e propria nasce poi nell’inverno del 2017 dall’idea di Isobelle e proprio di Vale, rientrato dalla Svezia. Dopo il coinvolgimento immediato di Luca sono stato invitato ad entrare in squadra e ho trascinato con me Lorenzo. Lorenzo e Vale sono stati chitarra e batteria della nostra prima formazione e dell’album di debutto ‘Fields of Ashes’. Ora la band vede Francesco e Manuel rispettivamente alla chitarra e alla batteria.”
Cosa vi ha spinto a fondare la band e qual è il concetto alla base del gruppo?
“(Rob) Inizialmente è stata una cosa senza nessun impegno particolare, semplice divertimento e passione per la musica. Dopo esser passati dal provare qualche cover a creare il primo brano originale abbiamo subito capito che ne poteva uscire qualcosa di decisamente interessante.”
“(Luca) A quel punto abbiamo iniziato a lavorare seriamente con l’obiettivo di toglierci qualche soddisfazione…”
Quali erano le vostre influenze quando avete iniziato a suonare?
“(Rob) Per quanto riguarda le influenze musicali dall’heavy più classico a quello più estremo, dai Judas Priest a Mother North giusto per intenderci. Mentre per il resto ognuno ha gusti ovviamente molto diversi, legati anche al proprio vissuto. Riguardo la letteratura per quanto mi riguarda ho sempre avuto la fascinazione per tutto ciò che è ‘dark’ (Clive Barker, Anne Rice, De Sade, Stoker, James Ellroy) unito ai racconti di ‘Sword And Sorcery’ (Robert E. Howard, Karl Edward Wagner).”
“(Luca) Penso che la varietà delle influenze e delle tematiche trattate sia uno degli aspetti che ci contraddistingue di più. Nella nostra musica convivono elementi di varia estrazioni e tendiamo a evitare il monotematicismo.”
Come nascono i vostri brani?
“(Luca) Di solito si parte dall’idea di un singolo e la si affina tutti assieme. In questo senso, penso che ci completiamo abbastanza. Io, per esempio, amo molto scrivere, sia musica che testi, prendendomi il tempo per ragionare. Valle (l’altro chitarrista) invece ha un ottimo orecchio ed è molto bravo a seguire l’istinto per arrangiare o trovare soluzioni ritmiche a cui non avrei pensato.”
“(Rob) Scrivendo a più mani ognuno ha i suo input personale. Io mi tengo appuntati alcuni argomenti o soggetti interessanti per un pezzo e poi li faccio collimare quando il feeling combacia.”
Quali sono le emozioni che si celano dietro la musica della vostra band?
“(Rob) Il senso di aggressività radice della musica che amiamo è di sicuro la costante della nostra musica, come l’impatto glorioso di alcune tematiche che affrontiamo che ovviamente devo essere narrate con il giusto impatto.”
“(Luca) Direi il giusto mix di epico e oscuro, come il nome Valar Morghulis può lasciare intuire.”
Il vostro ultimo lavoro è un EP, ‘Violent Delights’ . Volete presentarcelo?
(Luca) Si tratta di un EP di transizione. Questi pezzi sono stati pensati con la nostra passata formazione, ma sono stati raffinati con l’arrivo di Valle e Manuel. Il risultato è la degna chiosa della nostra prima frase e già presenta molti elementi di ciò che è a venire. L’impronta portante è epica, ma c’è come sempre un’influenza sia più estrema che melodica. Il titolo, ‘Violent Delights’, oltre che un omaggio alla letteratura di Shakespeare, riassume appunto la tematica portante che tratta di temi oscuri o violenti senza negarne il fascino atavico.”
Quali erano gli obiettivi che vi siete posti quando avete iniziato a lavorare al nuovo disco?
“(Rob) Ottimizzare ciò che abbiamo fatto in precedenza e proporre al meglio il futuro prossimo della band.”
Quanto tempo è stato necessario per scrivere e registrare l’EP?
“(Rob) Per quanto riguarda la scrittura i brani hanno iniziato a prendere forma subito dopo l’uscita di ‘Fields of Ashes’, la piaga pandemica ha però interrotto a più riprese le fasi di lavorazione in quanto eravamo una band che lavorava molto con il confronto in sala prove. Per quanto riguarda le registrazione ci siamo affidati a Dave dei Twilight Studio, ed è stata la più fluida esperienza in studio che abbia mai avuto, un grande professionista, e questo si sente molto nella resa dell’EP.”
C’è qualche canzone a cui siete particolarmente legati e perché?
“(Manuel) Per il tasso di coinvolgimento nel suonarla, l’approccio rock’n’roll e la coralità che la contraddistingue, direi ‘No Tears For Belit’. In certi momenti della canzone si ha proprio la sensazione di essere su una nave pirata.”
Qual è la cosa più preziosa che avete imparato durante la scrittura, la registrazione e la pubblicazione dell’album?
“(Manuel) L’ascolto delle diverse posizioni e il riuscire a fare sintesi. A volte si rischia di perdere spunti fondamentali quando ci si concentra troppo sulla propria idea.”
Pensate che la pandemia abbia cambiato il vostro modo di vivere la musica?
“(Luca) La pandemia ha avuto su di noi sia effetti molto negativi che altri positivi in prospettiva. Di sicuro ha danneggiato sia la nostra attività che la scena musicale: ha stroncato i nostri concerti promozionali per il nostro primo album ‘Fields of Ashes’, e ha costretto diversi locali alla chiusura, tra cui alcuni in cui suonavamo spesso. D’altra parte, ci ha spinti a ripensare al nostro approccio compositivo in modo forse più funzionale: utilizzare in modo più efficace la tecnologia, i tool per comporre, scrivere e registrare.”
Come è stato accolto il vostro ultimo lavoro dalla comunità metal?
“(Luca) Forse è difficile parlare di comunità metal nel suo insieme, trattandosi di un mondo molto variegato e in cui ci si perde nella miriade di band e uscite discografiche. I nostri fan sicuramente hanno risposto molto bene, accorrendo numerosi al release party e ai nostri successivi concerti. Ma forse uno dei commenti che mi ha fatto più piacere è stato quello di uno della “vecchia guardia”, un fan accanito degli Slayer: ha apprezzato moltissimo il nostro lavoro, soprattutto l’impatto carico e schietto a dispetto della componente epica e melodica. Fa piacere riuscire a convincere sia ai fan del melodic, del melodeath e dell’epic, sia i più fedeli seguaci dei mostri sacri.”
Avete in programma qualche tour?
“(Rob) Per questa pubblicazione preferiamo concentrarci su singoli show. Abbiamo valutato l’idea del tour ma credo che sia meglio ottimizzata con la pubblicazione del secondo full lenght”
Come è cambiato il vostro approccio alla scrittura, alla registrazione e al tour nel corso degli anni?
“(Rob) Come detto da Luca in precedenza il periodo pandemico ci ha obbligato a rivedere alcuni approcci alla scrittura, anche se la parte di confronto dal vivo è fondamentale, per la registrazione invece abbiamo acquisito maggiore efficienza soprattutto con un grosso lavoro di pre-produzione che ti permette poi di dedicar maggior tempo in studio ai piccoli dettagli. Per il tour invece rimando la risposta al prossimo anno.”
Quali sono i vostri ascolti attuali?
“(Manuel) I Periphery sono sempre nelle mie playlist così come i TwelveFoot Ninja, Jinjer, i Destrage e Devin Townsend.”
“(Rob) Il nuovo fighissimo album di Tracii Guns e Jack Russel, le vecchie compilation goth/ebm di :Ritual: e dal Messico la mia scoperta migliore del 2023, i Nostalghia, post black metal di altissima qualità.”
Ho scovato su YouTube una vostra cover di ‘Bad Romance. Se doveste registrarne un’altra, quale sarebbe e perché?
“(Rob) ‘Kill by Death’ dei Motorhead, c’è bisogno di spiegare il perché coverizzare i Motorhead?”
“(Luca) Se dobbiamo rimanere in tema Motorhead, penso che ‘Orgasmatron’ si presterebbe molto bene alle nostre corde. Ho anche sempre pensato che un pezzo come ‘Dissident Aggressor’ dei Judas Priest ci offrirebbe delle belle soluzioni tra la voce di Isobelle, il mio growl e lo scream di Rob… ma direi che questo brano è già stato coverizzato in lungo e in largo.”
Come è nato il vostro amore per la musica?
“(Manuel) È stato un percorso di scoperta e innamoramento graduale, sicuramente ha aiutato avere una famiglia nella quale c’è sempre stato uno stereo in sala e si sono sempre ascoltati generi diversi: dalla classica all’hip hop, passando per il cantautorato. Ovviamente anche l’aver cominciato relativamente presto a suonare ha fatto la sua parte.”
“(Luca) Sono cresciuto ascoltando musica dai miei genitori, in particolare da mia madre che spaziava un po’ tra tutti i generi italiani e internazionali. Ma ricordo benissimo il giorno in cui, alle scuole medie, un mio compagno mi fece sentire l’album ‘Back In Black’ per la prima volta. Se ripenso a cosa ho provato sentendo le campane di ‘Hells Bells’ partire e poi quel riff crescere, mi vengono i brividi anche adesso. Lì ho capito quale sarebbe stata la mia direzione.”
Qual è l’aspetto del musicista che vi piace di più?
“(Manuel) L’atto creativo, in assoluto quando nasce da un calderone di idee e commistioni artistiche.”
Con chi vi piacerebbe andare in tour?
“(Luca) Con gli Ensiferum. Li ho visti moltissime volte e sono una band epica e di grande impatto, oltreché molto divertente.”
“(Manuel) Coi Lacuna Coil , per quello che hanno rappresentato e rappresentano per la scena metal mondiale e italiana. Non mi dispiacerebbe se ci fossero anche i Jinjer, tecnicamente mostruosi e altamente coinvolgenti sul palco.”