Nightblaze – L’energia della notte

Il 27/04/2024, di .

Nightblaze – L’energia della notte

I Nightblaze nascono nel 2021 da un’idea del compositore, polistrumentista e produttore italiano Dario Grillo (Platens, Violet Sun), con l’intento di creare un sound solido e attuale con profonde influenze rock melodiche anni ’80. Dopo i vari problemi di line-up, la band, riesce a pubblicare il disco omonimo d’esordio. L’occasione è ottima per approfondire il discorso proprio con il principale compositore Dario e sentiremo dalla sua voce come sono nate le canzoni e quali obiettivi si sono posti all’interno della band.

Come è nata l’idea di formare Nightblaze e quali sono state le principali influenze musicali che hanno ispirato il sound della band?
“Innanzitutto grazie per lo spazio concessoci su Metal Hammer che per anni è stata una delle mie riviste preferite in ambito metal e hard rock. I Nightblaze sono una mia creatura. Nel 2021 mi è venuta l’idea di formare una band con l’intento di suonare dal vivo brani inediti, diretti ed efficaci, dopo tanti anni di inattività live. Da quando mi sono trasferito dalla Sicilia a Rocca Priora (un piccolo paesino montano dell’interland romano) ho vissuto totalmente isolato dal resto del mondo in una sorta di vita monastica dedita allo studio e al lavoro. Quindi avevo l’esigenza e la voglia di tornare sul palco per ritrovare energia, motivazione ed entusiasmo. Così ho reclutato una serie di musicisti in gamba che speravo mi accompagnassero in questa nuova avventura e mi sono lanciato anima e corpo nella stesura di nuovi brani. Purtroppo però non ho fatto i conti con gli interessi e le priorità degli altri membri della band che dopo una serie interminabile di scuse, lungaggini e vicissitudini varie si sono disinteressati al progetto, lasciando me ed il cantante, Damiano Libianchi, in balia degli eventi.
Fortunatamente non ci siamo persi d’animo e nel 2023, in piena fase di registrazione, abbiamo contattato altri due musicisti, Federica Raschellà al basso e mio fratello Alessandro Grillo alla batteria, con i quali siamo riusciti a concludere le session e ultimare le fasi finali di mixaggio e mastering. Subito dopo abbiamo spedito il materiale alla Burning Minds Music Group con cui avevamo anticipatamente stipulato un accordo contrattuale sulla base di un demo. Nei mesi successivi alla consegna del master abbiamo anche realizzato tre video clip che sono serviti da antipasto alla vera e propria release del disco, avvenuta il 22 marzo di quest’anno.”
A che genere di musica vi ispirate, che influenze musicali avete?
“Direi che il nostro sound è riconducibile a quell’Hard Rock melodico made in USA di fine anni ’80 che ha reso famose diverse band ma con una produzione moderna e al passo coi tempi. Non ci sono singole influenze musicali da elencare in quanto ognuno di noi ha un proprio background musicale piuttosto variegato ed eterogeneo, a volte anche distante da ciò che suoniamo. Quindi non citerei artisti particolari a cui ci siamo ispirati.”
Qual è il significato dietro il nome “Nightblaze” e come avete deciso che fosse il nome giusto per la band?
“E’ successo tutto un po’ per caso, avevo proposto in chat ai ragazzi un possibile nome papabile per il nostro progetto e ne sono usciti diversi: da Nightbuzz a Nightflame. Ma non mi convincevano. L’idea di fondo era quella di accoppiare il concetto di “notte” (o qualcosa di “notturno”) con quello di “energia” o quindi di “fiamma ardente”. Così suggerii Nightblaze e piacque un po’ a tutti. E’ un nome, a mio parere, molto efficace e rappresentativo del nostro sound, caratterizzato da atmosfere notturne e malinconiche, intrecciate ad una voce calda e melodica in pieno contrasto con l’energia sprigionata dalle chitarre e dalla base ritmica. Inoltre è un nome di facile assimilazione, piuttosto semplice da memorizzare.”
Com’è stata l’esperienza di collaborazione tra i membri della band durante il processo di scrittura e registrazione dell’album?
“All’inizio è stato tutto molto stimolante ed entusiasmante, inizialmente eravamo sei persone, tutti musicisti che stimavo e di grande spessore tecnico. Dai chitarristi alla base ritmica solida e precisa e, ciliegina sulla torta, una voce che avrebbe potuto fare davvero la differenza in un panorama sempre più competitivo e agguerrito. Io mi sarei dovuto occupare solamente delle tastiere e del songwriting. Il nostro metodo di lavoro era il seguente: tutte le idee melodiche e strutturali partivano da me attraverso delle “rough version” scarne ed essenziali che presentavo di volta in volta alla band. Gli altri avrebbero dovuto apportare le proprie idee e tutte le migliorie funzionali a rendere le composizioni più variegate ed eterogenee. Dagli spunti ritmici del batterista sino agli arrangiamenti e agli assoli dei chitarristi. Volevo creare una vera e propria squadra che fosse entusiasta e attivamente partecipe nella stesura del full-lenght. I problemi sono venuti però subito dopo la realizzazione del demo di ‘Tell Me’, il primo brano che abbiamo registrato. Eravamo partiti a cannone ma settimana dopo settimana l’interesse è scemato e vedevo i ragazzi sempre meno coinvolti e sempre più svogliati. Avevamo una tabella di marcia che purtroppo non è mai stata rispettata. Così dopo alcuni mesi siamo finiti in una sorta di limbo che mi ha davvero snervato. Dopo l’ennesimo sollecito, io e Damiano (il cantante) abbiamo deciso di continuare da soli per i fatti nostri, lasciandoci alle spalle tutta la negatività e l’immobilismo accumulati. E da là purtroppo è stata una salita continua, in quanto io ho dovuto ri-registrare tutte le chitarre, gli assoli e preparare le basi per far registrare mio fratello e Federica. Fortunatamente i nuovi membri sono stati velocissimi e Damiano mi ha sostenuto con impegno sia nella stesura delle lyrics che nell’apportare nuove idee e spunti creativi alle melodie. Nell’ultima fase quindi abbiamo messo il turbo e alla fine, seppur stremati, ne siamo venuti fuori con un prodotto di cui siamo pienamente soddisfatti.”
Qual è stato il processo creativo dietro alla composizione delle canzoni? Ci sono state particolari fonti di ispirazione per i testi e le melodie?
“Di norma io non forzo mai il processo creativo. Non sono uno che imbraccia la chitarra e scrive qualcosa forzatamente perché deve riempire un vuoto. Le melodie del disco sono nate quasi tutte da sogni fatti durante la notte. Mi svegliavo con una linea vocale in testa, accendevo il telefonino in piena notte e la registravo con l’ausilio della chitarra o del pianoforte. Diverso è il discorso sulle lyrics perché sono nate quasi sempre dopo aver strutturato la canzone, quindi è stato un lavoro di rifinitura e di “adattamento” constante rispetto al ritmo metrico del brano, nella continua ricerca dei termini più appropriati e contingenti. E’ stato un lavoro impegnativo fatto a due mani col cantante. Abbiamo trattato diversi temi: da argomenti più easy-listening come in ‘Take On Me’ sino a quelli più seri ed impegnati come in ‘Fading Away’, dove trattiamo la malattia dell’Alzheimer e della perdita progressiva di memoria; per passare a ‘Daughter’ che parla del legame indissolubile tra una figlia e suo padre defunto prematuramente. Ci sono anche i tematiche più leggere come in ‘Diana’, in cui raccontiamo della storia di una adolescente peperita che ha voglia spaccare il mondo con la sua esuberanza e ama il teatro e la recitazione, sino al tema della tossicità di alcuni rapporti sentimentali ossessivi e ossessionanti (‘Tell Me’ ad esempio). Non voglio svelare troppo e mi auguro che l’ascoltatore possa carpire, tramite un ascolto più approfondito del disco, che la vera anima dei Nightblaze non è per nulla banale, nonostante il genere proposto sia diretto ed immediato. Infine ci tengo a ringraziare Peter Darley, un nostro caro amico inglese drammaturgo, che ha dato una “limata” a tutti i testi, rendendoli più fluidi e competitivi all’estero.”
Quali sono state le maggiori sfide incontrate durante la produzione dell’album e come le avete superate?
“Al di là delle vicissitudini relative ai cambi di line up di cui ho già ampiamente parlato, devo dire che anche la produzione è stato un processo piuttosto complesso. Essendomene occupato personalmente, ho dovuto mettere mano alle registrazioni più volte prima di ottenere quel sound che avevo in mente per i Nightblaze. Conosco molto bene le mie attrezzature e attraverso l’esperienza maturata in anni e anni di lavoro in studio ho ritenuto non necessario affidarmi a terzi per registrare, mixare e masterizzare il disco. Certamente avrei avuto vita facile ma sono certo che i risultati non mi avrebbero soddisfatto quanto l’aver fatto tutto da me. D’altronde non è la prima volta che registro, mixo o masterizzo un album in totale autonomia. L’ho fatto diverse volte in passato con risultati più o meno decenti. Certo, si possono commettere errori ma gli sbagli servono proprio a migliorarsi ed evolversi. Quindi è tutta esperienza accumulata per il futuro. Il lavoro di produttore passa inesorabilmente attraverso lo studio e l’aggiornamento costante. A volte può essere frustrante, altre molto stimolante ma bisogna sempre aver chiaro in mente ciò che si vuole e si può ottenere in base alla attrezzature che si posseggono. Perché è vero che la tecnologia aiuta ma non fa miracoli e per raggiungere certi standard qualitativi occorrono macchinari costosi e investimenti ingenti che non sempre ci si può permettere, soprattutto se la musica è solo una passione e non un lavoro, come nel mio caso. Ad ogni modo penso che non ci sia cosa più gratificante che far suonare un disco esattamente per come lo immagini. E per far ciò non ci si improvvisa. Occorrono delle basi, conoscere il suono, le frequenze portanti di ogni singolo strumento, le funzionalità che una macchinario o un software possono offrire. Insomma, non è che si sta là a girare i pomelli a casaccio fin quando non si ottiene qualcosa di buono. Tutto sommato mi posso ritenere abbastanza soddisfatto visti i tanti complimenti che sto ricevendo anche dietro la consolle.”

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In che modo credete che il vostro album si distingua all’interno del panorama rock melodico attuale?
“Guarda, questo è un discorso trito e ritrito in quanto ogni artista pensa sempre che il proprio lavoro sia migliore di quello degli altri. Io non l’ho mai pensato. Anzi credo che sia una logica malsana e legata al periodo storico che stiamo vivendo in cui l’ego e la competizione sono diventati i valori portanti di una società priva di contenuti. Fortunatamente non mi sono mai sentito parte di questo meccanismo malato e vivo la mia musica come un’espressione profonda del mio essere. L’arte per me non rappresenta una sfida a chi ce l’ha più lungo. Non ho mai dovuto dimostrare niente a nessuno e non sono né più figo né migliore di tizio, caio o sempronio. Lascio ai talent show il triste compito di eleggere sempre un vincitore, di dare un premio a chi è più bravo, di trasformare la musica in un’assurda gara. Stiamo crescendo i nostri giovani col mito dell’arrivismo sfrenato, del successo facile ad ogni costo a discapito dello studio e della crescita personali. In tutto ciò la musica è come se fosse diventata un blando contorno all’ego smisurato e all’immagine dell’artista. Con queste premesse puoi ben capire come a noi non frega assolutamente nulla di distinguerci o “spiccare” all’interno del panorama del rock melodico mondiale. Siamo perfettamente consapevoli che i Nightblaze non hanno inventato nulla. Di una cosa però siamo certi: la nostra musica viene dal cuore e questo è facilmente udibile. Suoniamo per passione. Ed è questa la vera chiave di volta che può fare la differenza all’interno di un mercato discografico sempre più omologato che sforna centinaia di prodotti copia e incolla come fossero panini. Inoltre il fatto di essere tutti secondo-lavoristi non ci espone ad alcuna pressione esterna che ci obblighi a scrivere o produrre musica sotto richiesta, come fosse una catena di montaggio. Per carità, non voglio criticare chi vive di questo lavoro. Però io preferisco avere la libertà di scegliere e comporre solamente quando sono ispirato e non riuscirei a forzare la mia creatività solo per riempire il frigo o pagare le bollette di casa.  Suono solo quello che realmente mi piace, senza seguire trend e mode.”
Quali sono le vostre aspettative per l’uscita dell’album e quali obiettivi sperate di raggiungere con esso?
“Sinora i riscontri ottenuti sono stati molto buoni, soprattutto ad opera della stampa estera e nazionale che ha già recensito il disco. Tantissime radio inoltre stanno trasmettendo in heavy rotation i brani e questo è un ottimo segnale. Valuteremo il riscontro di pubblico solo tra un paio di mesi, quando avremo un quadro più chiaro dei feedback ricevuti e delle vendite. Come band non nutriamo chissà quali aspettative. Siamo abbastanza realisti e consapevoli che per poter vivere di musica oggi bisogna fare dei sacrifici enormi, soprattutto in termini economici. Viviamo nell’epoca del turbocapitalismo e se vuoi arrivare davvero in alto e sperare di poter suonare in palchi importanti devi mettere mano al portafoglio: dai contratti con le agenzie di booking, ai promoter, sino al cachè di band più famose che ti propongono di portarti in tour a costi inaccessibili. Questa è la verità e chi dice il contrario mente. Nessuno ti regala niente quando sei al debutto e devi farti conoscere. La presunta meritocrazia che esisteva nel periodo pre-internettiano, dove emergevano solamente i più meritevoli e talentuosi grazie ad un’attenta selezione ad opera delle Label, non esiste più. E’ un ricordo del passato. Oggi ci sono migliaia di band. Tutti suonano e vogliono emergere e nessuno compra più dischi. Quindi con un sovraffollamento di offerta simile a dispetto di una domanda sempre più esigua e confusa vince chi ha più soldi e può permettersi di acquistare spazi pubblicitari, banner, sponsorizzazioni e persino like e visualizzazioni fasulle sui social. E’ in questo marasma generale di fake band che pagano profumatamente pur di ottenere il loro momento di gloria, chi non lo fa, sperando in una qualche forma di meritocrazia, finisce inesorabilmente nel dimenticatoio. Per una band come la nostra quindi sperare di raggiungere chissà quali obiettivi è davvero irrealista. Certamente la nostra etichetta sta lavorando bene per cercare di diffondere la nostra musica il più possibile ma purtroppo non è la Universal. I mezzi sono limitati e si tratta sempre di un passaparola, cercando di sfruttare tutti i contatti e le conoscenze disponibili. Questa è la realtà. Montarsi la testa o sperare in chissà quale miracolo è abbastanza risibile. Puoi anche essere la migliore band sulla faccia della terra ed aver realizzato il miglior disco del secolo ma se non hai soldi, diceva mia nonna, “non puoi far cantare la messa”.

Come ha contribuito la collaborazione con Art Of Melody Music / Burning Minds Music Group alla realizzazione e promozione dell’album?
“Stefano e Pierpaolo mi hanno sempre sostenuto ed incoraggiato nel corso di questi anni. Ancor prima di essere dei discografici sono principalmente degli amici. Il loro modo di lavorare è sempre chiaro, limpido e trasparente. Hanno sin da subito amato il progetto “Nightblaze” e nelle loro possibilità ci hanno offerto un contratto davvero onesto che non abbiamo avuto problemi a firmare. Ciò che davvero fa la differenza nella Burning Minds Music Group è l’attenzione al lato umano degli artisti, e credimi, in questo settore è qualcosa di veramente raro e prezioso. Ti faccio un esempio spiccio: non solo hanno dedicato un post sui social a me e mio fratello per la perdita recente di nostro padre ma ci hanno anche spedito un telegramma a casa. Sono piccoli ma importanti gesti che fanno la differenza e che abbiamo apprezzato tanto. Inoltre dal lato prettamente professionale con Stefano e Pierpaolo abbiamo sempre discusso e deciso ogni dettaglio relativo alla release dell’album insieme, valutando di volta in volta e ragionando a 3 teste. In Italia posso affermare con assoluta certezza che non esiste nulla di simile. Sicuramente esistono Label ben più importanti, strutturate e con budget superiori ma, per esperienza, è come finire dentro un gigantesco tritacarne. Rapporti umani pari a zero. Rispetto inesistente. Artisti trattati come carne da macello al servizio del padre padrone. Per carità! Quel che ho visto e vissuto in passato mi basta e avanza per gli anni a venire. Anzi oggi la situazione è pure peggiorata. Il mercato odierno è in balia di sciacalli che si spacciano per discografici e che campano sulla disperazione delle giovani band. Personaggi squallidi che chiedono ai gruppi ingenti somme di denaro solamente per stampare e distribuire il disco. Non faccio nomi ma credimi che sono tanti e non hanno alcuna vergogna. E’ come se fosse venuto a mancare il concetto stesso di investimento che sta alla base dell’imprenditoria e tutto il rischio è a carico di chi suona e crede nella propria musica. Inoltre lucrare sui sogni e sulle aspettative della gente è qualcosa di veramente deplorevole. E il dato sconfortante è che decine e decine di band, che un tempo sarebbero state scartate dal mercato per selezione naturale, oggi pagano profumatamente pur di avere l’album fuori. Da questo punto di vista la Burning Minds Music Group può essere considerata una mosca bianca. Una delle poche label che crede ancora nella qualità di chi mette sotto contratto e si accolla il rischio dell’investimento. Inoltre ho sempre condiviso la loro policy dei “pochi ma buoni”, “quality rather than quantity”. Poche uscite annuali su cui concentrare tutti gli sforzi.  E’ una logica molto vicina al mio modo di pensare e mi auguro che col tempo possano espandersi e diventare un vero e proprio punto di riferimento nel panorama del rock melodico internazionale. Se lo meritano.”
Come avete scelto Aeglos Art per la realizzazione della copertina e della grafica del CD e quale messaggio volete trasmettere attraverso l’immagine di copertina?
“Abbiamo scelto Antonella perché è una delle migliori designer in Italia per ciò che concerne la realizzazione di copertine e dei booklet degli album. Mi aveva già stupito anni orsono sul mio progetto solista Platens, dove era riuscita a mettere su carta le tante idee che avevo, realizzando una cover poetica, sognante e pregna di significato. Su Nightblaze abbiamo lavorato più o meno allo stesso modo: siamo partiti da alcune idee ben precise che avevo in mente e lei in poco tempo ha buttato giù una versione base già ottima. Così dopo qualche modifica siamo giunti all’artwork definitivo. Ed è esattamente come lo immaginavo:  una bella ragazza rockettara di spalle, in un contesto sgargiante, colorato, e molto anni ’80. Perfettamente in linea con la nostra musica. Siamo più che soddisfatti!”

Oltre alla promozione dell’album di debutto, ci sono già piani per futuri progetti musicali o tour con Nightblaze?
“Attualmente abbiamo schedulate diverse interviste Radio su emittenti più o meno conosciute. A tal proposto vi consiglio di dare un’occhiata al calendario presente sulla nostra pagina Facebook per sapere quando verranno trasmesse. Anzi vi invitiamo a partecipare attivamente alle varie trasmissioni. Forse faremo qualche Meet & Greet ma non abbiamo date live allo stato attuale. Avevamo in programma di organizzare delle serate di presentazione dell’album su Roma ma la situazione locale è particolarmente difficile. I gestori concedono di norma alla musica inedita soltanto le serate infrasettimanali e si fanno pagare l’affitto del locale. Quindi le band devono sperare di far tornare i conti con la vendita dei biglietti. I weekend sono quasi tutti blindati e dedicati alle tribute band, che attirano molta più gente e portano introiti più alti. A Roma ce ne sono a bizzeffe e sembra abbiano monopolizzato il mercato.. Per cui chi fa inediti, oltre alla difficoltà oggettiva di convogliare pubblico durante la settimana lavorativa, corre il rischio di andarci pure in perdita se non si riescono a vendere tutti quei biglietti necessari a coprire i costi d’affitto del locale. Senza contare il bucio di culo che tocca farsi per montare e smontare tutta la strumentazione e l’attrezzatura. Francamente a queste condizioni non vale davvero la pena organizzare dei live. Queste cose le ho già fatte a 20 anni ma a 40 suonati e con l’esperienza di adesso non ho davvero più voglia di ricominciare ad investire le mie energie in questo modo. Se ci verranno proposte invece delle serate in condizioni di ingaggio “normali”, magari in contesti ben strutturati ed organizzati (e perché no anche retribuiti) allora valuteremo il da farsi. Alla fine lo scopo della band era proprio questo: suonare dal vivo.”

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